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La beatificazione di Giovanni Paolo II
Domenica 1° maggio 2011: il drappo che copre l’arazzo con il ritratto del Beato Giovanni Paolo II scende dopo che Benedetto XVI ha pronunciato la formula di beatificazione e sulla facciata della basilica di San Pietro appare l’immagine del volto di papa Wojtyla. Torna alla mente un suo pensiero colto dal discorso ai vescovi delle Marche e dell’Umbria in occasione della visita «ad limina apostolorum» il 5 dicembre 1981. I santi, aveva detto, «sono delle fotografie riuscite: immagini i cui netti contorni coincidono con le intenzioni divine su di loro. E proprio qui sta la lezione».
Una «fotografia riuscita» ora è in piazza San Pietro: racchiude e comunica il significato più alto e il messaggio più bello di un volto che ha sempre richiamato e ancor oggi richiama il Volto. È una luce a metterli in comunicazione. Una luce, aveva ricordato Giovanni Paolo II nell’omelia dell’Epifania 2001, soffermandosi sul «mysterium lunae» immagine cara alla teologia patristica che non nasce dal volto dell’uomo ma è il riflettersi dello splendore di Dio nella storia attraverso l’uomo.
È l’invito a non lasciarsi prendere dalle distrazioni e dalle apparenze perché grande è il rischio di smarrire «la sola cosa» di cui anche l’uomo del nostro tempo ha bisogno. Quella «sola cosa» è la felicità che nasce dall’incontro con la Verità.
Da qui l’appello al «duc in altum» perché alla Verità non si arriva percorrendo le scorciatoie della mediocrità ma seguendo i sentieri che danno «una misura alta» alla vita. Una misura che Karol Wojtyla ha testimoniato fin da ragazzo, giorno per giorno.
Così quel «santo subito» dice con rispetto Joaquín Navarro-Valls chiesto con affetto e gratitudine, appare quasi una richiesta un po’ tardiva perché Karol Wojtyla è stato «santo sempre». Da questo «sempre» ritorna l’invito anche nel silenzio del ritratto sulla facciata della basilica vaticana: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!».