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Democrazia, informazione, comunicazione. Documento del Forum

Il «Forum toscano dei cattolici impegnati nella vita sociale e politica» ha discusso e approvato un documento su «Democrazia, informazione, comunicazione. Il ruolo della Toscana: società civile, comunità cristiana, istituzioni». Il Forum, con questo nuovo documento, stilato nel corso di tre incontri (7 e 21 febbraio e 14 marzo 2005) e diffuso alla vigilia delle elezioni regionali e della consultazione referendaria sulla fecondazione assistita, chiede impegni precisi alla Regione e agli operatori dei mass media, ma anche alla comunità cristiana e più in generale ai lettori e agli utenti di radio e tv.

Forum toscano dei cattolici impegnati nella vita sociale e politica

Democrazia, informazione, comunicazione.Il ruolo della Toscana: società civile, comunità cristiana, istituzioni

1) I mezzi della comunicazione sociale (stampa, radio, cinema, tv, internet…) hanno raggiunto una tale importanza da rappresentare per molti il principale strumento non solo di informazione ma anche di guida e di ispirazione e quindi di condizionamento dei comportamenti individuali, familiari, sociali. «Nulla di tutto ciò che l’uomo oggi pensa, dice e fa è estraneo ai media e i media esercitano un’influenza, con varie modulazioni, su tutto ciò che l’uomo di oggi pensa, dice e fa» (Conferenza episcopale italiana, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa).

Si tratta di un problema complesso, poiché – come scrive il Papa nella recente Lettera apostolica Il rapido sviluppo, rifacendosi all’enciclica Redemptoris Missio – tale cultura, prima ancora che dai contenuti, nasce dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con tecniche e linguaggi inediti.

La comunicazione, come emerso dalle relazioni introduttive al Forum di quest’anno tenute da Ettore Bernabei e da Luigi Cappugi, è ormai di fatto il primo potere. La stessa politica dipende in modo sempre più diretto dagli intrecci – non sempre trasparenti – con la comunicazione. Questo ha come conseguenza che sia a livello nazionale che regionale lo schieramento politico al governo tende ad egemonizzare l’informazione perché la prevalenza di una parte politica sull’altra è anche diretta conseguenza del «possesso» o meno dei più importanti strumenti di informazione. Si tratta di un rischio per il corretto svolgimento di una democrazia che – a tutti i livelli – ha estremo bisogno, in un contesto di poteri distinti e bilanciati, anche di una informazione libera e pluralistica.

In questa situazione, con uno scenario caratterizzato da rapidi mutamenti di natura tecnologica con preoccupanti concentrazioni mediatiche e finanziarie che rischiano di soffocare la vitalità della democrazia, i cattolici – secondo l’appello del Papa – sono oggi chiamati più che mai al «discernimento evangelico» e all’«impegno missionario». Devono innanzitutto adoperarsi per capire e far capire i meccanismi e le logiche – spesso di potere, anche occulto – che sottostanno all’azione dei singoli mezzi: dalla trasparenza nelle proprietà al rapporto tra comunicazione e politica, al ruolo della pubblicità (il potere politico ha bisogno dei media, il potere economico ha bisogno del potere politico e per questo, talvolta, paga i media con la pubblicità).

2) Il Forum toscano dei cattolici impegnati nella vita sociale e politica, con questo nuovo documento, stilato nel corso di tre incontri (7 e 21 febbraio e 14 marzo 2005) e diffuso alla vigilia delle elezioni regionali e della consultazione referendaria sulla fecondazione assistita, chiede:

– che gli spazi di partecipazione e di democrazia siano rafforzati tenendo conto del diritto dei cittadini a essere informati in modo corretto e del dovere della pubblica amministrazione alla trasparenza. A proposito della specifica delega alla comunicazione, ormai da due legislature assegnata dal presidente della Giunta regionale, si richiede una verifica sui risultati ottenuti con particolare riferimento all’accrescimento del livello di partecipazione, alla razionalizzazione delle strutture e alla disciplina dell’informazione pubblica;

– che la Regione Toscana ripensi la sua normativa di settore senza paura di tenere distinte le attività di comunicazione istituzionale, anche pubblicitaria, dalle attività di informazione giornalistica che, come tali, devono rispettare le regole della deontologia professionale;

– un ruolo di garanzia più attivo e incisivo da parte del Corecom – Comitato Regionale per le Comunicazioni (l’autorità – sconosciuta ai più – che svolge sia funzioni di consulenza e gestione della Regione in materia di comunicazione, sia funzioni delegate, in sede di decentramento, da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni) – nel vigilare sul sistema dei media locali e controllare il rispetto della normativa in vigore, assicurando, per quanto di sua competenza, la protezione dei diritti fondamentali della persona, in particolare anche in materia di tutela dei minori, sondaggi, monitoraggio delle trasmissioni, comunicazione politica, pubblicità e diritto di rettifica. È opportuno inoltre che il Corecom si occupi di formazione e di collegamento tra le realtà radiotelevisive della Toscana;

– che attraverso la legislazione sull’editoria (già l’attuale legge offre alcune importanti opportunità) siano ulteriormente facilitati gli interventi a favore della piccola editoria toscana che rappresenta il legame reale tra politica e territorio e che da sempre difende gli spazi di democrazia e di libertà;

– che con l’introduzione del cosiddetto «digitale terrestre» (la tecnica che consente in primo luogo di moltiplicare i canali di trasmissione e di avere una televisione interattiva, quindi non solo per ricevere ma anche per trasmettere informazioni attraverso il canale telefonico), la Regione (a cui la Costituzione attribuisce poteri legislativi) usi criteri di equità e di rappresentatività a partire dall’assegnazione delle frequenze in modo da assicurare realmente un effettivo pluralismo, con spazi adeguati anche all’emittenza cattolica e all’emittenza di servizio;

– che, sempre a proposito del «digitale terrestre», ma non solo, siano adattati accorgimenti nella strumentazione interattiva che tengano conto delle persone disabili;

– che venga effettuato, in ambito regionale, uno specifico «rapporto annuale» sulla comunicazione con dati relativi all’offerta di informazione e all’uso dei media nelle famiglie toscane.

3) La valorizzazione dei media, come ricorda ancora il Papa, non riguarda solamente le istituzioni pubbliche e gli addetti di settore, bensì, per quanto concerne i cattolici, interpella l’intera comunità ecclesiale alla quale il Forum chiede:

– di riflettere in modo consapevole e operativo, partendo dalla quotidiana vita nelle parrocchie, sulla circostanza che la comunicazione sociale rappresenta una dimensione essenziale per la nuova evangelizzazione. «Ignorare il mondo della comunicazione – ricorda il Direttorio della Cei – o semplicemente sottovalutare la sua capacità di incidere sulle coscienze, significa precludersi ogni possibilità di evangelizzare la cultura moderna». La formazione a un uso consapevole e critico dei media diventa la strada prioritaria che anche le comunità ecclesiali toscane devono mettere in atto con maggiore determinazione e con iniziative di adeguato spessore;

– di rendersi disponibili (anche attraverso la ricerca di adeguate risorse finanziarie di natura privata) per iniziative, non solo di studio teorico ma anche di ideazione e produzione operativa, capaci di favorire contenuti mediatici alternativi in quanto fondati sulla qualità. Davanti al forte inquinamento introdotto dalla cosiddetta «tv spazzatura», che resta funzionale a un inaccettabile processo pensato per ridurre la persona a semplice consumatore, occorrono reazioni di cittadinanza-attiva che da un lato siano in grado di respingere con fermezza quel modello, ma che siano anche capaci di dimostrare che «un’altra tv» è non solo possibile ma anche economicamente conveniente in quanto capace di stare sul mercato con le ragioni del buon gusto e dell’intelligenza;

– di sostenere i propri mezzi di comunicazione sociale anche con il ricorso a concrete esperienze di «gestione partecipata» (ad esempio un garante o un rappresentante dei lettori o degli utenti nei consigli d’amministrazione) per dare vita a quella «democrazia dell’informazione» su cui si sofferma il documento preparatorio dell’ultima Settimana sociale. Sia nella carta stampata che nell’emittenza radiotelevisiva, una maggiore e diretta partecipazione dei cittadini nel governo di quelle imprese – attraverso modalità operative da verificare sul piano tecnico – può rappresentare una maggiore garanzia anche in termini di sostegno alla libertà e all’indipendenza;

– di sostenere queste imprese nella consapevolezza che si tratta perlopiù di aziende che sono sul mercato con professionalità di alto livello, operando nella legalità anche con l’assunzione regolare dei propri dipendenti;

– di favorire la sinergia soprattutto nel settore dell’emittenza radiotelevisiva;

– di seguire e far seguire la programmazione delle emittenti televisive cattoliche che in molti casi rilanciano anche i programmi di «Sat 2000» (non tutti i cattolici, infatti, sono a conoscenza di questi programmi);

– di ascoltare e far conoscere le emittenti radiofoniche cattoliche o comunque collegate al circuito «InBlu»;

– di contribuire, come impegno inderogabile, alla diffusione del quotidiano «Avvenire», del settimanale «Toscanaoggi» (di fatto «settimanale bandiera» dei cattolici toscani), degli altri due settimanali presenti nella nostra regione («La Vita» e il «Corriere Apuano») e della stampa cattolica in genere;

– di rilanciare i vari soggetti cattolici che operano nella formazione all’uso critico dei media, con particolare attenzione per l’Aiart (l’associazione dei radiotelespettatori) nell’ambito del CoPerCom (Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione, di ispirazione cattolica) sul versante della cittadinanza attiva e per l’Ucsi (l’unione dei giornalisti cattolici) sul versante della produzione (giornalistica, ma non solo) di comunicazione. Tutti gli iscritti alle varie associazioni ecclesiali potrebbero automaticamente iscriversi anche a queste.