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Campo internazionale, il documento conclusivo 2016: Camminare la Terra
Camminare la Terra. Custodire la casa comune
La Terra è la nostra casa comune. Durante il Campo Internazionale, noi giovani provenienti da tutto il mondo abbiamo sperimentato il significato di camminare sulla stessa Terra. Proveniamo da Angola, Bolivia, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Ucraina e dopo aver condiviso dieci giorni a La Vela, abbiamo compreso che, se vogliamo andare veloci, dobbiamo andare soli, ma se vogliamo andare lontano, dobbiamo camminare insieme.
Vivendo l’esperienza del Campo Internazionale e condividendo le nostre riflessioni, siamo diventati consapevoli del fatto che tutte le dimensioni umane: personale, politica e spirituale, sono strettamente collegate le une con le altre. Dunque, il solo modo possibile per affrontare le questioni ambientali è un approccio integrale e sistematico. La sola possibilità che abbiamo di poter lasciare il mondo come un posto migliore di come lo abbiamo trovato consiste nell’esser creativi e trovare appropriate soluzioni sulla base di un apprendimento ed educazione reciproci.
Su questa linea, il primo passo da compiere consiste nel riconoscere la bellezza della natura intorno a noi, elemento centrale nel metodo educativo di Pino Arpioni, per cui la bellezza della natura svela la bellezza e l’armonia dell’uomo. Infatti vivere circondati da questa bellezza ci fa interrogare sul nostro ruolo e la nostra posizione nel grande libro della storia e perciò crea le basi per una responsabilità intergenerazionale. Spesso ignoriamo le conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente, ma comprendiamo bene il bisogno etico e morale di prendersene cura. Dunque è fondamentale essere lungimiranti nell’educare noi stessi e le generazioni future ai passi da compiere per incrementare la nostra generale consapevolezza. Infatti, dobbiamo riconoscere che siamo parte di qualcosa di più grande e più importante di noi e quindi non possiamo semplicemente dominare e dare per scontata la bellezza e l’armonia dell’ambiente. Al contrario, dovremmo ricercare una relazione equilibrata tra noi e l’ambiente. Ciò richiede una responsabilità sia personale che collettiva per prendersi cura di ciò che ci è stato donato.
Oggi, data la complessa congiuntura economica, sociale, culturale e geopolitica, il bisogno di trovare o re-instaurare tale equilibrio sembra essere più forte che mai. Ad esempio, in questo contesto vale la pena citare la vanità dei modelli di sviluppo consumistici e la «società dello scarto»: consumiamo molto più di quanto abbiamo bisogno, senza prestare attenzione all’impatto sociale del nostro consumo. Per evitare il rischio di diventare una società di questo tipo su scala globale, che nonostante l’apparente progresso significherebbe infatti un compromesso al ribasso, dobbiamo concentrarci sulla nostra responsabilità collettiva. Come disse Giorgio La Pira, tutti noi abbiamo una «vocazione sociale» a cui dobbiamo rispondere collettivamente.
Dunque, non c’è distinzione tra l’impegno personale, locale e globale: essi infatti si completano a vicenda. Perciò, nel trattare i cambiamenti climatici, l’umanità necessita un approccio comprensivo e coerente: gli accordi internazionali tendono a fallire senza sistemi locali per il riciclaggio e viceversa. Inoltre, la distanza tra questi due livelli può essere colmata da forti e adeguate istituzioni che coinvolgano tutti gli attori rilevanti e gli stakeholder. Ognuno di questi deve essere flessibile, innovativo e pensare fuori dagli schemi.
L’insieme di strumenti politici per arginare il cambiamento climatico è particolarmente esteso: vanno dal comunicare il sapere scientifico all’opinione pubblica al marketing «ecologico», al consumo sostenibile, a limitare l’uso della plastica, a investire in ricerca e sviluppo insieme alla cooperazione internazionale. L’uso di questi strumenti e l’attuazione delle rispettive politiche rappresentano le pietre angolari per proporre un nuovo e concretamente praticabile approccio economico, dove il welfare non è misurato da prezzi di mercato ma dal reale valore ecologico di beni e servizi.
Come rappresentanti delle tre religioni Abramitiche vogliamo rifarci al nostro comune Padre spirituale che fu scelto per stabilire l’alleanza con Dio. Abramo riuscì, sperando contro ogni speranza, a porsi di fronte e riconoscere la realtà delle cose, senza rimanere schiavo di nessun idolo. Se vogliamo seguire il suo esempio, affrontando le tematiche ambientali, non dobbiamo essere forviati da interessi meschini e attitudini egoistiche.
Le confessioni religiose hanno preso una chiara posizione nel contemporaneo dibattito ecologico solo recentemente, tuttavia non dobbiamo dimenticarci che custodire e coltivare il creato è un aspetto che si risale alle radici delle tre religioni. Infatti, tutte le tre religioni abramitiche hanno sempre posto particolare attenzione sul ruolo dell’uomo come custode della natura. Questa comune base morale può permetterci di approfondire il dialogo e la cooperazione tra le tre religioni.
Noi, giovani generazioni, supportate dalla nostra fede, forza morale e ispirati da questa esperienza al «Villaggio La Vela», ci impegniamo a proseguire insieme questo cammino: distruggere gli idoli della modernità e rendere questo mondo un luogo di dialogo, tolleranza, pace e libertà.
Walking the Earth. Taking Care of the Common Home
Earth is our common home. During the International Camp we, young people from all over the world, have experienced what walking on the same earth means. We come from Angola, Bolivia, Democratic Republic of Congo, Israel, Italy, Morocco, Palestine, Republic of the Congo, Russia, Ukraine and after having passed ten days in «La Vela village» we realized that if we want to go fast we should go alone, but if we want to go far we should go together.
Living the International Camp and sharing our thoughts we became aware of the fact that all the human dimensions, personal, political and spiritual ones are tightly linked to one another. Hence, the only relevant approach to tackle environmental issues is integral and systematic thinking. The only possibility to leave this world a better place than it was when we entered consists in being creative and finding suitable solutions on the basis of mutual learning and education. On this path the very first step consists in the acknowledgment of the beauty of nature around us, since in line with Pino Arpioni’s educational methodology, the beauty of nature unleashes the beauty and harmony of men and women. In fact, living surrounded by this beauty makes us wonder about our role and position in the large book of history and thus provides the basis for intergenerational responsibility. As a matter of fact, very often we remain ignorant of the direct consequences of our actions on the environment, but we well understand the ethical and moral need to take care of it. Therefore, it is crucial to adopt a far-seeing approach in educating ourselves and the future generations of necessary steps we need to enhance our overall awareness and sensitivity. It also implies that we are part of something bigger and more important than us, and we cannot simply dominate it and take it for granted. On the contrary, we should strive for a balanced relationship between ourselves and the environment. This requires both personal and collective responsibility along with taking care of what we have been gifted with.
Nowadays, given the complicated economic, social, cultural and geopolitical juncture, the need to find or restore such a balance appears to be far stronger than before. A concrete example is the vanity of so-called consumption models of development and the «throw-away society»: consuming much more than we need and not paying attention to social impact of our consumption patterns and other consequences.
In order to avoid the risk of becoming such a society on a global scale, which despite the formal progress would indeed mean a race to the bottom, we shall focus on our collective responsibility. As Giorgio La Pira said, everyone of us has a «social vocation», which we have to fulfil collectively. Thus, there is no distinction between personal, local and global commitment, but they actually complement each other. Therefore, facing climate changes, the mankind needs a comprehensive and consistent approach: international agreements tend not to work without local systems for recycling and vice versa. Moreover, the gap between these two levels can be filled with strong and proper institutions involving all the relevant actors and key stakeholders. All of them shall be flexible, innovative and apply an out-of-the-box way of thinking. The set of available tools is particularly extensive: they range from communicating the scientific underpinning to general public to «green» marketing, sustainable consumption, limiting the use of plastic, investment in research and development along with transnational cooperation. The use of these instruments and the implementation of respective policies represent the cornerstones for proposing a new workable economic approach, where welfare will not be measured by market prices but by a real ecological value of goods and services.
As representatives of the three Abrahamic religions we refer to our common spiritual father who was chosen by God for the Alliance. Abraham was able to face the truth without being slave of any idols. We, following his example, when dealing with environmental issues, shall not be led astray by petty interests and egoistical attitude. We can be guided in this endeavour by our respective religions. Although, it has not been long since the religions made their stance in the contemporary ecological debate, we should not forget that taking care of the creation can be traced back to the roots of all the three religions. In fact, we can see that all the Abrahamic religions have always stressed the attention on the role of man as a guardian of nature. This common moral basis can allow us to deepen the cooperation between the three religions. We, the young generation, supported by our faith, spiritual strength and inspired by our experience at the «La Vela Village», commit ourselves to follow this path, destroy the modern idols, and make our world a place of dialogue, tolerance, peace and freedom.