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Discorsi in Svezia per i 500 anni della Riforma

Omelia nella Preghiera ecumenica nella Cattedrale di Lund (31 ottobre 2016)

«Rimanete in me e io in voi» (Gv 15,4). Queste parole, pronunciate da Gesù nel contesto dell’Ultima Cena, ci consentono di accostarci al cuore di Cristo poco prima del suo donarsi definitivo sulla croce. Possiamo sentire i suoi battiti di amore per noi e il suo desiderio di unità per tutti coloro che credono in lui. Ci dice che lui è la vera vite e noi i tralci; e che, come Egli è unito al Padre, così noi dobbiamo rimanere uniti a lui, se vogliamo portare frutto.

In questo incontro di preghiera, qui a Lund, vogliamo manifestare il nostro comune desiderio di rimanere uniti a lui per avere la vita. Gli chiediamo: “Signore, aiutaci con la tua grazia a essere più uniti a te per dare insieme una testimonianza più efficace di fede, speranza e carità”. E’ anche un momento per rendere grazie a Dio per l’impegno di tanti nostri fratelli, di diverse comunità ecclesiali, che non si sono rassegnati alla divisione, ma che hanno mantenuto viva la speranza della riconciliazione tra tutti coloro che credono nell’unico Signore.

Cattolici e luterani abbiamo cominciato a camminare insieme sulla via della riconciliazione. Ora, nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, abbiamo una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica. Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri.

Gesù ci dice che il Padre è il padrone della vigna (cfr v. 1), che la cura e la pota perché dia più frutto (cfr v. 2). Il Padre si preoccupa costantemente del nostro rapporto con Gesù, per vedere se siamo veramente uniti a lui (cfr v. 4). Ci guarda, e il suo sguardo di amore ci incoraggia a purificare il nostro passato e a lavorare nel presente per realizzare quel futuro di unità a cui tanto anela.

Anche noi dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele, che sempre e in ogni luogo ha bisogno di essere guidato con sicurezza e tenerezza dal suo Buon Pastore. Tuttavia, c’era una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difendere la vera fede, ma siamo anche consapevoli che ci siamo chiusi in noi stessi per paura o pregiudizio verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi. Papa Giovanni Paolo II diceva:«Non dobbiamo lasciarci guidare dall’intento di ergerci a giudici della storia, ma unicamente da quello di comprendere meglio gli eventi e di diventare portatori di verità» (Messaggio al Cardinale Johannes Willebrands, Presidente del Segretariato per l’Unità dei Cristiani, 31 ottobre 1983).Dio è il padrone della vigna, e con amore immenso la nutre e la protegge; lasciamoci commuovere dallo sguardo di Dio; l’unica cosa che egli desidera è che rimaniamo uniti come tralci vivi a suo Figlio Gesù. Con questo nuovo sguardo al passato non pretendiamo di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto, ma «raccontare questa storia in modo diverso» (Commissione Luterana-Cattolica Romana per l’unità, Dal conflitto alla comunione, 17 giugno 2013, 16).

Gesù ci ricorda: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Egli è colui che ci sostiene e ci incoraggia a cercare i modi per rendere l’unità una realtà sempre più evidente. Indubbiamente la separazione è stata un’immensa fonte di sofferenze e di incomprensioni; ma al tempo stesso ci ha portato a prendere coscienza sinceramente che senza di lui non possiamo fare nulla, dandoci la possibilità di capire meglio alcuni aspetti della nostra fede. Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso l’ascolto comune della Parola di Dio nelle Scritture, il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, di cui celebriamo il 50° anniversario, ha compiuto passi importanti. Chiediamo al Signore che la sua Parola ci mantenga uniti, perché essa è fonte di nutrimento e di vita; senza la sua ispirazione non possiamo fare nulla.

L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio.

Gesù intercede per noi come mediatore presso il Padre, e lo prega per l’unità dei suoi discepoli «perché il mondo creda» (Gv 17,21). Questo è ciò che ci conforta e ci spinge a unirci a Gesù per chiederlo con insistenza: «Dacci il dono dell’unità perché il mondo creda nella potenza della tua misericordia». Questa è la testimonianza che il mondo sta aspettando da noi. Come cristiani saremo testimonianza credibile della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi. Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta.

Luterani e cattolici preghiamo insieme in questa Cattedrale e siamo consapevoli che senza Dio non possiamo fare nulla; chiediamo il suo aiuto per essere membra vive unite a lui, sempre bisognosi della sua grazia per poter portare insieme la sua Parola al mondo, che ha bisogno della sua tenerezza e della sua misericordia.

Dichiarazione congiunta nella Commemorazione cattolico-luterana della Riforma

«Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me» (Gv 15,4).

Con cuore riconoscente

Con questa Dichiarazione Congiunta, esprimiamo gioiosa gratitudine a Dio per questo momento di preghiera comune nella Cattedrale di Lund, con cui iniziamo l’anno commemorativo del cinquecentesimo anniversario della Riforma. Cinquant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecumenico tra cattolici e luterani ci hanno aiutato a superare molte differenze e hanno approfondito la comprensione e la fiducia tra di noi. Al tempo stesso, ci siamo riavvicinati gli uni agli altri tramite il comune servizio al prossimo, spesso in situazioni di sofferenza e di persecuzione. Attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei. Anzi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide.

Dal conflitto alla comunione

Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare verso la comunione a cui Dio continuamente ci chiama.

Il nostro impegno per una testimonianza comune

Mentre superiamo quegli episodi della storia che pesano su di noi, ci impegniamo a testimoniare insieme la grazia misericordiosa di Dio, rivelata in Cristo crocifisso e risorto. Consapevoli che il modo di relazionarci tra di noi incide sulla nostra testimonianza del Vangelo, ci impegniamo a crescere ulteriormente nella comunione radicata nel Battesimo, cercando di rimuovere i rimanenti ostacoli che ci impediscono di raggiungere la piena unità. Cristo desidera che siamo uno, così che il mondo possa credere (cfr Gv 17,21).

Molti membri delle nostre comunità aspirano a ricevere l’Eucaristia ad un’unica mensa, come concreta espressione della piena unità. Facciamo esperienza del dolore di quanti condividono tutta la loro vita, ma non possono condividere la presenza redentrice di Dio alla mensa eucaristica. Riconosciamo la nostra comune responsabilità pastorale di rispondere alla sete e alla fame spirituali del nostro popolo di essere uno in Cristo. Desideriamo ardentemente che questa ferita nel Corpo di Cristo sia sanata. Questo è l’obiettivo dei nostri sforzi ecumenici, che vogliamo far progredire, anche rinnovando il nostro impegno per il dialogo teologico.

Preghiamo Dio che cattolici e luterani sappiano testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo, invitando l’umanità ad ascoltare e accogliere la buona notizia dell’azione redentrice di Dio. Chiediamo a Dio ispirazione, incoraggiamento e forza affinché possiamo andare avanti insieme nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza. Dio ci chiama ad essere vicini a coloro che aspirano alla dignità, alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione. Oggi, in particolare, noi alziamo le nostre voci per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti Paesi e comunità, e innumerevoli sorelle e fratelli in Cristo. Esortiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo.

Oggi più che mai ci rendiamo conto che il nostro comune servizio nel mondo deve estendersi a tutto il creato, che soffre lo sfruttamento e gli effetti di un’insaziabile avidità. Riconosciamo il diritto delle future generazioni di godere il mondo, opera di Dio, in tutta la sua potenzialità e bellezza. Preghiamo per un cambiamento dei cuori e delle menti che porti ad una amorevole e responsabile cura del creato.

Uno in Cristo

In questa occasione propizia esprimiamo la nostra gratitudine ai fratelli e alle sorelle delle varie Comunioni e Associazioni cristiane mondiali che sono presenti e si uniscono a noi in preghiera. Nel rinnovare il nostro impegno a progredire dal conflitto alla comunione, lo facciamo come membri dell’unico Corpo di Cristo, al quale siamo incorporati per il Battesimo. Invitiamo i nostri compagni di strada nel cammino ecumenico a ricordarci i nostri impegni e ad incoraggiarci. Chiediamo loro di continuare a pregare per noi, di camminare con noi, di sostenerci nell’osservare i religiosi impegni che oggi abbiamo manifestato.

Appello ai cattolici e ai luterani del mondo intero

Facciamo appello a tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche, perché siano coraggiose e creative, gioiose e piene di speranza nel loro impegno a continuare la grande avventura che ci aspetta. Piuttosto che i conflitti del passato, il dono divino dell’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà. Stringendoci nella fede a Cristo, pregando insieme, ascoltandoci a vicenda, vivendo l’amore di Cristo nelle nostre relazioni, noi, cattolici e luterani, ci apriamo alla potenza di Dio Uno e Trino. Radicati in Cristo e rendendo a Lui testimonianza, rinnoviamo la nostra determinazione ad essere fedeli araldi dell’amore infinito di Dio per tutta l’umanità.

Discorso nell’evento ecumenico nella Malmö Arena (31 ottobre)

Cari fratelli e sorelle,

rendo grazie a Dio per questa commemorazione congiunta dei 500 anni della Riforma, che stiamo vivendo con spirito rinnovato e nella consapevolezza che l’unità tra i cristiani è una priorità, perché riconosciamo che tra di noi è molto più quello che ci unisce di quello che ci separa. Il cammino intrapreso per raggiungerla è già un grande dono che Dio ci fa e, grazie al suo aiuto, siamo oggi qui riuniti, luterani e cattolici, in spirito di comunione, per rivolgere il nostro sguardo all’unico Signore, Gesù Cristo.

Il dialogo tra di noi ha permesso di approfondire la comprensione reciproca, di generare mutua fiducia e confermare il desiderio di camminare verso la comunione piena. Uno dei frutti prodotti da questo dialogo è la collaborazione tra diverse organizzazioni della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa Cattolica. Grazie a questo nuovo clima di comprensione, oggi Caritas Internationalis e Lutheran World Federation World Service firmeranno una dichiarazione comune di accordi, allo scopo di sviluppare e consolidare una cultura di collaborazione per la promozione della dignità umana e della giustizia sociale. Saluto cordialmente i membri di entrambe le organizzazioni che, in un mondo frammentato da guerre e conflitti, sono state e sono un esempio luminoso di dedizione e servizio al prossimo. Li esorto a continuare sulla strada della cooperazione.

Ho ascoltato con attenzione le testimonianze: come, in mezzo a tante sfide, giorno dopo giorno, mettono a disposizione la vita per costruire un mondo che corrisponda sempre di più ai disegni di Dio, nostro Padre. Pranita si è riferita alla creazione. Certo, tutta la creazione è una manifestazione dell’immenso amore di Dio verso di noi; per questo, anche attraverso i doni della natura noi possiamo contemplare Dio. Condivido la tua costernazione per gli abusi che danneggiano il pianeta, la nostra casa comune, e che producono gravi conseguenze anche sul clima. Come bene hai ricordato, gli impatti maggiori ricadono spesso sulle persone più vulnerabili e con meno risorse, che sono costrette ad emigrare per salvarsi dagli effetti dei cambi climatici. Come diciamo nella nostra terra, nella mia terra: “Alla fine, la grande festa finiscono per pagarla i poveri”. Tutti siamo responsabili della salvaguardia del creato, in modo particolare noi cristiani. Il nostro stile di vita, i nostri comportamenti devono essere coerenti con la nostra fede. Siamo chiamati a coltivare un’armonia con noi stessi e con gli altri, ma anche con Dio e con l’opera delle sue mani. Pranita, io ti incoraggio a proseguire nel tuo impegno a favore della nostra casa comune. Grazie!

Mons. Héctor Fabio ci ha informato sul lavoro congiunto che cattolici e luterani svolgono in Colombia. E’ una buona notizia sapere che i cristiani si uniscono per dar vita a processi comunitari e sociali di comune interesse. Vi chiedo una speciale preghiera per quella terra meravigliosa affinché, con la collaborazione di tutti, si possa giungere finalmente alla pace, tanto desiderata e necessaria per una degna convivenza umana. E poiché il cuore cristiano, se guarda a Gesù, non conosce limiti, che sia una preghiera che vada più in là e che abbracci tutti i Paesi in cui si stanno protraendo gravi situazioni di conflitto.

Marguerite ha richiamato la nostra attenzione sul lavoro in favore dei bambini vittime di tante atrocità e sull’impegno per la pace. E’ qualcosa di ammirevole e, al tempo stesso, un appello a prendere sul serio innumerevoli situazioni di vulnerabilità sofferte da tante persone indifese, quelle che non hanno voce. Quello che tu consideri come una missione, è stato un seme, un seme che ha prodotto frutti abbondanti, e oggi, grazie a questo seme, migliaia di bambini possono studiare, crescere e recuperare la salute. Hai scommesso sul futuro! Grazie. E ti ringrazio per il fatto che ora, anche in esilio, continui a comunicare un messaggio di pace. Hai detto che tutti quelli che ti conoscono pensano che quello che fai è una pazzia. Certo, è la pazzia dell’amore a Dio e al prossimo. Magari questa pazzia potesse propagarsi, illuminata dalla fede e dalla fiducia nella Provvidenza! Vai avanti, e possa quella voce di speranza, che hai ascoltato all’inizio della tua avventura e della tua scommessa, continuare a stimolare il tuo cuore e il cuore di molti giovani.

Rose, la più giovane, ha offerto una testimonianza davvero commovente. Ha saputo trarre profitto dal talento che Dio le ha dato mediante lo sport. Invece di sprecare le sue forze in situazioni avverse, le ha impiegate in una vita feconda. Mentre ascoltavo la tua storia, mi veniva in mente la vita di tanti giovani che hanno bisogno di testimonianze come la tua. Mi piacerebbe ricordare che tutti possono scoprire la meravigliosa condizione di essere figli di Dio e il privilegio di essere benvoluti e amati da Lui. Rose, ti ringrazio di cuore per i tuoi sforzi e i sacrifici per incoraggiare altre ragazze a tornare a scuola, e anche per le preghiere che reciti ogni giorno per la pace nel giovane Stato del Sudan del Sud, che ne ha tanto bisogno.

E dopo aver ascoltato queste forti testimonianze, che ci fanno pensare alla nostra vita e al modo in cui rispondiamo alle situazioni di necessità che si trovano accanto a noi, desidero ringraziare tutti i Governi che assistono i rifugiati, tutti i Governi che assistono i profughi e coloro che chiedono asilo, perché ogni azione in favore di queste persone che hanno necessità di protezione rappresenta un grande gesto di solidarietà e di riconoscimento della loro dignità. Per noi cristiani è una priorità andare incontro agli scartati – perché sono scartati dalla loro patria -, agli emarginati del nostro mondo e rendere tangibile la tenerezza e l’amore misericordioso di Dio, che non scarta nessuno, ma accoglie tutti. A noi cristiani oggi è chiesto di essere protagonisti della rivoluzione della tenerezza.

Tra poco ascolteremo la testimonianza del Vescovo Antoine, che vive ad Aleppo, città stremata dalla guerra, dove sono disprezzati e calpestati persino i diritti più fondamentali. Le notizie ci riferiscono quotidianamente l’indicibile sofferenza causata dal conflitto siriano, dal conflitto dell’amata Siria, che dura ormai da più di cinque anni. In mezzo a tanta devastazione, è veramente eroico che rimangano lì uomini e donne per prestare assistenza materiale e spirituale a chi ne ha necessità. È anche ammirevole che tu, caro fratello Antoine, continui a lavorare in mezzo a tanti pericoli per raccontarci la drammatica situazione dei siriani. Ciascuno di loro è nel nostro cuore e nella nostra preghiera. Imploriamo la grazia della conversione dei cuori di quelli che detengono la responsabilità dei destini del mondo, di quella regione e di tutti coloro che in essa intervengono.

Cari fratelli e sorelle, non lasciamoci abbattere dalle avversità. Queste storie, queste testimonianze ci motivino e ci offrano nuovo impulso per lavorare sempre più uniti. Quando torniamo alle nostre case, portiamo con noi l’impegno di fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana. E come sappiamo, la speranza non delude! Grazie!

Omelia nella Messa presso lo Swedbank Stadion di Malmö (1° novembre)

Con tutta la Chiesa celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi. Ricordiamo così non solo quelli che sono stati proclamati santi nel corso della storia, ma anche tanti nostri fratelli che hanno vissuto la loro vita cristiana nella pienezza della fede e dell’amore attraverso una esistenza semplice e nascosta. Sicuramente, tra questi, ci sono molti dei nostri parenti, amici e conoscenti.

Celebriamo, quindi, la festa della santità. Quella santità che, a volte, non si manifesta in grandi opere o in successi straordinari, ma che sa vivere fedelmente e quotidianamente le esigenze del battesimo. Una santità fatta di amore per Dio e per i fratelli. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali.

Ma se c’è qualcosa che caratterizza i santi è che sono veramente felici. Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Perciò i santi sono chiamati beati. Le Beatitudini sono la loro via, la loro meta, verso la patria. Le Beatitudini sono la strada di vita che il Signore ci indica, perché possiamo seguire le sue orme. Nel Vangelo di oggi, abbiamo ascoltato come Gesù le proclamò davanti a una grande folla su un monte vicino al lago di Galilea.

Le Beatitudini sono il profilo di Cristo e, di conseguenza, del cristiano. Tra di esse, vorrei evidenziarne una: «Beati i miti». Gesù dice di sé stesso: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Questo è il suo ritratto spirituale e ci svela la ricchezza del suo amore. La mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità, come hanno fatto figli e figlie di questa terra, tra cui santa Maria Elisabetta Hesselblad, recentemente canonizzata, e santa Brigida, Brigitta Vadstena, co-patrona d’Europa. Esse hanno pregato e lavorato per stringere legami di unità e di comunione tra i cristiani. Un segno molto eloquente è che proprio qui, nel loro Paese, caratterizzato dalla convivenza di popolazioni molto diverse, noi stiamo commemorando congiuntamente il quinto centenario della Riforma. I Santi ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore. Con essa comprendiamo la grandezza di Dio e lo adoriamo con sincerità; e inoltre è l’atteggiamento di chi non ha nulla da perdere, perché la sua unica ricchezza è Dio.

Le Beatitudini sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano, che lo identifica come seguace di Gesù. Siamo chiamati ad essere beati, seguaci di Gesù, affrontando i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e l’amore di Gesù. In tal senso, potremmo indicare nuove situazioni per viverle con spirito rinnovato e sempre attuale: beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani… Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata.

Cari fratelli e sorelle, la chiamata alla santità è per tutti e occorre riceverla dal Signore con spirito di fede. I santi ci incoraggiano con la loro vita e la loro intercessione presso Dio, e noi abbiamo bisogno gli uni degli altri per diventare santi. Aiutarci a diventare santi! Insieme chiediamo la grazia di accogliere con gioia questa chiamata e lavorare uniti per portarla a compimento. Alla nostra Madre del Cielo, Regina di tutti i Santi, affidiamo le nostre intenzioni e il dialogo per la ricerca della piena comunione di tutti i cristiani, affinché siamo benedetti nei nostri sforzi e raggiungiamo la santità nell’unità.

Angelus

Al termine di questa celebrazione, desidero ringraziare Mons. Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma, per le sue gentili parole, come pure per il loro impegno le Autorità e tutti coloro che hanno partecipato alla preparazione e realizzazione di questa visita.

Saluto cordialmente il Presidente e il Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale e l’Arcivescovo della Chiesa di Svezia. Saluto i membri delle delegazioni ecumeniche e del Corpo Diplomatico presenti per questa occasione; e tutti coloro che hanno voluto unirsi a noi in questa celebrazione Eucaristica.

Ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di venire in questa terra e di incontrarmi con voi, molti dei quali provenite da diverse parti del mondo. Come cattolici facciamo parte di una grande famiglia, sostenuta dalla medesima comunione. Vi incoraggio a vivere la vostra fede nella preghiera, nei Sacramenti e nel servizio generoso verso quanti sono bisognosi e sofferenti. Vi esorto ad essere sale e luce nelle circostanze in cui vi trovate a vivere, con il vostro modo di essere e di agire, secondo lo stile di Gesù, e con grande rispetto e solidarietà verso i fratelli e le sorelle delle altre chiese e comunità cristiane e verso tutte le persone di buona volontà.

Nella nostra vita non siamo soli, abbiamo sempre l’aiuto e la compagnia della Vergine Maria, che oggi si presenta a noi come la prima tra i Santi, la prima discepola del Signore. Ci abbandoniamo alla sua protezione e le presentiamo i nostri dolori e le nostre gioie, le paure e le aspirazioni. Tutto poniamo sotto la sua protezione, con la certezza che ci guarda e si prende cura di noi con amore di madre.

Cari Fratelli, vi chiedo di non dimenticare di pregare per me. Anch’io vi tengo molto presenti nella mia preghiera.

E ora salutiamo insieme la Vergine con la preghiera dell’Angelus.