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«Memoria e identità», due frammenti
Dal libro di Giovanni Paolo II «Memoria e identità», in uscita da Rizzoli nella prossima primavera, anticipiamo due brani: uno sui totalitarismi del Novecento, l’altro sul problema della libertà umana.
Mi è stato dato di fare esperienza personale della realtà delle «ideologie del male». E’ qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria. Prima ci fu il nazismo. Quello che in quegli anni si poté vedere era già cosa terribile. Ma molti aspetti del nazismo, in quella fase, di fatto rimasero nascosti. La reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, neppure da quelli tra noi che vivevano al centro stesso di quel vortice. Vivevamo sprofondati in una grande eruzione di male (…). Sia i nazisti durante la guerra che, più tardi, nell’Est dell’Europa i comunisti cercavano di nascondere dinanzi all’opinione pubblica ciò che facevano. Per lungo tempo l’Occidente non volle credere allo sterminio degli ebrei (…). Neppure in Polonia si sapeva tutto su ciò che i nazisti avevano fatto e facevano ai polacchi, né su quanto i sovietici avevano fatto agli ufficiali polacchi a Katyn (…).
Più tardi, ormai dopo la guerra, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza a una simile follia . In verità, non era stata soltanto una follia – era stata una «bestialità», come scrisse il prof. Konstanty Michalski (cfr. Miedzy heroizmem a bestialstwem , «Tra l’eroismo e la bestialità»). Ma di fatto la Divina Provvidenza concesse solo quei dodici anni allo scatenarsi di quel furore bestiale. Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci qualche senso in tutto questo.
(…) Si aveva allora la netta sensazione che i comunisti avrebbero conquistato la Polonia e sarebbero andati oltre, nell’Europa occidentale, proiettandosi alla conquista del mondo. In realtà, non si giunse a tanto. «Il miracolo sulla Vistola», cioè il trionfo di Pilsudski nella battaglia contro l’Armata Rossa, fermò queste pretese sovietiche. Dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale sul nazismo, infatti, i comunisti si accingevano con sfrontatezza ad impadronirsi del mondo e, in ogni caso, dell’Europa. All’inizio ciò portò alla ripartizione del continente in sfere di influenza. Fu questo l’accordo raggiunto nella Conferenza di Yalta del febbraio 1945, un accordo solo apparentemente rispettato dai comunisti, che lo trasgredirono di fatto in vari modi (…). Per me, allora, fu subito chiaro che ciò sarebbe durato per un tempo molto più lungo di quello nazista. Quanto lungo? Era difficile prevederlo. Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile – utile in tanto in quanto crea occasioni per il bene. Non ha forse Goethe qualificato il diavolo come «parte di quella forza che vuole sempre il male e produce sempre il bene»? ( Faust , Parte I, Scena 3: «Studio»). San Paolo, per parte sua, ammonisce a questo proposito: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12, 21).
San Tommaso accettò per intero il sistema aristotelico delle virtù. Il bene che si presenta davanti alla libertà umana per essere compiuto è proprio il bene delle virtù ( ). Così dunque alla base dell’Etica Nicomachea si trova chiaramente una vera e propria antropologia.
( ) Si può dire che il sistema delle virtù, da cui dipende l’autorealizzazione della libertà umana nella verità , è quasi esauriente. Non si tratta di un sistema astratto e aprioristico. Aristotele parte dall’esperienza del soggetto morale. Anche san Tommaso prende l’avvio dall’esperienza morale, ma cerca per essa anche le luci contenute nella Sacra Scrittura. La più grande luce è il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. In esso la libertà dell’uomo trova la più completa realizzazione. La libertà è per l’amore. La realizzazione della libertà mediante l’amore può raggiungere anche il grado eroico. Cristo parla di «dare la vita» per il fratello, per l’altro essere umano. Nella storia del cristianesimo non sono mancati coloro che in vari modi «hanno dato la vita» per il prossimo e questo hanno fatto per seguire l’esempio di Cristo ( ). Il XX secolo è stato il grande secolo dei martiri cristiani , e ciò sia nella Chiesa cattolica che nelle altre Chiese e comunità ecclesiali. (…)
Si può dire che alla radice di tutti i documenti del Magistero si trovi il problema della libertà dell’uomo. La libertà viene data all’uomo dal Creatore come dono e al tempo stesso come compito. Mediante la libertà, infatti, l’uomo è chiamato a scegliere e a realizzare la verità sul bene. Scegliendo e attuando un bene vero nella vita personale e familiare, nella realtà economica e politica, nell’ambito nazionale e internazionale, l’uomo realizza la propria libertà nella verità. (…)
La libertà è se stessa nella misura in cui realizza la verità sul bene. Solo allora essa medesima è un bene. Se la libertà cessa di essere collegata con la verità e comincia a rendere la verità dipendente da sé, pone le premesse logiche di conseguenze morali dannose, le cui dimensioni sono a volte incalcolabili.