Benedetto XVI
Messaggio giornata del migrante 2006
Migrazioni: segno dei tempi: questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 92ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata il 15 gennaio 2006. Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio di Benedetto XVI per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Riguardo a coloro che emigrano per motivi economici, merita di essere rilevato il recente fatto della “femminizzazione” del fenomeno, ossia della crescente presenza in esso della componente femminile. In effetti, in passato, erano soprattutto gli uomini ad emigrare, anche se le donne non sono mai mancate; esse però si muovevano, allora, soprattutto per accompagnare i rispettivi mariti o padri o per raggiungerli là dove essi già si trovavano. Oggi, pur restando numerose le situazioni di quel genere, l’emigrazione femminile tende a farsi sempre più autonoma: la donna varca da sola i confini della patria, alla ricerca di un’occupazione nel Paese di destinazione. Non di rado, anzi, la donna migrante è diventata la fonte principale di reddito per la propria famiglia. La presenza femminile si registra, di fatto, prevalentemente nei settori che offrono bassi salari. Se dunque i lavoratori migranti sono particolarmente vulnerabili, fra essi le donne lo sono ancor di più. Gli ambiti di impiego più frequenti, per le donne, sono costituiti, oltre che dal lavoro domestico, dall’assistenza agli anziani, dalla cura delle persone malate, dai servizi connessi con l’ospitalità alberghiera. Sono, questi, altrettanti campi in cui i cristiani sono chiamati a dar prova del loro impegno per il giusto trattamento della donna migrante, per il rispetto della sua femminilità, per il riconoscimento dei suoi uguali diritti.
È doveroso menzionare, in questo contesto, il traffico di esseri umani – e soprattutto di donne – che prospera dove le opportunità di migliorare la propria condizione di vita, o semplicemente di sopravvivere, sono scarse. Diventa facile per il trafficante offrire i propri “servizi” alle vittime, che spesso non sospettano neppure lontanamente ciò che dovranno poi affrontare. In taluni casi, vi sono donne e ragazze che sono destinate ad essere poi sfruttate sul lavoro, quasi come schiave, e non di rado anche nell’industria del sesso. Pur non potendo approfondire qui l’analisi delle conseguenze di una tale migrazione, faccio mia la condanna già espressa da Giovanni Paolo II contro “la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità” (Lettera alle Donne, 29 giugno 1995, n. 5). V’è qui tutto un programma di redenzione e di liberazione, a cui i cristiani non possono sottrarsi.
Per quanto riguarda l’altra categoria di migranti, quella dei richiedenti asilo e dei rifugiati, vorrei rilevare come in genere ci si soffermi sul problema costituito dal loro ingresso e non ci si interroghi anche sulle ragioni del loro fuggire dal Paese d’origine. La Chiesa guarda a tutto questo mondo di sofferenza e di violenza con gli occhi di Gesù, che si commuoveva davanti allo spettacolo delle folle vaganti come pecore senza pastore (cfr Mt 9, 36). Speranza, coraggio, amore e altresì “fantasia della carità” (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50) devono ispirare il necessario impegno, umano e cristiano, a soccorso di questi fratelli e sorelle nelle loro sofferenze. Le loro Chiese d’origine non mancheranno di mostrare la loro sollecitudine con l’invio di assistenti della stessa lingua e cultura, in dialogo di carità con le Chiese particolari d’accoglienza.
Alla luce degli odierni “segni dei tempi”, particolare attenzione merita, infine, il fenomeno degli studenti esteri. Il loro numero, grazie anche agli “scambi” fra le varie Università, specialmente in Europa, registra una crescita costante, con conseguenti problemi anche pastorali che la Chiesa non può disattendere. Ciò vale in special modo per gli studenti provenienti dai Paesi in via di sviluppo, per i quali l’esperienza universitaria può costituire un’occasione straordinaria di arricchimento spirituale.
Nell’invocare la divina assistenza su quanti, mossi dal desiderio di contribuire alla promozione di un futuro di giustizia e di pace nel mondo, spendono le loro energie nel campo della pastorale a servizio della mobilità umana, a tutti invio, quale pegno di affetto, una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 18 Ottobre 2005