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Terrasanta, messaggio dei vescovi europei e nordamericani

Pubblichiamo il testo integrale del messaggio dei vescovi del Coordinamento delle Conferenze episcopali europee e nordamericane a favore della Chiesa della Terra Santa diffuso il 19 gennaio, al termine della loro sesta visita pastorale a Gerusalemme iniziata il 14 gennaio.

In qualità di vescovi cattolici, siamo venuti in Terra Santa per essere in comunione e in solidarietà con il popolo e con i vescovi della Madre Chiesa percorrendo con loro il cammino della pace, della giustizia e della riconciliazione. Siamo profondamente grati all’Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa per avere ospitato la nostra visita. Siamo venuti come pellegrini in preghiera, a pregare per il benessere della Chiesa e di tutti i popoli della Terra Santa.

Questa è stata la sesta visita del Coordinamento delle Conferenze Episcopali a sostegno della Terra Santa. Il Coordinamento rappresenta il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea e le Conferenze Episcopali Cattoliche di Austria, Canada, Inghilterra e Galles, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti d’America.

Ancora una volta, siamo stati testimoni della fede vibrante della Chiesa nel culto e al servizio della gente, attraverso molte istituzioni ecclesiastiche. Abbiamo partecipato ad una sfilata di bambini e alle celebrazioni natalizie. Molti bambini avevano affrontato lunghi viaggi attraverso i check-point per venire a Betlemme per la prima volta. Abbiamo incontrato i giovani a Ramallah e siamo venuti a conoscenza della loro opera. Abbiamo anche celebrato la Messa e abbiamo visitato cattolici di lingua ebraica e parrocchie ad Aboud, Nablus, Ramallah, Taybeh, Betlemme e Gerusalemme. Abbiamo pregato insieme e abbiamo ascoltato le testimonianze della gente e dei vescovi del luogo, che hanno condiviso gli sforzi della Chiesa in una difficile realtà sociale e politica. In qualità di pastori, facciamo ancora una volta appello ai fedeli delle nostre nazioni perché ricordino la Chiesa della Terra Santa nelle loro preghiere, perché vengano qui in pellegrinaggio, perché sostengano generosamente le istituzioni ecclesiastiche di questi luoghi e promuovano iniziative per portare la pace e la giustizia a tutti popoli della Terra Santa. All’inizio del mese, Papa Benedetto XVI ha parlato della missione di pace della Chiesa nel suo discorso al corpo diplomatico. Ripetiamo l’ammonizione del Santo Padre a proposito della Terra Santa: “Laddove lo Stato di Israele deve poter essere in grado di esistere in pace e in conformità alle norme del diritto internazionale, là il popolo palestinese deve anche essere in grado di svilupparsi serenamente nelle proprie istituzioni democratiche, per un futuro di libertà e di prosperità”. Le nostre preoccupazioni pastorali per la Chiesa locale ci portano a condividere le paure e le sofferenze oltre alle gioie e alle speranze della gente. Riconosciamo il diritto legittimo di Israele di adottare opportune misure di sicurezza, ma tali misure devono proteggere la dignità, i diritti umani, la terra e l’acqua del popolo palestinese. Siamo stati testimoni delle difficoltà e della povertà a cui sono soggetti i Palestinesi come conseguenza diretta dei check-point e del muro, che danneggiano lo sviluppo economico e la libertà di movimento. La sicurezza di Israele è collegata alla giustizia per i Palestinesi. Noi non esercitiamo potere politico, ma lanciamo un appello morale alle autorità pubbliche perché si adoperino per una giusta pace. Prendendo a prestito l’immagine usata da Papa Giovanni Paolo II, insieme dobbiamo costruire ponti e non muri. Dobbiamo lavorare per una giusta pace, che riconosca i diritti umani di tutti: la sicurezza per Israele, la libertà per i Palestinesi: due stati vivi e tre fedi che convivano pacificamente l’una a fianco dell’altra. Intendiamo esortare le nostre rispettive comunità e i nostri rispettivi governi perché aiutino a trovare una giusta soluzione al conflitto, affinché ogni individuo della Terra Santa possa vivere con dignità e realizzare le proprie potenzialità umane. Per la prima volta, il nostro Coordinamento ha visitato il Regno Hashemita di Giordania. Abbiamo incontrato Re Abdullah II di Giordania. Abbiamo discusso dell’importanza della presenza cristiana in Terra Santa, della speranza di una giusta pace e del suo invito alla collaborazione. Abbiamo celebrato l’Eucaristia in una parrocchia di Madaba, abbiamo visitato i luoghi sacri della Giordania e siamo venuti a conoscenza dei tanti modi in cui la Chiesa Cattolica si mette al servizio sia dei musulmani che dei cristiani di Giordania, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione e l’assistenza sanitaria. La vitalità della Chiesa Cattolica locale in Giordania testimonia l’importanza della sicurezza, della stabilità e del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. Il nostro pellegrinaggio ci ha portati sulla vetta del Monte Nebo, da cui Mosè vide la Terra Promessa, una terra per la quale preghiamo per la promessa di pace. Da qui abbiamo visitato il sito battesimale di Gesù in Betania, oltre il Giordano, dove siamo stati ispirati dalla presenza di migliaia di pellegrini ortodossi. Preghiamo affinché le acque della giustizia scorrano in tutta la Terra Santa. La difficile situazione in Terra Santa non ci porta ad essere ottimisti, ma la nostra fede e i nostri incontri con i giovani ci fanno sperare in un nuovo inizio. Preghiamo per la prosperità della Madre Chiesa e per il fiorire della pace, con giustizia per tutti i popoli e per le tre fedi di questa Terra che chiamiamo Santa.Fonte: Sir