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Chiesa toscana e Statuto regionale
Il testo integrale del documento elaborato dalla Commissione per lo Statuto regionale della Conferenza episcopale Toscana (Cet), consegnato in occasione dell’audizione sulla bozza di Statuto regionale presso il Consiglio regionale della Toscana, giovedì 9 ottobre.
La Conferenza Episcopale Regionale ha inteso partecipare all’ampia consultazione indetta dal Consiglio Regionale nominando un’apposita Commissione incaricata di presentare le considerazioni dei Vescovi e il sentire delle comunità ecclesiali. Essa intende così ottemperare ad un preciso dovere dei credenti e offrire alla società civile e alle sue Istituzioni il loro specifico contributo al bene comune.
La Commissione ha preso in esame la bozza predisposta in sede di Consiglio regionale, al fine di esporre osservazioni e proposte al legislatore, nel rispetto delle competenze proprie dell’Istituzione civile e di quella ecclesiale.
Il richiamo ai principi di carattere generale e le valutazioni e osservazioni con essi coerenti intendono aiutare l’azione prudente e responsabile del Consiglio regionale in vista di scelte sagge ed efficaci per il bene della società toscana.
Diversi passaggi della bozza si richiamano indirettamente al principio di solidarietà; ma sarebbe più opportuno che lo Statuto ne esplicitasse meglio la portata di principio fondamentale, al pari degli altri principi di “libertà, giustizia, uguaglianza, rispetto della dignità personale e dei diritti umani” (cfr. art. 3.2 della bozza).
Ad avviso della Commissione bisogna sottolineare ancora di più il ruolo promozionale della solidarietà, che reclama in particolare un’attenzione specifica ai bisogni delle persone e delle fasce più deboli e meno tutelate, nel rispetto dei diritti umani ma anche dei diritti sociali, materia in cui la Regione ha competenze e responsabilità specifiche.
Si auspica altresì un esplicito riferimento all’accoglienza solidale e all’integrazione degli immigrati extracomunitari, dei profughi e di coloro che richiedono asilo.
Perciò la Commissione auspica una formulazione che consideri la sussidiarietà quale strumento di coesione sociale fra Istituzioni pubbliche, aggregazioni sociali e singoli cittadini, tutti ugualmente chiamati secondo la loro specificità e nel proprio ordine a collaborare per la valorizzazione della persona e lo sviluppo solidale della società.
Le integrazioni presentate da vari proponenti avanzano l’ipotesi (modulata in due diverse formule: C.R.E.L – Consiglio Regionale Economia e Lavoro, e C.R.A.S. – Consiglio Regionale delle Autonomie Sociali) di una sede istituzionale di rappresentanza delle molteplici forme ed espressioni della società civile, di cui la nostra Regione è ricca. È bene che tale “luogo” di partecipazione e proposta venga costituito e rappresenti davvero un momento di sintesi e raccordo, che sia più significativo e coesivo della serie di tavoli, commissioni e consulte attualmente esistenti, collegato ai rispettivi comparti delle Istituzioni regionali e territoriali.
La dinamica sussidiaria può anche favorire l’incontro istituzionale fra i diversi soggetti della comunità regionale. A questo proposito si ricordi che le Confessioni religiose riconosciute dallo Stato e le loro articolazioni sono “autonomie costituzionali”. Esse perciò possono vantare un molo specifico di intervento, connesso all’applicazione dei principi di pluralismo, libertà, autonomia e, appunto, sussidiarietà.
Lo Statuto potrebbe validamente prendere in considerazione questa dimensione partecipativa delle Istituzioni religiose alle scelte regionali, riconoscendone sia il ruolo sociale che quello istituzionale (si vedano in proposito le intese tra la Regione Toscana e la CET in materia di assistenza religiosa nelle strutture sanitarie come pure in materia di tutela e valorizzazione dei beni artistici e culturali). Non si tratta qui di definire un modello, ma di ribadire un’offerta di partecipazione e di collaborazione.
La Commissione della CET chiede che la famiglia, fondata sul matrimonio, sia adeguatamente valorizzata, sostenuta e favorita dalle Istituzioni di ogni ordine e grado sul piano giuridico, sociale ed economico, in quanto primaria esperienza della socialità umana, luogo naturale per la procreazione e l’educazione dei figli, espressione privilegiata (e da privilegiare) della continuità della vita nonché della solidarietà tra generazioni, e perciò primo e fondamentale contributo alla società.
In tale contesto risulta apprezzabile l’attenzione ai profili della qualità della normazione, da cui dipende fortemente la conoscibilità e la reale conoscenza delle norme giuridiche. Al tempo stesso si sottolinea l’importanza, sempre in ordine alla trasparenza e “pubblicità” dell’azione di governo, della previsione di regole inerenti l’informazione istituzionale.
Per lo sviluppo omogeneo e coerente del sistema regionale e delle sue varie componenti occorre garantire l’equilibrio tra i poteri. Ciò vale per i diversi organi chiamati a svolgere le funzioni fondamentali, per le parti politiche, per la Regione e per le altre Istituzioni di governo territoriale. In particolare sembra necessario la regolazione dei rapporti tra Presidente/Giunta e Consigliomaggioranza e opposizione, tra Regione ed Enti locali.