“Firenze, in tutte le sue componenti, deve dimostrare di essere capace di raccogliere la sfida che le sta davanti”. E’ l’auspicio espresso mercoledì da don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Firenze, in merito alle polemiche sul Social Forum europeo, previsto dal 6 al 10 novembre. Per don Momigli “è necessario che la città tutta, pur nella distinzione di ruoli, competenze e posizioni, promuova iniziative di alto livello scientifico e culturale” per consentire al Social Forum di fare “un effettivo salto di qualità, sia nei contenuti, passando dalla protesta alla proposta, sia nelle modalità, bandendo con chiarezza e fermezza ogni forma di violenza ed emarginando con decisione tutti coloro che fanno ricorso ad atteggiamenti o dichiarazioni che generano malessere e timori e fanno alzare la tensione, spesso per fini che niente hanno a che vedere con l’interesse di quei poveri e di quegli oppressi a nome dei quali si dice di parlare e di lottare”. A suo avviso, il modo in cui la città si è preparata all’evento presenta “tre grosse lacune”: “essersi posti dando l’impressione che il Social Forum fosse l’obiettivo e non lo strumento; la pratica assenza, se si prescinde da quanto promosso dall’università, di iniziative e riflessioni di alto livello culturale” e “non aver prestato la necessaria attenzione o viceversa l’aver esaltato esclusivamente queste, alle diffuse difficoltà soggettive’ che la realizzazione di questo evento porta con sé in relazione a quanto avvenuto in passato in concomitanza di appuntamenti analoghi”. “Non si può pensare di vincere la paura con i richiami etici e le motivazioni politiche osserva don Momigli -, ma solamente contribuendo a creare un clima di serenità che dia sicurezza al cittadino”. Detto questo, don Momigli esorta la città a “dimostrare di essere capace di raccogliere la sfida che le sta davanti”, da affrontare “con il coraggio di scelte difficili, da assumere eventualmente anche in corso d’opera’ se gli eventi lo richiederanno”: “Firenze deve sapersi porre nei confronti del Social Forum con una maturità degna della sua storia di città del mondo, anche se città di Guelfi e Ghibellini”.Don Momigli ricorda inoltre che il Social Forum è “un mezzo, uno strumento, non l’obiettivo” per affrontare “importanti problematiche legate alla globalizzazione”. Il fatto che la diocesi “non utilizzi questa modalità”, precisa, “non significa che la Chiesa fiorentina non è interessata” a questi temi, “né tantomeno che non si schiera”. Al contrario – e cita le parole dell’arcivescovo mons. Antonelli all’incontro di “Sentinelle del mattino” del 21 settembre per una globalizzazione governata “prestando particolare attenzione alle popolazioni povere” – “ci rendiamo conto che lo schierarsi della Chiesa fiorentina è netto e preciso, senza però travalicare il proprio compito, che è quello di educare le coscienze’ e lasciando ai laici cristiani il compito, che è loro proprio, di inserirsi intimamente nel tessuto della società civile’, ossia di utilizzare gli strumenti che ritengono più coerenti ed efficaci”.