Italia

Fondo editoria: Zanotti (Fisc), a rischio «la già flebile voce della provincia italiana»

Obbiettivo dell'incontro: riportare al centro dell'attenzione «la sofferenza» vissuta da «più di novanta testate che, in assenza del rifinanziamento del Fondo Editoria, non potranno più andare in edicola»

«Il pluralismo dell’informazione è sotto scacco». È quanto è stato ribadito questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi a Roma alla Camera dei Deputati e promossa da diverse sigle del mondo del giornalismo fra cui Federcultura-Confcooperative, Fnsi, Mediacoop e Fisc (la Federazione italiana settimanali cattolici che raggruppa quasi 190 testate per un milione di copie a settimana). Obbiettivo dell’incontro: riportare al centro dell’attenzione «la sofferenza» vissuta da «più di novanta testate che, in assenza del rifinanziamento del Fondo Editoria, non potranno più andare in edicola».

Al riguardo, Francesco Zanotti, presidente della Fisc, ribadisce la posizione della Federazione circa il rischio che incombe sulla «democrazia informativa». «I contributi all’editoria – dice Zanotti – non sono una regalia dello Stato ad alcune pubblicazioni. Si tratta di un modo che lo Stato ha individuato per riequilibrare il mercato pubblicitario in gran parte drenato dai maggiori network nazionali e anche e soprattutto per garantire la voce al territorio». «I nostri – prosegue Zanotti – sono giornali d’informazione generale con diffusione locale. Fanno riferimento alla matrice cattolica che da sempre ha inciso sulla cultura e sul pensiero del nostro Paese. Anche i nostri giornali sono a rischio, come si trovano in grandi difficoltà diverse altre testate che contribuiscono a un dibattito plurale e vivace in Italia. La vera questione si gioca nei prossimi giorni».

Per il presidente Fisc, «se rimarranno stanziati solo i 50 milioni di euro previsti per l’anno in corso, diverse testate saranno costrette a chiudere bottega, con grave danno per i cittadini che vedranno diminuire, e non poco, le opportunità informative. In più, rischia moltissimo la già flebile voce della provincia italiana, quella a cui i giornali cattolici danno spazio e respiro dalla fine del XIX secolo. Una storia e una tradizione che non si possono gettare a mare per pochi milioni di euro». (Sir)