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Linee di lavoro nel cantiere del progetto culturale

Fede e cultura si richiamano reciprocamente. Ogni aspetto dell’esperienza cristiana possiede una forte valenza in ordine alla promozione di stili di pensiero e di vita, all’elaborazione di mentalità e di comportamenti, all’orientamento della fecondità dello spirito umano nella direzione del bello, del buono e del vero. La stessa comunicazione del Vangelo non può fare a meno di categorie e di un linguaggio capaci di raggiungere l’uomo nel suo vissuto personale e sociale, attraverso forme ed espressioni a lui comprensibili e congeniali. Il Progetto culturale orientato in senso cristiano” è lo strumento che la Chiesa italiana si è data a partire dal Convegno ecclesiale di Palermo (1995) per mettere in evidenza e far crescere la dimensione culturale presente nel vissuto di fede del popolo di Dio. A distanza di dodici anni, vogliamo ribadire la necessità di alimentare la consapevolezza e la responsabilità proprie della comunità cristiana, dando un nuovo impulso al Progetto culturale attraverso il suo consolidamento e radicamento, sia in chiave formativa sia in prospettiva missionaria. L’obiettivo di fondo resta quello di un nuovo incontro tra la fede e la ragione, così che i credenti possano mostrare a tutti che “la vita cristiana è possibile oggi, è ragionevole, è realizzabile”.

Per questo all’interno della comunità cristiana l’elaborazione culturale deve essere curata anzitutto nelle sue forme ordinarie e popolari. In quanto dimensione costitutiva della vita ecclesiale, essa deve vedere coinvolti tutti, a partire dalle situazioni abituali dell’azione pastorale, fino alla promozione, anche a livello locale, di particolari occasioni e luoghi di confronto, secondo la “dinamica della rete” e dell’integrazione pastorale. Le pur necessarie competenze e iniziative specifiche non devono mettere in ombra la grande risorsa che il Progetto culturale costituisce per avvicinare l’esperienza ecclesiale alla vita e alle domande delle persone, rendendola maggiormente incisiva e capace di entrare in dialogo senza complessi di inferiorità con le dinamiche culturali del nostro tempo. È questo un compito non facile, ma anche “un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza” (CEI, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, 13)». A Palermo il 3° Convegno ecclesiale nazionale aveva lanciato l’idea di dare forma ad un “progetto culturale orientato in senso cristiano” che aiutasse la Chiesa in Italia a dare concretezza a quell’impegno missionario riconosciuto sempre più urgente. Il cammino che abbiamo alle spalle è stato caratterizzato soprattutto dalla comprensione dell’istanza sintetizzata nella formula “progetto culturale”, una comprensione che è avvenuta grazie al coinvolgimento dei diversi soggetti interpellati da quella idea e grazie anche ad un attento dosaggio di due momenti entrambi necessari, quello del pensare e quello del fare. Questo percorso non è stato semplice, perché il punto di partenza era segnato da un diffuso pregiudizio nella comunità cristiana verso l’istanza culturale e da una certa autoreferenzialità delle istituzioni e degli organismi a cui era stata delegata l’attenzione alla dimensione della cultura. Questa situazione era frutto anche di una emarginazione della dimensione culturale rispetto all’azione pastorale. Infine era evidente lo scollamento non solo tra le diverse realtà culturali cattoliche o di ispirazione cristiana, molte delle quali peraltro capaci di sostenere proposte di alta qualità, ma anche dei cattolici che a vario titolo, a partire da quello dell’esercizio della loro professione, operano nel vasto campo dell’elaborazione e della divulgazione di cultura. Volgendo lo sguardo al cammino compiuto, possiamo riconoscere delle costanti che, riconsiderate ora, ci aiutano a fissare alcuni riferimenti certi a cui ancorare il prosieguo del lavoro, il tempo dello sviluppo del progetto culturale, prospettato dal 4° Convegno ecclesiale nazionale di Verona. Si è scelto di creare occasioni per fare incontrare le persone, che a vario titolo offrono un contributo alla crescita culturale del nostro Paese e che vivono questo servizio da credenti. Tra queste occasioni sono da ricordare, per chi opera in ambito accademico, il percorso del “Forum” e gli incontri specifici per coloro che esprimono un servizio più sul versante dell’animazione culturale, di cui il percorso del “Cantiere” è stato la maggiore espressione. In questo modo si è sviluppata un’azione che ha saputo unire l’elaborazione culturale attorno ai contenuti essenziali per la testimonianza dei credenti nel nostro tempo alla proposta di iniziative che diano concretezza a tale ricerca. Sin dall’inizio della riflessione sul progetto culturale si era infatti riconosciuto che si dovesse favorire un superamento della separazione tra le cosiddette “cultura alta” e “cultura diffusa” e si era individuato nel corpo ecclesiale il soggetto che ha in sé tutte le caratteristiche per realizzare tale percorso. Inevitabilmente abbiamo assecondato la dinamica che ci ha portato ad un maggiore confronto con le questioni rilevanti per l’uomo contemporaneo e questo ci ha permesso anche di ricercare forme di collaborazione con persone ed istituzioni di diverse matrici culturali. Su questo versante forse si sarebbe potuto fare qualche ulteriore passo, ma è importante aver ricercato la strada che ci aiutasse a superare forme di sudditanza psicologica, nella ricerca di un metodo che ci permetta di tenere insieme la capacità di essere aperti all’incontro con le diverse istanze culturali e l’ancoraggio all’identità cristiana. La scelta contenutistica iniziale della prima proposta di lavoro del progetto culturale, che ha assunto la definizione di “cultura” proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, ci ha portato a sviluppare quella che abbiamo definito la “questione antropologica” e ad essere attenti a quei temi che più da vicino toccano oggi la vita delle persone, delle famiglie e della società. D’altro canto tale impostazione ci ha permesso di riaffermare la centralità della persona di Gesù Cristo per l’uomo di ogni tempo, in particolar modo per quello che si trova a vivere un tempo di rapido cambiamento. Un’attenzione presente sin dall’inizio è stata quella di sostenere la capacità di una lettura cristianamente ispirata delle questioni dibattute dall’opinione pubblica, che hanno incidenza sulle idee diffuse, sugli stili di vita individuali e collettivi, affinché l’elaborazione culturale, articolata a partire dai tre temi (Libertà personale e sociale in campo etico; Identità nazionale, identità locali, identità cristiana; L’interpretazione del reale: scienze e altri saperi) con cui nel sussidio del Servizio nazionale Tre proposte per la ricerca è stato declinato l’approccio antropologico, non rimanesse un puro e nobile esercizio speculativo, ma illuminasse il vissuto delle persone e della società. Esigenza questa molto avvertita, per la cui traduzione si coglievano però anche le difficoltà. Siamo stati aiutati a fare qualche passo significativo dagli avvenimenti che hanno investito la società italiana in questi anni su temi, quali la vita e la famiglia, di grande rilevanza per il futuro della persona, temi che la proposta del progetto culturale riconosceva come non eludibili per un annuncio del Vangelo in questo nostro tempo. Si è verificato così che le diverse espressioni della comunità ecclesiale e soprattutto il laicato cattolico italiano riscoprissero il valore del pensare e dell’agire insieme attorno a sfide essenziali, non solo per la Chiesa, ma per la persona, come ha ben sintetizzato Benedetto XVI il 20 maggio 2005, quando a braccio ha aggiunto queste parole al discorso tenuto all’Assemblea Generale della C.E.I: “non lavoriamo per l’interesse cattolico, ma sempre per l’uomo creatura di Dio”. La ricerca di una coralità del laicato su ciò che è essenziale è stata possibile anche grazie all’elaborazione culturale maturata in questi dieci anni e di cui gli Atti degli otto Forum sono una significativa testimonianza. Si sono create così le condizioni per far crescere o avviare agili ma efficaci strumenti di raccordo e coordinamento, quali il Forum delle Associazioni Familiari, Scienza & Vita, RetInOpera, che rappresentano una concreta traduzione delle costanti contenutistiche e metodologiche espresse dal cammino decennale del progetto culturale. Questa “dinamica di ricerca, di risposta, di proposta e di comunicazione”, definizione del progetto culturale in Una prima proposta di lavoro (n. 2), ma anche possibile sintetica descrizione del percorso del laicato ora evocato, è stata ed è un’espressione concreta del progetto culturale, che dice chiaramente come esso possa tradursi non solo a livello nazionale, ma pure nelle realtà locali. Si pone certamente il problema di correlare le nuove iniziative, frutto di un interrogarsi del laicato sul “che fare oggi”, a quelle iniziative espresse dalla creatività del laicato qualche decennio fa: pensiamo in particolare alla Consulta Nazionale per le Aggregazioni Laicali e alle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Questo percorso è rintracciabile sia negli Orientamenti pastorali per il decennio in corso Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia che nel 4° Convegno ecclesiale nazionale, Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo e nella successiva Nota pastorale. La scelta della centralità della persona, il cuore del progetto culturale, ha innervato i lavori del Convegno, che ci ha consegnato il compito di contribuire a precisare le forme concrete, anche in riferimento alla strutturazione della pastorale, con cui dare attuazione a tale prospettiva di lavoro, peraltro autorevolmente confermata dall’intervento del Santo Padre a Verona.Come procedere? Individuerò alcune concrete piste di lavoro, delineate a partire dai seguenti elementi condivisi:– lo sviluppo del progetto culturale si caratterizza come il consolidamento e il radicamento della prospettiva gradualmente concretizzata a partire da Palermo, della quale ora si riconosce la pertinenza e l’efficacia sia in chiave formativa, che in prospettiva missionaria;– in particolare emerge l’esigenza di sostenere la capacità dei fedeli laici di dire parole e di proporre gesti di senso rispetto alla responsabilità dell’animazione cristiana delle realtà sociali e rispetto alla testimonianza di vita nel quotidiano;– a tale proposito viene individuata la possibilità di sostenere delle occasioni e dei luoghi di confronto anche a livello locale, rendendo capillare quella dinamica di raccordo, di incontro e di elaborazione che si è espressa in questi anni a livello nazionale;– emerge rafforzata l’esigenza da tutti avvertita di tenere unite una riflessione a tutto campo che aiuti ad “allargare gli spazi della nostra razionalità” (Benedetto XVI) e il sostegno di un cattolicesimo popolare, evitando che esso diventi un “cristianesimo minimo” e sia invece un cristianesimo capace di produrre anche una condivisione di idee e di scelte che segnino la testimonianza personale e comunitaria nel nostro Paese. Ecco alcune piste di lavoro, che possono essere di aiuto per le scelte che devono essere compiute a livello diocesano.1. I contenuti specifici della proposta del progetto culturale, riconducibili alla questione antropologica e alla questione della verità, continuano ad essere oggetto di iniziative mirate, nelle forme elaborate in questi anni: accanto ai momenti della riflessione e dell’elaborazione non devono mancare anche quelli della divulgazione e dell’animazione. In tale prospettiva si opera per far crescere la rete del progetto culturale, attraverso anche il continuo miglioramento delle modalità comunicative.2. Anche a livello locale devono essere promosse iniziative che permettano di continuare a rafforzare la dimensione culturale nell’esperienza ecclesiale e nella vita delle persone, con la riflessione attorno a temi specifici e ritenuti rilevanti. Non tutte le parrocchie hanno l’opportunità di organizzare momenti di approfondimento, ma tutte possono giovarsene, se a livello diocesano o zonale vengono offerte opportune occasioni.3. Costante attenzione dovrà essere prestata perché la proposta pastorale delle nostre comunità cresca attorno alle scelte espresse dal Convegno ecclesiale. In tale prospettiva vengono offerti dal Servizio nazionale per il progetto culturale momenti di confronto e strumenti di lavoro, finalizzati a sostenere anche nelle realtà locali una convergenza attorno a quella centralità della persona espressa a Verona.4. Rispetto a quelle che abbiamo chiamato “le sfide pubbliche e le sfide ecclesiali” devono crescere la capacità di lettura dei fenomeni in atto e quella di elaborazione di proposte, non solo a livello nazionale, ma anche nelle realtà locali. Quanto prodotto e pubblicato in questi anni a partire dai tre temi di ricerca (Libertà personale e sociale in campo etico; Identità nazionale, identità locali, identità cristiana; L’interpretazione del reale: scienze e altri saperi) è un materiale prezioso perché anche i centri culturali possano avere a disposizione strumenti adeguati per la loro attività. 5. Per contribuire ad un maggiore confronto con l’opinione pubblica, il Comitato per il progetto culturale, con il supporto del Servizio nazionale, sta realizzando un rapporto – proposta sull’emergenza educativa e un evento sulla questione di Dio per l’uomo contemporaneo e nella nostra società. Sono due iniziative in fase di elaborazione, che verranno alla luce tra settembre e dicembre 2009 e che offriranno spunti interessanti anche per l’animazione culturale nelle Diocesi.6. La ricerca di nuove forme di coinvolgimento del laicato spinge a favorire l’incontro tra le diverse realtà aggregate su temi specifici e anche di grande rilevanza. Sembra importante dare continuità e rendere sempre più capillarmente presenti nelle diverse realtà del nostro Paese quelle esperienze che hanno trovato modo di esprimersi attorno ai temi della vita, della famiglia e del bene comune.7. Una dimensione di cui si è riscoperta la grande potenzialità è quella che sinteticamente viene definita “artistica” e nella quale confluiscono mondi diversi, tutti riconducibili all’esperienza della creatività umana. Negli ultimi anni sono state molte le iniziative proposte a livello locale, alcune delle quali hanno maturato un profilo nazionale. Occorre ora sostenere queste lodevoli sperimentazioni offrendo la possibilità di una loro maggiore visibilità, senza che questo comporti lo sradicamento dal territorio in cui vengono proposte. 8. Accanto alle molte proposte già in atto, si sta concretizzando il percorso de “I teatri del sacro”, che porterà alla realizzazione di una settimana di rappresentazioni di testi inediti selezionati in seguito alla pubblicazione di un bando mirato. Anche questa iniziativa potrà avere interessanti ricadute locali, soprattutto se messa in relazione con il circuito delle sale della comunità.9. Un’attenzione specifica è rivolta a coloro che nelle diocesi sono chiamati a sostenere il cammino del progetto culturale attraverso proposte formative per i referenti diocesani e per i responsabili dei centri culturali, ma anche per gli animatori  della comunicazione e della cultura delle parrocchie.10. L’esperienza dell’Agorà dei giovani italiani, che dedica questo ultimo anno alla cultura, ha rappresentato l’occasione per favorire una crescita culturale della pastorale giovanile. Sensibilità già presente, come testimoniano le iniziative messe in atto dalla pastorale scolastica e universitaria e dai docenti di religione cattolica, per i quali si sta organizzando l’incontro con il Santo Padre il prossimo 25 aprile. Occorre tuttavia far crescere sempre più unitariamente, ponendo al centro la persona, le proposte dei diversi soggetti che operano nella comunità cristiana con i giovani e per i giovani, dando forma a un vero e proprio “progetto culturale giovani”. Ci proponiamo di sostenere una capillare traduzione del metodo di lavoro che ha permesso all’istanza del progetto culturale di crescere in questi anni. In diverse diocesi molti passi sono stati compiuti, ma occorre intensificare la “dinamica della rete” perché si possa sostenere anche chi, pur riconoscendo l’inevitabilità di una simile prospettiva di impegno, fa fatica ad integrarla nell’ordinarietà della pastorale, soprattutto perché il raggiungimento di questo obiettivo comporta il superamento dell’esistente e quindi viene frenato da inerzie e resistenze. La richiesta di un aiuto in tale direzione ci giunge dalle diocesi, soprattutto dopo che è stato visto e apprezzato il “Percorso nazionale itinerante verso il 4° Convegno ecclesiale”, e dopo che, con risultati positivi, sono stati messi a disposizione degli strumenti per animare questo Anno Paolino. Ebbene, proprio in questi modelli il Servizio nazionale per il progetto culturale ritrova delle indicazioni preziose per incrementare modalità di sostegno reciproco nella comunità cristiana, in cui il livello nazionale e quello locale si integrino maggiormente per una più capillare e corale testimonianza ecclesiale. Vittorio Sozzi

Responsabile del Servizio Nazionale per il progetto culturale della CEI

(Venerdì 20 marzo 2009)