Alle 11.30 di martedì 20 maggio, nell’Aula Paolo VI, Giovanni Paolo II ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla 51ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ed ha loro rivolto il discorso che riportiamo di seguito.1. “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1,2). Sono lieto di salutarvi con queste parole dell’Apostolo Paolo. Saluto il vostro Presidente, Cardinale Camillo Ruini, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto gli altri Cardinali italiani, i Vicepresidenti della vostra Conferenza e il Segretario Generale. Saluto con fraterno affetto ciascuno di voi e desidero testimoniarvi la vicinanza nella preghiera, l’apprezzamento e la solidarietà con cui accompagno la vostra opera di Pastori della diletta Nazione italiana. 2. Avete posto come tema centrale di questa vostra 51.ma Assemblea Generale l’iniziazione cristiana: scelta quanto mai opportuna, perché la formazione del cristiano e la trasmissione della fede alle nuove generazioni hanno un’importanza decisiva, resa ancora più grande dall’attuale contesto sociale e culturale, nel quale molti fattori concorrono a rendere più difficile, e per così dire “contro corrente”, l’impegno di diventare autentici discepoli del Signore, mentre la velocità e la profondità dei cambiamenti fanno crescere la distanza e a volte quasi l’incomunicabilità tra le generazioni. E’ giusto dunque, come avete affermato negli Orientamenti pastorali per il presente decennio, assumere come criterio di rinnovamento “la scelta di configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana“: (“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, n. 59). 3. In una situazione che richiede un forte impegno di nuova evangelizzazione, gli stessi itinerari di iniziazione cristiana devono dare ampio spazio all’annuncio della fede e proporne le motivazioni fondamentali, in modo proporzionato all’età e alla preparazione delle persone. E’ poi di grande importanza dare inizio assai presto all’educazione cristiana dei bambini, in modo che essa sia vitalmente assimilata fin dai primi anni: le famiglie vanno rese consapevoli di questa loro nobilissima missione ed aiutate ad adempierla, anche integrando le loro eventuali carenze. Nessun bambino battezzato, infatti, deve restare privo del nutrimento che fa crescere il germe in lui posto dal Battesimo. Per parte loro i sacerdoti, i catechisti e i formatori sono chiamati a coltivare il colloquio personale con ragazzi, adolescenti e giovani, non nascondendo la grandezza della chiamata di Dio e l’esigente impegno della risposta, e facendo loro gustare, al tempo stesso, la vicinanza misericordiosa del Signore Gesù e la cura materna della Chiesa. 4. Conosco e condivido la grande sollecitudine con la quale seguite il cammino della società italiana, preoccupati soprattutto di favorire la coesione interna della Nazione. Giustamente voi sottolineate l’importanza che, per la salute morale e sociale della Nazione, ha la famiglia. Sono di buon auspicio i segnali di una rinnovata attenzione nei suoi confronti che provengono sia dal mondo della cultura sia dai responsabili della vita pubblica. All’attenzione della vostra Assemblea sono inoltre la riforma del sistema scolastico italiano e le nuove prospettive che si aprono per l’insegnamento della religione cattolica. Alla funzione educativa e formativa della scuola possano partecipare a pieno titolo sia gli insegnanti di religione sia la scuola cattolica, che ancora attende di vedere adeguatamente riconosciuto il proprio ruolo e contributo educativo, in un quadro di effettiva parità. Insieme con voi, Fratelli Vescovi, speciale vicinanza desidero poi esprimere a tutte le persone e le famiglie che sono prive di lavoro e versano in condizioni difficili. Nonostante i miglioramenti intervenuti, esistono ancora, particolarmente in alcune regioni meridionali, aree in cui i giovani, le donne, e a volte anche padri di famiglia rimangono disoccupati, con grave danno per loro e per il Paese. L’Italia ha bisogno di una crescita di fiducia e di iniziativa, per poter offrire a tutti prospettive migliori e più incoraggianti. 5 Abbiamo da poco celebrato il 40.mo anniversario dell’Enciclica Pacem in terris. Questa grande eredità del Beato Giovanni XXIII indica a noi e a tutti i popoli del mondo la strada per costruire un ordine di verità e di giustizia, di amore e di libertà e, quindi, di autentica pace. Tra le molte regioni del mondo, prive del fondamentale bene della pace, da troppo tempo dobbiamo purtroppo annoverare la Terra Santa. Desidero esprimere a voi, Vescovi italiani, il mio vivo apprezzamento per l’iniziativa di inviare colà una vostra rappresentanza, subito dopo la Pasqua, per portare una testimonianza di concreta solidarietà in particolare alle comunità cristiane che là vivono e versano in condizioni di gravissima difficoltà. 6. Nella Messa in Cena Domini del Giovedì Santo ho firmato l’ Enciclica Ecclesia de Eucharistia. Affido anzitutto a voi Vescovi, e ai vostri sacerdoti l’intenzione con la quale l’ho scritta, affinché noi per primi, entriamo sempre più profondamente, attraverso l’Eucaristia, nel Mistero della Pasqua, nel quale si attua la salvezza nostra e del mondo. Carissimi Vescovi italiani, vi assicuro la mia quotidiana preghiera per voi e per le comunità di cui siete Pastori. La Vergine Maria, a cui con particolare fiducia si rivolgono i fedeli in questo “Anno del Rosario”, interceda perché in tutto il Popolo di Dio si rafforzi la fede, crescano la comunione e il coraggio della missione. A tutti ed a ciascuno la mia Benedizione!