Benedetto XVI
I discorsi del Papa a Malta (17-18 aprile 2010)
1. INCONTRO CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO MALTA (17 APRILE 2010)
2. CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI MALTA, IN LUQA
3. VISITA ALLA GROTTA DI SAN PAOLO, A RABAT
4. MESSA NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA
5. RECITA DEL REGINA CÆLI NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA
6. DISCORSO AI GIOVANI DI MALTA
7. CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI MALTA
Sabato 17 aprile, all’inizio del viaggio aereo verso Malta, Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito il testo delle parole rivolte dal Papa agli operatori dei media:
Padre Lombardi: Cari amici, ecco che Sua Santità è di nuovo con noi per il primo di quei cinque viaggi di quest’anno che sono già in programma. Siamo molto contenti di averlo con noi anche all’inizio di questo viaggio perché possiamo così fargli pure gli auguri per i due anniversari di questi giorni, quello di ieri, il compleanno, e quello di lunedì prossimo. Il Santo Padre ha ricevuto le domande che alcuni di voi hanno presentato e che interpretano un po’ le attese che tutti abbiamo all’inizio di questo viaggio e quindi ci farà alcune riflessioni, alcune considerazioni, sulla base di queste nostre attese. Non seguiremo lo schema delle altre volte di domanda-risposta, lasciamo che il Santo Padre, da par suo, ci faccia un suo discorso sintetico. Grazie Santità e buon viaggio.
Papa: Cari amici, buonasera! Auguriamoci un buon viaggio, senza questa nuvola oscura che sta sopra parte dell’Europa.
Allora, perché questo viaggio a Malta? I motivi sono molteplici.
Il primo è San Paolo. È finito l’Anno paolino della Chiesa universale, ma Malta festeggia 1950 anni dal naufragio e questa è per me un’occasione per mettere ancora una volta in luce la grande figura dell’Apostolo delle genti, con il suo messaggio importante proprio anche per oggi. Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità.
Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità. Ma penso anche che il motivo del naufragio parla per noi. Dal naufragio, per Malta è nata la fortuna di avere la fede; così possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita.
Il secondo motivo: mi fa piacere di vivere in mezzo ad una Chiesa vivace che è quella di Malta, che è feconda nelle vocazioni anche oggi, piena di fede, in mezzo al nostro tempo, e che risponde alle sfide del nostro tempo. So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce.
Terzo punto: Malta è il punto dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa e bussano alla porta dell’Europa. Questo è un grande problema del nostro tempo, e, naturalmente, non può essere risolto dall’isola di Malta. Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa. Una risposta ad una grande sfida del nostro tempo: Malta ci ricorda questi problemi e ci ricorda anche che proprio la fede è la forza che dà carità, e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide. Grazie.
Padre Lombardi: Grazie Santità e buon viaggio allora, l’accompagneremo anche con il nostro lavoro e la nostra informazione.
Jien kuntent ħafna li ninsab fostkom! [Sono lieto di essere in mezzo a voi!]
E’ per me motivo di gioia essere oggi qui a Malta tra di voi. Giungo come pellegrino per adorare il Signore e lodarlo per le meraviglie che qui ha compiuto. Vengo inoltre come Successore di san Pietro per confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32) ed unirmi a voi nella preghiera all’unico Dio vivo e vero, in compagnia di tutti i Santi, incluso il grande Apostolo di Malta, san Paolo. Anche se la mia visita sarà breve, prego che essa porti molti frutti.
Le sono grato, Signor Presidente, per le parole gentili con le quali mi ha dato il benvenuto a nome suo e del Popolo maltese. La ringrazio per l’invito e per il duro lavoro che Lei ed il Governo hanno posto in atto per preparare la mia visita. Ringrazio il Primo Ministro, le Autorità civili e militari, il Corpo Diplomatico e ognuno di voi qui convenuto per onorare questa circostanza mediante la vostra presenza e il vostro cordiale benvenuto.
Saluto in modo speciale l’Arcivescovo Paolo Cremona, il Vescovo Mario Grech e l’Ausiliare Annetto Depasquale, come pure tutti gli altri Vescovi presenti. Nel salutare voi, desidero esprimere il mio affetto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose ed a tutti i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali.
L’occasione della mia visita a queste isole è il 1950° anniversario del naufragio di san Paolo sulle spiagge dell’isola di Malta. San Luca descrive questo evento negli Atti degli Apostoli, ed è dal suo racconto che avete scelto il tema della visita odierna: “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26). Qualcuno potrebbe considerare l’arrivo di san Paolo a Malta, attraverso un evento umanamente imprevisto, come un semplice accidente della storia. Gli occhi della fede, tuttavia, ci permettono di riconoscervi l’opera della Divina Provvidenza.
In realtà, Malta è stata un crocevia di molti dei grandi eventi e degli scambi culturali nella storia europea e mediterranea, fino ai nostri stessi giorni. Queste isole hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa. A questi lidi, pertanto, secondo gli arcani disegni di Dio, il Vangelo fu recato da san Paolo e dai primi seguaci di Cristo. La loro opera missionaria ha portato molti frutti lungo i secoli, contribuendo in innumerevoli modi a plasmare la ricca e nobile cultura di Malta.
Quanto alla loro posizione geografica, queste isole sono state di grande importanza strategica in più di un’occasione, anche in tempi recenti: la “Georg Cross” posta sulla bandiera nazionale offre fiera testimonianza del grande coraggio del vostro popolo durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale. Allo stesso modo, le fortificazioni che risaltano in maniera così prominente nell’architettura dell’isola parlano di lotte precedenti, quando Malta contribuì moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare. Voi continuate a giocare un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee. Allo stesso tempo, sono lieto di rilevare l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa. E’ da auspicare vivamente che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati di voi, quale espressione di genuina carità cristiana.
In realtà, Malta ha molto da offrire in campi diversi, quali la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente. La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società.
Malta gode di stretti vincoli con il Vicino Oriente, non soltanto in termini culturali e religiosi, ma anche linguistici. Permettetemi di incoraggiarvi a porre questo insieme di abilità e di punti di forza a favore di un suo uso più grande, per poter servire da ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo. Molto deve essere ancora fatto per costruire rapporti di genuina fiducia e di dialogo fruttuoso, e Malta si trova in buona posizione per stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest.
Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane, è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione. La bellezza della nostra fede viene espressa qui in vari e complementari modi, non ultimo nelle vite di santità che hanno portato i maltesi a donare se stessi per il bene degli altri. Tra di loro dobbiamo includere Dun Ġorɍ Preca, che ho avuto la gioia di canonizzare tre anni orsono (3 giugno 2007). Invito tutti voi ad invocare la sua intercessione perché questa mia prima visita pastorale fra voi porti molti frutti spirituali.
Attendo di pregare con voi durante il tempo che trascorrerò a Malta e vorrei, come padre e fratello, assicurarvi del mio affetto nei vostri confronti, come pure del desiderio di condividere questo tempo nella fede e nell’amicizia. Con tali pensieri, affido tutti voi alla protezione di Nostra Signora di Ta’Pinu e del vostro padre nella fede, il grande Apostolo Paolo.
Il-Mulej ibierek lill-poplu kollu ta’ Malta u ta’ Għawdex! [Dio benedica tutta la gente di Malta e di Gozo!].
Alle ore 19.45 di sabato 17 Benedetto XVI è arrivato alla Chiesa di San Paolo, a Rabat, accolto dal Parroco che lo ha accompagnato all’interno dell’edificio sacro dove lo attendevano circa 250 missionari. Dopo un breve momento di preghiera davanti al Santissimo Sacramento, il Papa è sceso nella Grotta di San Paolo, dove, secondo la tradizione, l’Apostolo passò tre mesi a predicare, dopo il suo naufragio nell’Isola. Il Papa ha recitato la Preghiera, firmato il Libro d’Oro e offerto al Santuario una lampada votiva in argento, quindi ha raggiunto il Sagrato per salutare i fedeli che lo attendevano nella piazza. Dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona, O.P., il Papa ha pronunciato in inglese le parole di saluto che riportiamo di seguito nella traduzione italiana:
il mio pellegrinaggio a Malta è iniziato con un momento di preghiera silenziosa nella grotta di san Paolo, che per primo portò la fede in queste isole. Sono venuto sulle orme di quegli innumerevoli pellegrini lungo i secoli, che in questo santo luogo hanno pregato, affidando se stessi, le loro famiglie e la prosperità di questa Nazione all’intercessione dell’Apostolo dei Gentili. Mi rallegro di essere finalmente tra di voi e vi saluto tutti con grande affetto nel Signore.
Il naufragio di Paolo e la sua sosta per tre mesi a Malta hanno lasciato un segno indelebile nella storia del vostro Paese. Le sue parole ai compagni prima di giungere a Malta sono ricordate per noi negli Atti degli Apostoli e sono state un tema speciale nella vostra preparazione alla mia visita. Queste parole – “Jeħtieg iżda li naslu fi gżira” [“Dovremo però andare a finire su qualche isola”] (At 27,26) nel contesto originale sono un invito al coraggio di fronte all’ignoto e alla fiducia incrollabile nella misteriosa provvidenza di Dio. I naufraghi, infatti, furono calorosamente accolti dalla gente di Malta, a seguito dell’esempio dato da san Publio. Nel piano di Dio, san Paolo divenne perciò il vostro padre nella fede cristiana. Grazie alla sua presenza tra voi, il Vangelo di Gesù Cristo si radicò saldamente e portò molto frutto non soltanto nella vita degli individui, delle famiglie e delle comunità, ma anche nella formazione dell’identità nazionale di Malta, come pure nella sua vibrante e particolare cultura.
Le fatiche apostoliche di Paolo portarono pure una ricca messe nella generazione di predicatori che seguirono le sue orme, e particolarmente nel gran numero di sacerdoti e religiosi che imitarono il suo zelo missionario lasciando Malta per andare a portare il Vangelo in lidi lontani. Sono lieto di aver avuto l’opportunità di incontrarne oggi così tanti in questa Chiesa di san Paolo, e di incoraggiarli nella loro vocazione piena di sfide e spesso eroica. Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta. Preghiamo il Signore affinché susciti ancor più uomini e donne, che continuino la nobile missione di proclamare il Vangelo e di operare per il progresso del Regno di Dio in ogni terra e in tutti i popoli!
L’arrivo di san Paolo a Malta non era programmato. Come sappiamo, si stava recando a Roma quando sopraggiunse un violento temporale e la sua nave fu scaraventata su quest’isola. I marinai possono tracciare una rotta, ma Dio, nella sua sapienza e provvidenza, dispiega il proprio itinerario. Paolo, che aveva incontrato in maniera drammatica il Signore Risorto sulla via di Damasco, lo sapeva molto bene. Il corso della sua vita cambiò improvvisamente; per lui, pertanto, vivere era Cristo (cfr Fil 1,21); ogni sua azione ed ogni suo pensiero erano diretti ad annunciare il mistero della croce ed il suo messaggio d’amore di Dio che riconcilia.
Quella stessa parola, la parola del Vangelo, ha tutt’oggi il potere di irrompere nelle nostre vite e di cambiarne il corso. Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita.
Da questo luogo santo dove la predicazione apostolica si diffuse per prima in queste isole, invito ciascuno di voi a far propria la sfida esaltante della nuova evangelizzazione. Vivete la vostra fede in maniera ancor più piena assieme ai membri delle vostre famiglie, ai vostri amici, nei vostri quartieri, nei luoghi di lavoro e nell’intero tessuto della società maltese. In modo particolare esorto genitori, insegnanti e catechisti a parlare agli altri del vostro stesso incontro vivo con Gesù risorto, specialmente ai giovani che sono il futuro di Malta. “La fede si rafforza quando viene offerta agli altri” (cfr Redemptoris missio, 2). Sappiate che i vostri momenti di fede assicurano un incontro con Dio, il quale nella sua onnipotenza tocca il cuore dell’uomo. Così, introdurrete i giovani alla bellezza e alla ricchezza della fede cattolica, offrendo loro una solida catechesi ed invitandoli ad una partecipazione sempre più attiva alla vita sacramentale della Chiesa.
Il mondo ha bisogno di tale testimonianza! Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo? Non ha forse bisogno la società di riappropriarsi e di difendere quelle verità morali fondamentali che sono alla base dell’autentica libertà e del genuino progresso?
Proprio ora, mentre stavo davanti a questa grotta, riflettevo sul grande dono spirituale (cfr Rm 1,11) che Paolo diede a Malta, ed ho pregato che voi possiate mantenere integra l’eredità consegnatavi dal grande Apostolo. Possa il Signore conservare voi e le vostre famiglie nella fede che opera mediante l’amore (cfr Gal 5,6), e rendervi gioiosi testimoni di quella speranza che non delude (cfr Rm 5,5). Cristo è risorto! Egli è veramente risorto! Alleluia!
Sono molto contento di essere qui con voi tutti oggi davanti alla bella chiesa di San Publio per celebrare il grande mistero dell’amore di Dio reso manifesto nella Santa Eucarestia. In questo tempo, la gioia del periodo Pasquale riempie i nostri cuori perché stiamo celebrando la vittoria di Cristo, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte. E’ una gioia che trasforma le nostre vite e ci riempie di speranza nel compimento delle promesse di Dio. Cristo è risorto alleluia!
Saluto il Presidente della Repubblica e la Signora Abela, le Autorità civili di questa amata Nazione e tutto il popolo di Malta e Gozo. Ringrazio l’Arcivescovo Cremona per le sue gentili parole e saluto anche il Vescovo Grech e il Vescovo Depasquale, l’Arcivescovo Mercieca, il Vescovo Cauchi e gli altri Vescovi e sacerdoti presenti, così come i fedeli cristiani della Chiesa che è in Malta e in Gozo. Fin dal mio arrivo ieri sera ho avvertito la stessa calorosa accoglienza che i vostri antenati hanno riservato all’apostolo Paolo nell’anno sessanta.
Molti viaggiatori sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell’individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire.
Vi esorto a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa. Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l’episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti.
La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere, furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che “tutti poterono mettersi in salvo a terra” (At 27,44).
Più di ogni carico che possiamo portare con noi – nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia – è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore. Fate attenzione alla domanda che per tre volte egli rivolge a Pietro sulla riva del lago: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”. Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo. Durante la passione del Signore, Pietro lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione. La pesca miracolosa aveva sottolineato la dipendenza degli apostoli da Dio per il successo dei loro progetti terreni. Il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato. In ogni ambito della nostra vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla.
Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il “protos” dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo.] Continuate ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore “ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai” (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo canonizzato di Malta, Dun Ġorɍ Preca. La sua instancabile opera di ca
techesi, ispirando giovani ed anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri.
Desidero rivolgere una particolare parola ai sacerdoti qui presenti in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio. Dun Ġorɍ era un prete di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: “Mi ami tu?”. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: “Sì, Signore, tu sai che io ti amo” e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo (cfr Omelia, 24 aprile 2005).
Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell’eucarestia, mi torna alla mente la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: “A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli” (Ap 5,13). Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni. Con le parole di San Paolo, Apostolo di Malta, concludo la mia esortazione a voi questa mattina: “L-imħabba tiegħi tkun magħkom ilkoll fi Kristu Ġesù” [“Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!”] (1 Cor 16,24).
Ikun imfaħħar Ġesù Kristu! [Sia lodato Gesù Cristo!]
Al termine della Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Papa ha guidato la recita del Regina Cæli con i fedeli presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
quando voi rendete grazie, quando avete particolari intenzioni di preghiera e quando cercate celeste protezione per i vostri cari, è vostra usanza rivolgervi alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra. Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione. Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio. Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre. Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro.
Ci volgiamo ora in preghiera a Maria, Madre della Chiesa e Regina del Cielo, rallegrandoci nella Risurrezione di Colui che lei ha portato nel suo seno.
[We join in prayer those gathered in Valladolid Cathedral, in Spain, where Bernardo Francisco de Hoyos, a priest of the Society of Jesus, was beatified this morning. Let us give thanks to God for all the holy men and women he has given to his Church.]
Nel pomeriggio di domenica, 18 aprile Benedetto XVI ha incontrato i giovani ai Malta e Gozo al porto di La Valletta. Questa la traduzione italiana del discorso che ha pronunciato in lingua inglese.
Żgħażagħ Maltin u Għawdxin, jien kuntent ħafna li ninsab maghkom, [Cari giovani di Malta e Gozo, sono molto felice di essere con voi,]
quale gioia è per me essere con voi oggi nella vostra terra natia. In questo significativo anniversario ringraziamo Dio di aver inviato l’apostolo Paolo in queste isole, che sono state fra le prime a ricevere la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo.
Saluto cordialmente l’Arcivescovo Cremona e il Vescovo Grech che ringrazio per le sue gentili parole, e tutti i vescovi, sacerdoti e religiosi che sono qui. In particolare saluto voi, giovani di Malta e Gozo, e vi ringrazio per avermi parlato dei problemi che maggiormente vi interessano. Apprezzo il vostro desiderio di cercare e trovare la verità e di conoscere cosa dovete fare per raggiungere la pienezza della vita.
San Paolo, da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre. Come sapete, un tempo egli era nemico della Chiesa ed ha fatto di tutto per distruggerla. Mentre era in viaggio verso Damasco, con l’intento di eliminare ogni cristiano che vi avesse trovato, gli apparve il Signore in visione. Una luce accecante brillò attorno a lui ed egli udì una voce dirgli: ” perché mi perseguiti?… Io sono Gesù, che tu perseguiti” (At 9,4-5). Paolo venne completamente sopraffatto da questo incontro con il Signore e tutta la sua vita venne trasformata. Divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario. Qui a Malta avete un particolare motivo di rendere grazie per le fatiche missionarie di Paolo, che divulgò il Vangelo nel Mediterraneo.
Ogni incontro personale con Gesù è un’esperienza travolgente d’amore. Dapprima, come Paolo stesso ammette, aveva “perseguitato ferocemente la Chiesa di Dio e cercato di distruggerla” (cfr Gal 1,13). Ma l’odio e la rabbia espresse in quelle parole furono completamente spazzate via dalla potenza dell’amore di Cristo. Per il resto della sua vita, Paolo ha avuto l’ardente desiderio di portare l’annuncio di questo amore fino ai confini della terra.
Forse qualcuno di voi mi dirà che San Paolo è stato spesso severo nei suoi scritti. Come posso affermare che egli ha diffuso un messaggio d’amore? La mia risposta è questa. Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare. Egli ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti. Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti.
San Giovanni ci dice che questo amore perfetto scaccia il timore (cfr 1Gv 4,18). E perciò dico a tutti voi “Non abbiate paura!”. Quante volte ascoltiamo queste parole nelle Scritture! Sono state indirizzate dall’angelo a Maria nell’Annunciazione, da Gesù a Pietro, quando lo ha chiamato ad essere un discepolo, e dall’angelo a Paolo la vigilia del suo naufragio. A quanti di voi desiderano seguire Cristo, come coppie sposate, genitori, sacerdoti, religiosi e fedeli laici che portano il messaggio del Vangelo al mondo, dico: non abbiate paura! Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo. La cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana. E’ facile, quando si è giovani e impressionabili, essere influenzati dai coetanei ad accettare idee e valori che sappiamo non sono ciò che il Signore davvero vuole da noi. Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa.
Qui a Malta vivete in una società che è segnata dalla fede e dai valori cristiani. Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all’aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana. A Malta e a Gozo le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio. Altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano. Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo.
In quest’Anno Sacerdotale, vi chiedo di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata. Il vostro Paese ha dato molti eccellenti sacerdoti e religiosi alla chiesa. Siate ispirati dal loro esempio e riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione.
Ho già parlato della necessità di aver cura dei più giovani, degli anziani e degli infermi. Ma il cristiano è chiamato a portare il salutare messaggio del Vangelo a tutti. Dio ama ogni singola persona di questo mondo, anzi egli ama ogni singola persona di ogni epoca della storia del mondo. Nella morte e risurrezione di Gesù, resa presente ogni volta che celebriamo la Messa, egli offre la vita in abbondanza a tutte queste persone. Come cristiani siamo chiamati a manifestare l’amore di Dio che comprende tutti. Dobbiamo perciò soccorrere il povero, il debole, l’emarginato; dobbiamo avere una cura speciale per coloro che sono in difficoltà, che patiscono la depressione o l’ansia; dobbiamo aver cura del disabile e fare tutto quello che possiamo per promuovere la loro dignità e qualità di vita; dovremmo prestare attenzione ai bisogni degli immigrati e di coloro che cercano asilo nelle nostre terre; dovremmo tendere la mano con amicizia ai credenti e non. Questa è la nobile vocazione di amore e di servizio che tutti noi abbiamo ricevuto. Lasciate che ciò vi spinga a dedicare le vostre vite a seguire Cristo. La tibżgħux tkunu ħbieb intimi ta’ Kristu. [Non abbiate paura di essere amici intimi di Cristo.]
Cari giovani, mentre sto per lasciarvi, desidero che sappiate quanto vi sono vicino e che ricordo voi, i vostri familiari e i vostri amici nelle mie preghiere.
“Selluli għaż-żgħażagħ Maltin u Għawdxin kollha.” [“Date i miei saluti a tutti i giovani di Malta e Gozo.”]
Pubblichiamo la traduzione italiana delle parole pronunciate da Benedetto XVI nel pomeriggio di domenica 18 aprile all’aeroporto internazionale di Malta congedandosi dal Paese al termine della sua visita apostolica.
è per me giunto il tempo di dare l’addio a Malta. Ringrazio Dio per l’opportunità datami di incontrare molti di voi e di visitare questa bella isola. Ringrazio il Presidente per le cortesi parole e ringrazio voi tutti, che mi avete offerto un così caloroso e generoso benvenuto. Questo viaggio mi ha offerto l’occasione di un più profondo apprezzamento di come il Vangelo predicato da san Paolo ha plasmato l’identità spirituale del popolo maltese. Nel momento in cui mi congedo da voi, permettetemi di incoraggiarvi ancora una volta a coltivare una profonda coscienza della vostra identità ed accogliere le responsabilità che ne discendono, specialmente promuovendo i valori del Vangelo che vi offrono una chiara visione della dignità umana e della comune origine, nonché destino, del genere umano.
Siate un esempio, sia qui che altrove, di una dinamica vita cristiana. Siate fieri della vostra vocazione cristiana e conservate con cura la vostra eredità religiosa e culturale. Guardate al futuro con speranza, con profondo rispetto per la creazione di Dio, ossequio per la vita umana, alta stima per il matrimonio e l’integrità della famiglia! Kunu wlied denjit ta’ San Pawl! [Siate degni figli e figlie di san Paolo!]
Tenendo presente la sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, molti migranti arrivano ai lidi di Malta, alcuni per fuggire da situazioni di violenza e di persecuzione, altri alla ricerca di migliori condizioni di vita. So delle difficoltà che possono causare l’accoglienza di un gran numero di persone, difficoltà che non possono essere risolte da alcun Paese di primo approdo, da solo. Allo stesso tempo, sono anche fiducioso che, contando sulla forza delle radici cristiane e sulla lunga e fiera storia di accoglienza degli stranieri, Malta cercherà, con il sostegno di altri Stati e delle Organizzazioni internazionali, di venire in soccorso di quanti qui arrivano ed assicurarsi che i loro diritti siano rispettati.
Questi nobili scopi dipendono da un’instancabile dedizione al compito pieno di sfide del dialogo e della cooperazione all’interno della comunità internazionale ed europea, luoghi privilegiati presso i quali Malta rende testimonianza dei valori cristiani che hanno aiutato a forgiarne l’identità. Unità, solidarietà e rispetto reciproco stanno alla base della vostra vita sociale e politica. Ispirati dalla vostra fede cattolica, essi sono la bussola che vi guiderà alla ricerca di un autentico ed integrale sviluppo. Il tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa ispirerà e guiderà tali sforzi. Non lasciate mai che la vostra vera identità venga compromessa dall’indifferentismo o dal relativismo. Possiate essere sempre fedeli all’insegnamento di san Paolo, che vi esorta: “Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità” (1 Cor, 13-14). Grazzi ħafna, il-Bambin iberikkom! [Molte grazie e Dio vi benedica!]
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