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I messaggi ai vescovi italiani

“Pietro che Cristo ha posto a fondamento della Chiesa, rivive e continua la testimonianza alla verità e la presidenza della carità, nel suo successore e vicario, il Santo Padre Giovanni Paolo II. Di lui ci sono noti soprattutto il coraggio della fede e la ricchezza dell’esperienza apostolica. Egli viene da lontano, ma, in Cristo, era e ci è, ora più che mai, vicino, e ci condurrà lontano col Vangelo della pace”. È iniziato così, con il messaggio del 16 ottobre 1978, in occasione dell’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II, il rapporto di “comunione e collaborazione” tra la Conferenza episcopale italiana e il Papa, che non ha mai fatto mancare la sua parola e il suo incoraggiamento ai responsabili della Chiesa italiana, in particolare in occasione delle assemblee generali.

16ª ASSEMBLEA GENERALE (omelia della solenne concelebrazione nella cappella Sistina, 15 maggio 1979). “Entriamo, venerati e cari fratelli, nell’annuale assemblea dei Pastori della Chiesa, che è in Italia dalle Alpi fino alla Sicilia. Ed ascoltiamo cosa ci dice il Signore, così come ha detto agli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Ricordiamo che le sue erano le parole di pace: ‘Non sia turbato il vostro cuore…’; ‘Avete sentito che vi ho detto: ora vado e poi ritornerò’. Con grande fede accettiamo queste parole. Cristo è realmente con noi e ci chiama alla pace e alla fortezza… Il cuore umano in diversi modi può essere turbato: può essere turbato dal timore, che paralizza le forze interiori; ma può esserlo anche da quel timore proveniente dalla sollecitudine per un grande bene, per una grande causa, dal timore creativo, direi, che si manifesta come profondo senso di responsabilità… Ricordiamo che la Chiesa è una Comunità del Popolo di Dio. La nostra responsabilità pastorale per la Chiesa si compie nella misura essenziale per il fatto che rendiamo consapevoli della loro propria responsabilità tutti coloro che Dio ci ha affidati, e li educhiamo a questa responsabilità per la Chiesa, ed assumiamo questa responsabilità in comunione con loro. Questo compito sta davanti all’episcopato italiano, come sta davanti, del resto, a tutti gli episcopati del mondo. Bisogna suscitare la coscienza della responsabilità di tutto il Popolo di Dio e condividerla con tutti; bisogna rendere ognuno consapevole dei propri diritti e doveri in tutti i campi della vita cristiana individuale, familiare, sociale e civile; bisogna scavare, per così dire, tutte le grandi risorse di energia, che si trovano nelle anime dei cristiani contemporanei e, indirettamente, in tutti gli uomini di buona volontà”.

25ª ASSEMBLEA GENERALE (30 maggio 1985). “Il lavoro che siete chiamati a svolgere in questa XXV assemblea generale è impegnativo: vi è innanzitutto la ‘nota pastorale’ dell’assemblea sul convegno di Loreto. Essa dovrà proporre le opportune linee pastorali di azione in rapporto ai grandi problemi dell’ora presente alla luce di quanto ho ritenuto di dover esporre nel discorso rivolto ai partecipanti al convegno. Occorre ora impegnarsi con leale coerenza, a far sì che la Chiesa in Italia possa presentarsi sempre più come comunità riconciliata, che annuncia, celebra e realizza la riconciliazione. Si profilano all’orizzonte grandi sfide etiche, alle quali è connessa la sopravvivenza stessa dell’umanità. Predisponendo i propri catechismi, la Chiesa di oggi è consapevole di assolvere a un compito fondamentale nei confronti della Chiesa e della società civile di domani. Tutto questo voi avete già intuito quando, nel documento preparatorio del Convegno di Loreto, avete indicato nella catechesi sui valori etici fondamentali uno dei contributi più efficaci che la Chiesa in Italia può offrire al futuro della comunità umana… All’origine di non poche crisi di fede sta una carente formazione catechetica. Sono quindi ben lieto di incoraggiare quanto di serio viene fatto per trovare, la via più adatta per giungere all’uomo moderno, tanto più assetato di certezze quanto più confuse e discordi sono le voci che risuonano intorno a lui”.

32ª ASSEMBLEA GENERALE (17 maggio 1990). “Il cammino di oggi è necessariamente segnato dalle grandi novità e dalle grandi sfide che coinvolgono i popoli europei e le Chiese d’Europa, all’Est ma anche all’Ovest. Il messaggio ‘per il rinnovamento cristiano dell’Europa e dell’Italia’, che il Consiglio permanente della vostra Conferenza ha pubblicato lo scorso 18 gennaio, e il tema scelto per la prossima Settimana Sociale, ‘I cattolici italiani e la nuova giovinezza dell’Europa’, testimoniano che siete ben consapevoli dell’importanza di questa sfida e delle domande che essa contiene. Caduta la barriera che divideva popoli fratelli, divenuto palese l’inganno di una ideologia che pretendeva di costruire il futuro dell’umanità nel segno della negazione di Dio, la cultura europea è quasi costretta a riscoprire, sulla base dell’esperienza storica e in virtù della testimonianza eroica offerta dalle comunità cristiane di fronte al totalitarismo, che la fede in Cristo è promotrice e garante di civiltà e di libertà. Si aprono così nuove possibilità di prendere coscienza delle radici cristiane dell’Europa e di mettere a frutto, nel presente e nel futuro, la linfa vitale che proviene da queste radici. Ma nello stesso tempo si fanno più evidenti i grandi problemi che riguardano la ricostruzione del tessuto cristiano della società umana, e anzitutto delle stesse comunità ecclesiali (Christifideles laici, 34). Sia pure in forme diversificate, sono infatti comuni ai Paesi dell’Europa dell’Est e dell’Ovest le sfide della secolarizzazione e del materialismo, pratico se non più ideologico. E ugualmente comune è la necessità di un nuovo e grande slancio di evangelizzazione”.

40ª ASSEMBLEA GENERALE (25 maggio 1995). “Tra gli avvenimenti più rilevanti della Chiesa italiana in questo 1995 si colloca il prossimo Convegno ecclesiale di Palermo… dove avete il fondamentale obiettivo di ridefinire, con la grazia dello Spirito del Risorto, l’identità e la presenza della Chiesa nell’attuale contesto storico italiano. Il tema scelto, ‘Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia’, è prospettiva di grande respiro, che bene esplicita e incarna nella situazione italiana quell’Evangelium Vitae che ho voluto riproporre ai cristiani e ad ogni uomo di buona volontà. In particolare, merita di essere sottolineato il rapporto tra le esigenze della libertà, l’affermazione della giustizia e la ricerca della solidarietà, su cui voi intendete insistere vedendovi un dono ed un’esigenza del Vangelo della carità. Il primo atto della solidarietà cristiana, infatti, sta nel riconoscere a ciascuno la sua dignità di uomo e di figlio di Dio, secondo i suoi diritti e doveri. Libertà e giustizia, d’altra parte, richiedono l’esercizio di una effettiva e generosa solidarietà, così che i diritti e i doveri di tutti possano essere rispettati”.

47ª ASSEMBLEA GENERALE (22 maggio 2000). “Voglio manifestarvi la mia personale gratitudine per lo spirito e la dedizione con cui guidate e animate la celebrazione del Grande Giubileo, sia nelle vostre Chiese particolari sia attraverso i pellegrinaggi a Roma. L’argomento principale della vostra assemblea riguarda gli Orientamenti pastorali che intendete proporre alle Chiese in Italia per il prossimo decennio: potrete individuare così le vie più opportune ed efficaci per continuare e potenziare quell’opera di nuova evangelizzazione che è certamente la priorità pastorale per l’Italia, come per molte altre nazioni di antica e grande tradizione cristiana, insidiate dalle correnti di secolarizzazione e cristianizzazione… La Chiesa in Italia è impegnata da tempo nel progetto culturale orientato in senso cristiano, che fornisce le coordinate e gli indirizzi per un’evangelizzazione che raggiunga le persone, le famiglie, le comunità nel contesto sociale e culturale entro il quale esse maturano le proprie convinzioni e scelte di vita, con speciale attenzione a guidare i cambiamenti in atto e a non lasciarsi sorprendere o emarginare da essi. Uno strumento molto importante di cui la vostra Conferenza si è dotata, in vista dell’evangelizzazione, sono poi i mezzi di comunicazione sociale, dei quali auspico un ulteriore rafforzamento: essi danno ai cattolici italiani la possibilità di essere quotidianamente presenti nel confronto delle opinioni e nella proposta di modelli di comportamento, come è indispensabile oggi nella società della ‘comunicazione globale’”.

53ª ASSEMBLEA GENERALE (20 maggio 2004). “In questa vostra assemblea generale avete continuato la riflessione sulla parrocchia, alla quale già dedicaste l’assemblea del novembre scorso ad Assisi, in vista di giungere a proposte condivise per il necessario rinnovamento, nella prospettiva della nuova evangelizzazione, di questa fondamentale realtà ecclesiale. Specialmente in Italia, la parrocchia assicura la costante e premurosa vicinanza della Chiesa a tutta la popolazione, dei cui bisogni spirituali si fa carico, non mancando di interessarsi spesso anche di tante altre necessità, per offrire a ciascuno la possibilità di un cammino di fede che lo introduca più profondamente nella vita della Chiesa e rendendolo partecipe della sua missione apostolica… Un altro argomento della vostra assemblea è quello tanto importante delle comunicazioni sociali, con la presentazione e l’esame del Direttorio intitolato ‘Comunicazione e Missione’. Conosciamo bene l’influsso penetrante che i media esercitano oggi sui modi di pensare e sui comportamenti, personali e collettivi, orientando ad una visione della vita che, purtroppo, tende spesso a corrodere fondamentali valori etici, in particolare quelli che riguardano la famiglia. I mezzi di comunicazione si prestano però ad essere impiegati anche con ben diverse finalità e risultati, contribuendo in notevole misura all’affermazione di positivi modelli di vita e alla stessa diffusione del Vangelo. Il Papa è pertanto al vostro fianco, carissimi vescovi italiani, nell’impegno con cui, ormai da molti anni, sostenete e promuovete il quotidiano cattolico e i settimanali diocesani, e più di recente avete preso cura di una qualificata presenza cristiana in ambito radio-televisivo. Auspico vivamente che tutti i cattolici italiani comprendano e condividano l’importanza di questo impegno, contribuendo così a rendere più positivo e più sereno il clima culturale in cui tutti viviamo”.Sir