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Campo internazionale 2015: il documento conclusivo

INTERNATIONAL CAMP 2015#CITYING THE WORLDUNIRE LE CITTÀ PER UNIRE LE NAZIONI

Le città sono i mattoni della nostra civiltà. Sia per la nostra vita quotidiana che per la genesi storica dell’umanità, la dimensione delle città ha sempre avuto una massima importanza. Per il nostro attuale livello di sviluppo, questo argomento assume perfino più valore. Noi giovani dall’Albania, Angola, Bielorussia, Brasile, Ecuador, Francia, Israele, Italia, Marocco, Nigeria, Palestina, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Siria, Yemen ci siamo riuniti al Villaggio «La Vela» per discutere del ruolo della città e del suo posto nella società contemporanea. In un’atmosfera amichevole, serena e disponibile, con un atteggiamento rispettoso, avvicinandosi con mente aperta, abbiamo condiviso non soltanto i nostri pensieri e le nostre esperienze riguardo a questo tema, ma di fatto abbiamo anche vissuto nel nostro Campo Internazionale all’interno di una «città» multinazionale, multiculturale e multireligiosa.

Storicamente, molti filosofi si sono interrogati sul concetto di città ideale e sulla possibilità di realizzarla. Secondo noi, l’unico modo possibile per raggiungere questo scopo è creare città che siano a misura d’uomo. Le città possono essere viste come un libro costituito da simboli e segni, con significati profondi e differenti; città «a misura d’uomo» implica che i cittadini siano in grado di leggere questo libro e arricchirlo di un valore aggiunto. Le città non sono fatte solo di pietra, ma sono principalmente incarnate dalle persone. Quindi, mantenere la città viva richiede una partecipazione attiva a tutti i processi che costituiscono la sua stessa esistenza: d’altra parte, le città devono provvedere ai propri abitanti dando loro l’opportunità di soddisfare i loro bisogni primari. Dal momento che le case sono la base per la creazione delle prime comunità e delle relazioni fra cittadini, le città devono garantire un posto per tutti. Allo stesso tempo, le città sono responsabili del benessere delle persone, e quindi non possono fare a meno di includere fra i servizi l’assistenza sanitaria effettuata dagli ospedali. Le piazze invece, come punto di incontro, permettono di sviluppare e di allargare queste relazioni fra le persone e farle agire per il bene della società. Le istituzioni politiche e amministrative hanno il compito di dare forma a queste attività e di portarle avanti attraverso canali rappresentativi e ufficiali. Comunque, per essere cittadino attivo, è necessaria una formazione che a sua volta giustifichi il funzionamento di scuole e università. Un altro elemento fondamentale è essere consapevoli della propria identità, radicata nei siti storici e culturali della città. Solo la conoscenza del nostro passato ci consente di guardare al futuro e trovare un equilibrio fra tradizione e innovazione. Religione e fede come parte integrale della stessa identità trovano espressione nei luoghi di culto, dove è possibile percepire lo spirito della città.

Le città non sono autoreferenziali, perché trovano completa realizzazione solo se creano legami con le loro pari. La comunicazione è più forte della pietra o dei monumenti. Nell’attuale situazione geo-politica, caratterizzata da un confronto ancora in corso fra attori a livello sia globale che locale, l’interazione fra le città può essere considerata come un importante strumento per raggiungere la pace. Per citare il professor La Pira, «I regni passano, le città rimangono» [Giorgio La Pira, Leningrado, 1970]. In questo contesto, è utile menzionare il fatto che talvolta la «diplomazia cittadina» può essere efficiente in situazioni in cui la diplomazia ordinaria tende a fallire. È per questo che strumenti come l’istituzione del gemellaggio fra città, conferenze internazionali di sindaci, programmi di scambio fra studenti, ecc. hanno un grande potenziale come tracciato secondario e come «soft power»; nonostante ciò, questi mezzi sono realmente efficaci solo se c’è un’effettiva partecipazione dei cittadini, e se non rimangono solo un legame formale fra istituzioni.

La vita delle città deve riflettere tutti gli aspetti dell’identità dei suoi abitanti: le città devono prendersi cura della dimensione personale dei cittadini attraverso una formazione che li renda consapevoli del loro ruolo attivo nella comunità; devono creare le premesse e l’ambiente sociale appropriato per una cooperazione e un dialogo reciprocamente benefici; infine, non dovrebbero essere considerate solo terreno per relazioni umane ma anche punto di convergenza dell’esperienza multiforme della ricerca spirituale e religiosa. Dovrebbero essere riprogettate considerando il percorso umano verso Dio: perciò, le città devono accogliere, integrare, includere differenti forme di fede e religioni, in linea col principio di una concordia multinazionale, multiculturale e multireligiosa. Vogliamo vivere in una realtà dove le città non siano governate dalle religioni, ma dove le religioni siano rispettate e considerate come una parte integrativa della vita della città e del cittadino. Non possiamo negare che coloro che credono portino una prospettiva differente alla sfaccettata società in cui viviamo, data la loro percezione della città come espressione di uno schema divino e non solo un luogo costruito dagli uomini per gli uomini.

Crediamo che le città abbiano ancora il potenziale per essere protagoniste in uno scenario mondiale, ma solo se abbracciano alcuni aspetti centrali della loro natura essenziale e innata: dovrebbero essere in grado di servire come ponti sia fra di loro che fra le persone che vi abitano. Le città dovrebbero essere realtà dinamiche e resilienti, capaci di mantenere la loro identità e allo stesso tempo di confrontarsi e di accogliere tradizioni, culture, religioni diverse. Come ha detto Jane Jacobs, «Le città sorde, inerti contengono i semi della propria distruzione. Ma le città vivaci, diverse, intense, contengono i semi della loro rigenerazione, con l’energia sufficiente a portare i problemi fuori da se stesse» [Jane Jacobs, 1961].

In quanto giovani, con la presente vogliamo evidenziare il fatto che il nostro primo impegno in una città è sentirsi coinvolti e responsabili per le necessità e i problemi della stessa. Prima di tutto, è fondamentale percepire il luogo in cui viviamo come la casa di cui dovremmo prenderci cura: se pensiamo alla città come a un mosaico, ogni singola persona ha il dovere di dare un contributo unico e insostituibile. Ciò che abbiamo vissuto qua al Villaggio «La Vela» ci offre l’opportunità di implementare concretamente la nostra esperienza, facendo testimonianza e ripetendo nelle nostre città le esperienze del «vivere insieme» con persone di differenti culture e religioni, come semi di un nuovo processo di integrazione, amicizia e pace fra persone, città e nazioni.

INTERNATIONAL CAMP 2015#CITYING THE WORLDLINK CITIES UNITE THE WORLD

Cities are the bricks of our civilization. Both for our everyday life and the historical genesis of mankind the cities’ dimension has always been an issue of paramount importance. On the current stage of our development this topic is becoming even more significant. We young people from Albania, Angola, Brazil, Belarus, Congo Republic, Democratic Republic of Congo, Ecuador, France, Israel, Italia, Morocco, Nigeria, Palestine, Russia, Syria, Yemen gathered in «La Vela» Village to discuss the cities’ role and place in the contemporary society. In a friendly, serene and agreeable atmosphere with a respectful attitude and an open-minded approach we not only shared our thoughts and experiences regarding the above theme but in fact we also lived a multinational, -cultural, and –religious city at our International Camp.  

Historically, many philosophers questioned the concept of an ideal city and whether it is possible to make it real. According to us, the only possible way to reach this goal is to create cities that are man-sized. Cities can be seen as a book made of symbols and signs, with different and profound meanings; man-sized city implies that citizens are able to read this book and provide it with an added value. Cities are not just made of stones, but mainly embodied by people. Therefore, keeping the city alive infers an active participation in all the processes which constitute the city existence. On the other hand, cities are to provide their inhabitants with the opportunity to satisfy their predominant needs. Since houses are the basis for the creation of the very first communities and relationships between citizens, cities must guarantee a place for everyone. At the same time, cities are responsible for the welfare of people, which cannot but encompass healthcare effectuated by hospitals. Squares, as meeting points, permit to develop and broaden these links between people, and make them work for the benefit of the society. Political and administrative institutions are designed to give shape to this activity and to bring it forward through representative and official channels. However, in order to be an active citizen, you need to be educated, which in its turn justifies the functioning of schools and universities. Another fundamental element is being aware of your identity, rooted in historical and cultural sites of the city. Only the knowledge of our past allows us to look into the future and to find a balance between tradition and innovation. Religion and faith as an integral part of the same identity find expression in worship places, where one can sense the spirit of the city.

Cities are not self-referential, because they find complete realization only if they create bonds with their peers. Communication is stronger than stones or monuments. In the current geo-political situation, which is characterized by an on-going confrontation between actors both on global and local level, interaction between cities can be regarded as an important tool to achieve peace. To quote Professor La Pira, «Reigns pass, cities remain» [Giorgio La Pira, Leningrad, 1970]. In this context, it is worth mentioning that sometimes «city diplomacy» can be efficient in situations when ordinary diplomacy tends to fail. That is why such tools as the institute of twin cities, international mayors’ conferences, programs of intercity student exchange, as well as similar means, have a lot of potential in terms of second-track diplomacy and soft power: nevertheless, these instruments are really effective only if there’s an actual participation of citizens, and they do not remain just a formal connection between institutions.

Cities’ life has to reflect all aspects of their inhabitants’ identity: they have to take care of the citizens’ personal dimension through an education that makes them aware of their active role in city life; they have to create the premises and the appropriate social environment for a mutually beneficial cooperation and dialogue; last but not least, they should not be considered only as a ground for human relations, but also as a convergence point of the multiform experiences of spiritual and religious research. They should be reprojected considering the human path to God: therefore, cities have to welcome, integrate, include different forms of faith and religions in line with the principle of multinationals, -cultural and –religious concordia. We want to live in a reality where cities are not ruled by religions, but where religions are respected and considered as an integrative part of city and citizens life. We cannot deny that believers citizens bring a different perspective to the multifaceted society we live in, given their perception of the city as an expression of a divine scheme, and not just a place built by men for men.  

We do believe that cities still have the potential of being the protagonists in the world scenario, but only by embracing some core aspects of their essential and innate nature: they should be able to serve as bridges between themselves and between the persons inhabiting them. Cities should be dynamic and resilient realities, able to maintain their own identity while discussing with and welcoming different traditions, cultures and religions. As Jane Jacobs said, «Dull, inert cities, it is true, do contain the seeds of their own destruction and little else. But lively, diverse, intense cities contain the seeds of their own regeneration, with energy enough to carry over for problems and needs outside themselves.» [Jane Jacobs, 1961].

As young people, we hereby would like to stress that our first commitment in a city is to feel involved and responsible for our cities’ needs and problems. First of all, it’s fundamental to perceive the place we live in as the home we should care about: if we think of a city as a mosaic, every single person has the duty to give a unique and an irreplaceable contribution thereto. What we just lived here in «La Vela» Village give us the opportunity to concretely implement our experience, testifying and reproducing in our cities experiences of «living together» with people of different cultures and religions, as seeds of a new process of integration, friendship and peace among persons, cities and nations.