Vescovi Toscani

Intervento del Cardinale Giuseppe Betori all’Assemblea del clero della diocesi di Firenze

1.     Un anno nella società e nella Chiesa

         Il lungo capitolo delle nomine impone quest’anno una certa brevità alla prima parte del mio intervento. Ma non voglio iniziare l’anno pastorale senza proporvi alcune chiavi di lettura del cammino percorso e qualche indicazione per quello che ci attende.

         Lo sguardo della Chiesa deve avere l’ampiezza universale della cattolicità e la concretezza storica dell’incarnazione. Ciò impone, anzitutto, di porre all’attenzione della nostra coscienza le tante situazioni di crisi che affliggono il mondo con guerre e violenze di ogni genere. Una riflessione particolare merita il ruolo che in tali crisi, a causa di fondamentalismi e integralismi, ha la violazione del diritto alla libertà religiosa, da cui scaturiscono numerose tragiche persecuzioni per comunità di nostri fratelli cristiani e per altre minoranze religiose. I terribili crimini che vengono commessi in nome di un credo, che viene usato come strumento di potenza e di discriminazione, ci interrogano su come dobbiamo e possiamo esprimere la nostra vicinanza a quanti ne sono vittime e su come attivarci perché le nostre società occidentali assumano responsabilità concrete nel difendere i perseguitati e nell’opporsi a ogni imbarbarimento della convivenza umana. Una tale sensibilità è legata al riconoscimento della centralità del diritto alla libertà religiosa, non a caso definito da Giovanni Paolo II «fonte e sintesi» dei diritti dell’uomo (Centesimus annus, 47).

Tale convincimento, purtroppo, non appare così chiaro alla coscienza dell’uomo occidentale contemporaneo nel porsi di fronte alle violenze che insanguinano paesi dell’Asia e dell’Africa. E proprio questo offuscamento sta all’origine anche di un’altra problematica, pure essa tipica del nostro tempo e che concerne in particolare i paesi dell’occidente. Mi riferisco all’emarginazione sociale dell’esperienza di fede e al venir meno, in specie nelle società occidentali, di una visione della realtà fondata sulla prospettiva del diritto naturale, con il conseguente oscuramento di identità fondamentali quali la vita umana, nella sua origine e nel suo esito naturale, la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, la libertà educativa, la presa in carico del povero e la sua inclusione sociale, l’accoglienza dell’altro. C’è da interrogarsi su come tutto ciò sia connesso all’irrompere sulla scena culturale e legislativa dei cosiddetti diritti individuali – non a caso spacciati come diritti civili, ma in realtà scelte soggettive e persino desideri che pretendono di farsi diritti riconosciuti –, a scapito dei diritti della persona nella cornice del bene comune.

Anche in questo orizzonte il tema della libertà religiosa non può essere considerato un diritto residuale rispetto ad altre esigenze dell’umano, ma come la sorgente di ogni diritto autenticamente umano, la verifica del giusto orientamento di una cultura: «Il rispetto di tale diritto è un segno emblematico “dell’autentico progresso dell’uomo in ogni regime, in ogni società, sistema o ambiente” (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 17)» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 155), in quanto a esso si connettono il riconoscimento della dimensione trascendente della persona e la dimensione pubblica della sua esperienza.

         Ho voluto ricordare questo scenario di fondo, su cui oggi la Chiesa e i cristiani sono chiamati a dare testimonianza, per rendere evidente come il nostro impegno debba valicare i limiti di una tradizionale attività pastorale per farsi azione culturale, consapevole e operosa. Ciò che è in gioco oggi è la figura dell’umano e, non a caso, sulla definizione di un “nuovo umanesimo”, fondato sulla persona di Gesù Cristo, si misurerà il 5° convegno ecclesiale nazionale, che verrà celebrato proprio qui a Firenze nel novembre del prossimo anno. La consapevolezza della radicalità delle sfide che siamo chiamati ad affrontare deve motivarci nel rispondere con generosità e lungimiranza alle richieste che ci verranno nei prossimi mesi, anzitutto per una preparazione sui contenuti del convegno, stimolati dalla “traccia” di lavoro che la CEI pubblicherà nelle prossime settimane e che dovrà creare occasioni di riflessione in ogni comunità, ma anche per collaborare a predisporre una cordiale e funzionale accoglienza dei delegati delle Chiese italiane che saranno tra noi, soprattutto, come speriamo, della persona del Santo Padre.

         In questo contesto generale sento di dover accennare anche ad un altro aspetto che ci interroga e chiede coinvolgimento. Mi riferisco all’accoglienza dei numerosi profughi e migranti che giungono nel nostro Paese, sfuggendo a guerre, carestie, forme varie di schiavitù e di privazioni. Non possiamo chiudere il nostro cuore a quanti chiedono di trovare condizioni umanamente accettabili per il futuro loro e dei loro figli. Molto stiamo già facendo, come realtà cattoliche impegnate nell’ambito caritativo e sociale, in collaborazione con le autorità civili. Tutti ringrazio per tale impegno. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che siamo di fronte non a un bisogno passeggero, bensì a una situazione che prospetta tempi lunghi, ancorata alla crescente globalizzazione come pure ai persistenti profondi divari di sviluppo tra le varie zone del mondo. Chiamo tutti a cooperare e a trovare strumenti e modi sempre più adeguati per una risposta che sia efficace nel breve e a lungo tempo.

         Interrogativi e problematicità attraversano anche la vita del nostro territorio. Non sto qui a fare un elenco di doglianze, che ha già sufficiente eco nella comunicazione sociale e nell’agenda delle nostre istituzioni, che lodevolmente si impegnano nel cercare soluzioni. A me interessa piuttosto invitare tutti a uno sguardo di speranza e a una convergenza di sforzi. Lo dico soprattutto a riguardo di quel problema centrale per la nostra società che è il lavoro: da assicurare a tutti, da proporre in forme rispettose della persona e della vita familiare, da presentare come una prospettiva possibile alle nuove generazioni. Non possiamo nasconderci che la città e il suo territorio faticano a riprendere il cammino della crescita economica e del superamento dei problemi sociali, ma non mancano attorno a noi segni di vitalità che dicono quante potenzialità risiedano ancora nella nostra cultura e tra la nostra gente. È un dato questo che ho potuto constatare nel mio percorrere la diocesi per la visita pastorale. Le nostre comunità sono tutt’altro che morte; in esse sono ancora vive tanta genialità e tanta volontà di intrapresa e di lavoro, che vanno raccolte, orientate e sostenute.

La stessa vitalità mi è sembrato di poter scorgere, nel corso della mia visita, anche nella vita pastorale delle nostre parrocchie. Non tutto riesce come vorremmo, ma non mancano fervore e inventiva. Non manca soprattutto un bel legame tra la generosa dedizione pastorale del clero e la risposta di accoglienza ed affetto della gente. Se c’è qualcosa da auspicare è che tanto impegno trovi forme più adeguate ai tempi, in particolare forme più condivise, per non disperdere energie e sminuire i risultati. Senza soffocare la varietà, dovremmo comprendere meglio che essa non ha un nemico in una maggiore comunione, al contrario.

         Ma ben più della visita pastorale, che deve misurarsi con i limiti del vostro pastore e delle risorse, umane e strutturali, della diocesi, la nostra vita ecclesiale si trova oggi sotto il provvidenziale influsso della persona e del ministero pastorale di Papa Francesco. Vogliamo valorizzare al meglio il dono che egli è per la Chiesa, anche per la nostra Chiesa locale. Gli siamo soprattutto grati per l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), che invito a meditare e della quale sollecito l’approfondimento nelle diverse istanze di confronto pastorale parrocchiale, vicariale e diocesano. Lasciamoci interrogare dall’analisi lucida delle “sfide del mondo attuale” (nn. 52-75), dall’esame di coscienza che propone sulle “tentazioni degli operatori pastorali” (nn.76-109), dalle prospettive che delinea per una Chiesa che mostri il volto misericordioso di Dio e sia coraggiosa nell’“uscire” per portare il Vangelo alle periferie dell’umanità (nn. 20-49 e 111-134); raccogliamo la sfida che pone alla nostra predicazione (nn. 135-159); affrontiamo coraggiosamente gli scenari delle dimensioni sociali dell’evangelizzazione, l’inclusione sociale dei poveri e l’edificazione del bene comune e della pace (nn. 177-258).

 

  1. 2.     L’anno pastorale di fronte a noi

         Solo qualche accenno su ciò che ci aspetta nel prossimo anno in prospettiva ecclesiale e pastorale.

Ho già accennato alla preparazione del 5° convegno ecclesiale nazionale e non ritorno su questo impegno, se non per ribadire che esso non riguarda soltanto i delegati della diverse diocesi del Paese, ma l’intera comunità ecclesiale italiana in tutti i suoi membri, tanto più la nostra Chiesa fiorentina che avrà il dono di ospitare l’evento.

Il tema del convegno ecclesiale nazionale ripropone alla nostra attenzione la centralità di favorire la crescita di una mentalità di fede che sia capace di trasmettere all’uomo di oggi, all’immagine che egli ha di sé e del mondo, la verità del Vangelo. Siamo ancora sul fronte dell’incontro tra Vangelo e cultura, su cui nel prossimo anno dobbiamo spenderci ancora di più, come pastori e come comunità. Sappiamo valorizzare le occasioni che ci vengono offerte e siamo creativi nel pensarne di nuove! Tanto per fare un esempio, nessuno di noi potrà mancare alla settimana di aggiornamento teologico e pastorale, che dal 12 al 16 gennaio prossimo ci verrà proposta sul tema del convegno ecclesiale: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Prospettive teologico-pastorali”. Su una medesima prospettiva formativa si pongono gli appuntamenti di spiritualità sacerdotale promossi dalla FIES. E non posso dimenticare l’importanza di illuminare il giudizio sugli eventi che accadono attorno a noi, nel mondo e nel nostro territorio, leggendo e promuovendo la lettura del quotidiano cattolico Avvenire, del settimanale cattolico regionale Toscana Oggi – di cui segnalo alcune prossime novità di impostazione –, come pure l’ascolto e la proposta di ascolto tra la gente delle nostre radio, Radio Toscana e Radio Firenze, anch’esse in fase di innovazione nei programmi.

La diocesi è poi interessata dal proseguimento della visita pastorale, che alla fine di questo mese approda nel vicariato di San Giovanni, interessando le parrocchie e il territorio del centro storico di Firenze di qua d’Arno. Il passaggio del vescovo servirà anche a confermare la recente ridefinizione di parrocchie e rettorie del vicariato, che ora va metabolizzata da preti, diaconi, religiosi e fedeli e va riempita di precise identità e attività pastorali. Il successivo passaggio della visita dovrebbe interessare il vicariato di Sesto Fiorentino – Calenzano.

La dimensione caritativa del cammino pastorale vedrà coinvolta anche quest’anno la nostra Chiesa diocesana a tutti i livelli e nelle sue molteplici articolazioni. Svilupperemo il collegamento ed il coordinamento tra tutte le realtà ecclesiali attive nel servizio di carità e proseguiremo nell’iniziativa di coinvolgere gli operatori della carità nel mandato a tutti gli operatori di pastorale, come segno del loro pieno coinvolgimento nella vita della nostra Chiesa locale. La Caritas diocesana curerà particolarmente la formazione alla testimonianza della carità con proposte mirate per le diverse esperienze parrocchiali (catechisti, giovani, adolescenti post-cresima) e di ambiente (scuole e varie realtà aggregate) e questo con un’attenzione particolare alla preparazione specifica dei temi forti del convegno ecclesiale di Firenze 2015. Non mancherà, anzi crescerà l’attenzione verso le situazioni di povertà e marginalità anche con nuove opere di carità. Si continua nel cammino di attuazione del progetto di “casa della solidarietà” di via Corelli in città e, presso la parrocchia di San Pietro a Varlungo, verrà realizzata una nuova possibilità di accoglienza per l’emergenza freddo. Chiedo a tutti voi opportuna sensibilizzazione in merito e attiva partecipazione alle periodiche richieste che vi verranno comunicate.

 

  1. 3.     Il governo pastorale della diocesi

L’anno pastorale che si è appena concluso ha registrato due eventi importanti per la vita della diocesi.

La nomina, pubblicata a fine gennaio, del rettore del Seminario arcivescovile, mons. Stefano Manetti, a vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza. Gli rinnovo ancora i sentimenti di affetto e di gratitudine personali e di tutta la diocesi per il ministero svolto tra noi, soprattutto per questi ultimi anni in cui ha curato la formazione dei nostri seminaristi, compito svolto con qualità e dedizione ammirevoli.

La sua sostituzione con don Gianluca Bitossi ha raccolto unanime consenso; vi ringrazio per questo conforto offerto alla mia decisione. Ci impegniamo a dare a don Gianluca sostegno e collaborazione; lo accompagniamo con la preghiera nel suo delicato ufficio.

L’altra nomina che ci ha riguardati è stata quella con cui, lo scorso 12 luglio, il Santo Padre ha designato vescovo di Castellaneta il nostro vicario generale e vescovo ausiliare, mons. Claudio Maniago. Mi piace ribadire quanto ho avuto modo di affermare nel notificare la nomina: in essa «possiamo riconoscere la stima, l’affetto e la fiducia di Papa Francesco verso mons. Maniago», ma essa è anche, unitamente alla nomina di mons. Manetti, «un gesto di riconoscimento e valorizzazione della realtà ecclesiale e della qualità del clero dell’arcidiocesi fiorentina». Nei prossimi giorni accompagneremo mons. Maniago nell’ingresso nella sua diocesi, dove continueremo a seguirlo con la nostra preghiera e il nostro affetto. Qui mi preme rinnovargli ancora una volta i sentimenti di gratitudine, miei e della diocesi, per quanto fatto negli anni del suo sacerdozio e del suo episcopato fra noi. Gli sono particolarmente grato per il sostegno che ha dato al mio ministero come arcivescovo di Firenze, in una collaborazione quotidiana in cui ho potuto sperimentare le sue doti umane e spirituali, la sua lettura intelligente dei fatti, la ricchezza della sua visione pastorale, la generosità del suo servizio ecclesiale, la sua sincera e libera amicizia.

Ora si tratta di dare una risposta all’esigenza che il vescovo possa trovare un sostegno al suo compito di governo pastorale della diocesi. Il vescovo, infatti, non è un padrone assoluto del gregge, ma, nel governo, deve trovare forme di partecipazione e di condivisione del suo ministero. Alcune si pongono sul piano del consiglio e dell’illuminazione circa le decisioni che egli deve assumere, e il diritto canonico, sulla scorta della teologia della Chiesa e del ministero episcopale delineata dal concilio Vaticano II, le ha individuate in forme definite: il consiglio presbiterale, il collegio dei consultori, il consiglio pastorale, il consiglio per gli affari economici, le riunioni dei vicari foranei. Si tratta di istanze di ascolto e confronto, del cui parere, in alcuni casi obbligatorio, il vescovo deve avvalersi nel suo ministero.

Ma le stesse fonti dottrinali e giuridiche prevedono che il vescovo debba avvalersi, nel caso del vicario generale, e possa farlo, nel caso dei vicari episcopali, di presbiteri che condividano con lui e sotto di lui la potestà ordinaria nel governo della diocesi, partecipi quindi in senso pieno del suo “munus regendi”. Questo orizzonte permette di vedere il vescovo meno solo nel suo ministero e, senza nulla togliere alla sua responsabilità personale, aperto a una condivisione di esso. Tale orizzonte appare inoltre assumere, proprio in questi ultimi tempi, connotazioni sempre più collegiali, di cui il Santo Padre Francesco offre importanti esempi.

È in questa prospettiva che mi preme dire che l’approccio con cui ho voluto affrontare l’avvicendamento di mons. Maniago non è stato quello di trovare un sostituto, ma quello di offrire al mio ministero un sostegno collegiale, espressione dell’ecclesiologia conciliare di comunione, più vicino all’evolversi della vita della Chiesa in questo nostro tempo, più capace di riflettere i molteplici volti della realtà della nostra diocesi e del nostro presbiterio, per valorizzare la varietà di esperienze e comporle in una più ricca unità.

Mi sono quindi proposto di creare un “consiglio episcopale”, con cui condividere il governo della diocesi, attuando una possibilità prevista dalla legislazione canonica (can. 473, § 4). Il vescovo, dunque, non si affianca solo un vicario generale, ma un gruppo di presbiteri come vicari, con i quali condivide la sua potestà ordinaria in ambiti specifici del suo governo.

Vi illustro ora la composizione del consiglio episcopale che mi affiancherà, con una nomina che vale per un tempo determinato, come previsto dal diritto, e precisamente per i prossimi cinque anni.

Già nella diocesi esiste un vicario episcopale, che sono lieto di confermare, ribadendogli affetto e stima: è mons. Fabrizio Porcinai, “vicario episcopale per gli affari economici”, a cui siamo vicini nelle difficoltà di salute che da qualche tempo lo affliggono. Egli, nel suo ufficio di vigilanza sugli atti che vengono posti nell’ambito dell’amministrazione economica, può avvalersi dell’ottimo lavoro svolto da responsabili e collaboratori dell’economato e dell’ufficio amministrativo diocesano.

Un ambito che ritengo opportuno affidare d’ora in poi a un vicario episcopale è quello del clero. Non perché il vescovo intenda allontanarsi dal suo clero, ma perché, volendolo conoscere e servire al meglio, sento l’opportunità di essere affiancato da qualcuno da cui possa avere informazioni precise sulla situazione dei singoli sacerdoti, negli aspetti personali e pastorali, e mi aiuti a formulare, in dialogo con loro, le decisioni più appropriate per la loro vita e il loro ministero. Solo a chi non conosce la realtà della nostra diocesi potrà sembrare strano che abbia individuato tale figura in un religioso, il cappuccino p. Giovanni Roncari, che so essere vicino a tanti tra i nostri sacerdoti e che conosce come pochi la vita del nostro presbiterio. Già da tempo mi sta aiutando in problemi specifici del presbiterio. Sono certo che troverà tra voi una cordiale e fraterna accoglienza. Sarà lui quindi il “vicario episcopale per il clero”.

Altri due ambiti di condivisione del mio governo mi è sembrato di doverli individuare con riferimento alle problematiche pastorali emergenti. Il primo è costituito dal compito di evangelizzazione e di esercizio del culto: un orizzonte pastorale che chiede oggi spinte innovative, nella saldezza di un chiaro fondamento di fede ma anche con il coraggio lungimirante di entrare in dialogo con le condizioni dell’umanità oggi e delle sue culture. Si tratta non di sostituirsi a strutture e soggetti pastorali tra noi ben presenti e vivi, ma di sostenere, coordinare, proporre nuovi obiettivi, in quella prospettiva missionaria oggi fortemente richiesta dal Santo Padre. Il secondo ambito pastorale individuato è quello dell’impegno sociale e caritativo delle nostre comunità. Su questo la terra fiorentina è ricca di storia, di presenze molteplici e vive, di una sensibilità non comune. Anche in questo caso non si tratta di tendere all’omogeneità e quindi al livellamento; al contrario, mi piace pensare che una funzione di coordinamento, che aiuti a dialogare e a individuare nuovi ambiti di intervento, possa far crescere i singoli soggetti e magari farne nascere di nuovi. Ho deciso di affidare a mons. Andrea Bellandi il settore dell’evangelizzazione e del culto e di nominare mons. Giancarlo Corti “vicario episcopale per l’impegno sociale e il servizio della carità”. Si tratta di due sacerdoti che, per competenza ed esperienza, profilo umano e sacerdotale, godono di larga stima nella diocesi e che, nella specificità del loro percorso personale, possono arricchire nella varietà il consiglio che vado a costituire.

A completare questo quadro resta un settore di governo che ha forse minore evidenza, ma che è decisivo: quello della curia diocesana. Come accade da tempo in alcune grandi diocesi dell’Italia, ho ritenuto opportuno nominare un moderatore della curia, che coordini il lavoro dei diversi uffici, sia riferimento per quanti, come dipendenti o volontari, vi sono impegnati, mi sostenga come consulente giuridico, aiutandomi nell’espletamento delle non poche pratiche giuridico-amministrative, che poi confluiscono in genere negli atti della nostra cancelleria – che profitto per ringraziare del lavoro svolto con cura e precisione –, ma coinvolgono anche altre figure e istanze di cui la diocesi si avvale. Vicario episcopale con funzione di “moderatore della curia” sarà don Wieslaw Olfier, a tutti voi noto per le sicure competenze giuridiche, la vasta esperienza pastorale, le doti umane e lo spessore spirituale.

Come ho già detto, il codice di diritto canonico dà la possibilità al vescovo diocesano di nominare vicari episcopali, che condividano con lui e sotto di lui la potestà di governo nell’ambito loro affidato. Lo stesso codice prevede però come obbligatoria in una diocesi la figura del vicario generale. Nell’impostazione collegiale che ho voluto dare alle mie scelte ritengo che tale figura debba essere individuata tra i vicari che ho designato. Nel contesto di questa struttura collegiale della partecipazione al governo della diocesi, “vicario generale” sarà mons. Andrea Bellandi, il quale, oltre alle attribuzioni affidategli per l’ambito dell’evangelizzazione e del culto, si occuperà quindi anche delle questioni di carattere generale.

Il governo della diocesi si affiderà a forme intense di dialogo e confronto tra il vescovo e i componenti del consiglio episcopale, in forma collegiale. Da tale confronto dovranno emergere i problemi che interessano la vita diocesana e indicazioni per le decisioni che poi spettano alla responsabilità del vescovo. I vicari ne cureranno poi l’esecuzione nei rispettivi ambiti. Tutti – sacerdoti, diaconi, religiosi o laici – potranno avere accesso ai singoli vicari episcopali per l’ambito di competenza di ciascuno, al fine di offrire informazioni, prospettive, richieste di intervento pastorale. Restano infine in vigore le funzioni di supporto all’azione del vescovo proprie dei delegati arcivescovili per i settori loro affidati.

Ringrazio i cinque sacerdoti che d’ora in poi formeranno il consiglio episcopale, per la generosità con cui hanno riposto al mio invito. Li ringrazio anche perché non lasciano il loro attuale impegno pastorale, ma vi aggiungono il nuovo peso che viene loro assegnato per il bene comune. Invito tutti ad accogliere la decisione e le persone che si metteranno al nostro servizio con gratitudine, stima e spirito di collaborazione. Sono grato ovviamente anche alla provincia toscana dei frati cappuccini.

 

  1. 4.     Nomine e trasferimenti nelle parrocchie della diocesi

Come consueto, il nostro incontro autunnale è occasione per rendere pubblici i nuovi incarichi pastorali dei presbiteri, che entreranno in atto con il nuovo anno pastorale.

Prima di comunicare nomine e trasferimenti dobbiamo dire la nostra gratitudine verso i sacerdoti che in questo anno sono tornati alla casa del Padre. La loro memoria resti sempre viva tra noi, come pure fermo deve essere il nostro impegno a farne costante ricordo nella nostra preghiera. Ci aiuta in questo il supporto di memoria giornaliero recentemente attivato dal nostro servizio informatico. Dal settembre 2013 a oggi hanno concluso il loro ministero su questa terra per l’incontro con il Padre celeste don Cesare Mazzoni, don Dino Falagiani, don Odero Nannicini, mons. Elio Morozzi, don Costante Bianchi, don Otello Caponi, don Bruno Cirano Spalletta, don Domenico Mennuti, don Benito Caldini, don Alvaro Guidotti.

I nuovi presbiteri quest’anno sono stati sei: don Claudio Baldini, don Renato Barbieri, don Pierre Mvubu Babela, don Maurizio Pieri, don Marco Salvadori, don Silvio Zannelli. Guardando all’attuale composizione del nostro Seminario, questo è l’ultimo anno con un numero ancora consistente di ordinazioni. Ringraziamo il Signore per quanto ci ha donato negli ultimi anni, ma sentiamoci anche impegnati a ravvivare l’attenzione alle vocazioni al sacerdozio nelle nostre comunità per il futuro, con la preghiera e con la proposta e l’accompagnamento vocazionale.

E ora i trasferimenti e le nomine che andranno in vigore nei prossimi giorni.

         Vicariato di Antella – Ripoli – Impruneta: don Gianni Castorani sarà vicario parrocchiale di S. Maria a Quarto di Ripoli.

         Vicariato di Campi Bisenzio: a seguito del trasferimento di don Stefano Pieralli, don Alessandro Marsili diventa vicario parrocchiale a S. Andrea a San Donnino e S. Donnino a Campi Bisenzio; nell’anno di diaconato Gabriele Falci presterà servizio nelle parrocchie di S. Stefano e del Sacro Cuore a Campi Bisenzio.

         Vicariato di Empoli – Montelupo: don Mario Costanzi, finora vicario parrocchiale di S. Martino a Pontorme e S. Maria a Cortenuova, torna nella sua diocesi di Siena e viene sostituito da don Valerio De Vita.

         Nessun cambiamento si registra nel Vicariato di Firenzuola.

         Vicariato del Mugello Est: dopo il ritorno in patria di don Marcin Jaroslaw Zielinski, vicario parrocchiale di S. Giovanni Battista a Vicchio sarà don Marco Salvadori; don Gianni Castorani e don Ivan Ćapalija lasciano S. Lorenzo a Borgo San Lorenzo, dove vicario parrocchiale è nominato don Pierre Mvubu Babela.

         Vicariato del Mugello Ovest: don Stefano Ulivi prende il posto di don Leonardo Guerri e don Simone Pifizzi e sarà unico parroco delle parrocchie di S. Silvestro a Barberino di Mugello, S. Jacopo a Cavallina e S. Michele a Montecarelli; da questa unità pastorale viene trasferito anche p. Joseph (Giovanni) Vazhuthanapally e, al suo posto, viene nominato vicario parrocchiale don Marco Paglicci.

         Vicariato di Pontassieve: don Jozef Budzinski viene trasferito ed è sostituito come parroco di S. Giovanni Battista a Remole (alle Sieci) da don Stefano Pieralli; don Simone Pestelli, anch’egli trasferito, è sostituito come parroco di S. Jacopo al Girone da don Lorenzo Paolino.

         Vicariato di Porta alla Croce: al Sacro Cuore a Capodimondo don Stefano Ulivi, trasferito, viene sostituito come parroco da don Simone Pifizzi, che avrà come vicario parrocchiale don Joseph Vazhuthanapally, in sostituzione di don Antonio Gramigni; a S. Maria a Coverciano, al posto del parroco don Aldo Menichetti, andrà don Leonardo Guerri; don Renzo Corti, in considerazione dell’età e delle condizioni di salute, si ritira da parroco di S. Michele a Rovezzano ed è sostituito da don Michele Pes; don Antonio Ferrara, nella parrocchia di S. Pietro a Varlungo, avrà la collaborazione dei Padri Comboniani.

Vicariato di Porta al Prato: don Silvio Zannelli prende il posto di don Marco Paglicci come vicario parrocchiale a S. Jacopino; don Renato Barbieri viene nominato vicario parrocchiale a S. Maria a Peretola; dopo la nomina di don Gianluca Bitossi a Rettore del Seminario Arcivescovile, don Simone Pestelli sarà il nuovo parroco di S. Maria Ausiliatrice a Novoli, e tra i suoi collaboratori avrà anche don Tomasz Korszun; nella parrocchia di S. Martino a Brozzi don Jozef Budzinski sostituisce don Luigi Bartoletti, il quale assume l’incarico di cappellano presso l’Ospedale Pediatrico Meyer.

Vicariato di Porta Romana: la parrocchia della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo alla Nave a Rovezzano viene affidata a don Brunetto Fioravanti; a S. Frediano in Cestello, il parroco don Cristian Meriggi avrà come collaboratore don John Roy Kanchirathummoottil.

Vicariato di Porta San Frediano: a S. Angelo a Legnaia va come vicario parrocchiale don Simone Nencioni; nella parrocchia del SS.mo Nome di Gesù ai Bassi presterà servizio come collaboratore don Alessandro Clemenzia.

Vicariato di Rifredi: a seguito del trasferimento di don Simone Nencioni, vicario parrocchiale di S. Stefano in Pane viene nominato don Antonio Gramigni.

Vicariato di San Casciano – Montespertoli – Tavernelle: nella parrocchia di S. Andrea a Montespertoli vicario parrocchiale sarà don Maurizio Pieri.

Vicariato di San Giovanni: la parrocchia dei SS. Apostoli e Biagio viene affidata ai Legionari di Cristo, amministratore parrocchiale ne sarà p. Lorenzo Curbis e vicario parrocchiale p. Manuel Álvarez Vorrath; la rettoria dei SS. Michele e Gaetano è assegnata all’Istituto di Cristo Re e Sommo Sacerdote, con rettore il can. Federico Pozza.

Vicariato di Scandicci: don Brunetto Fioravanti lascia la guida della parrocchia di S. Maria a Scandicci, dove viene nominato parroco don Aldo Menichetti; tra i suoi collaboratori, al posto di don Lorenzo Paolino, avrà don Jean Denis Nswete Nsalien, il quale sarà anche amministratore parrocchiale di S. Martino alla Palma; nuovo parroco nella parrocchia di S. Vincenzo a Torri sarà don Luca Carnasciali.

Vicariato di Sesto Fiorentino – Calenzano: don Bineesh Mankottil rientra in patria e viene sostituito da don Claudio Baldini come vicario parrocchiale a S. Niccolò a Calenzano.

Vicariato delle Signe: don Davide Mazzoni, finora vicario parrocchiale a S. Giovanni Battista e S. Lorenzo a Signa, va in missione in Ungheria con le Comunità neocatecumenali, ed è sostituito da don Ivan Ćapalija.

Non ci sono cambiamenti nel Vicariato della Valdelsa Fiorentina.

Don Alessandro Clemenzia seguirà come tutor negli studi teologici i seminaristi del nostro Seminario arcivescovile. Approfitto per comunicare che il nostro Seminario, che già ospita durante la settimana i seminaristi delle diocesi di Pistoia e San Miniato, a partire da quest’anno accoglierà anche i seminaristi del Seminario regionale di Siena, che raccoglie le diocesi della metropolia di Siena: Siena, Grosseto, Massa Marittima-Piombino, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Nell’ultimo anno questi sono stati gli avvicendamenti di parroci nelle parrocchie affidate a istituti religiosi: da fine ottobre dello scorso anno, cessato di essere parroco a S. Trinita il vallombrosano p. Antonio Germano Brogi, lo ha sostituito il confratello p. Luigi (Gabriele) Consalvi; all’inizio di novembre del 2013 il p. Rosario M. Sammarco, francescano dell’Immacolata, ha preso il posto di p. Serafino M. Lanzetta come parroco di Ognissanti; a fine novembre, sempre dell’anno scorso, il p. Alfonso Fressola, domenicano, è subentrato a p. Antonio Cocolicchio come amministratore parrocchiale di San Marco a Firenze; nello stesso mese il p. Umberto Rufino ha cessato il suo incarico di amministratore parrocchiale di S. Maria Maggiore, ed è stato sostituito dal confratello camilliano p. Jean Baptiste Ouedraogo; da ultimo, a partire da questo mese di settembre p. Edoardo Biotti, guanelliano, cessa il suo servizio di parroco del Corpus Domini al Bandino, sostituito dal confratello p. Antonio De Masi.

Tra i religiosi che collaborano come vicari nelle parrocchie della diocesi, questi i cambiamenti: dalla metà di settembre del 2013 p. Gianluca Spione, salesiano, è vicario parrocchiale alla Sacra Famiglia; dalla fine di novembre del 2013 nuovo vicario parrocchiale a S. Maria a Ripa a Empoli è il carmelitano p. Teodosio Martinho; dall’inizio del dicembre scorso vicario parrocchiale a Santa Maria Novella è p. Antonio Idda, domenicano; don Pietro Pagotto, salesiano, è vicario parrocchiale a S. Maria Madre della Chiesa a Torregalli dal primo gennaio di quest’anno; presso gli oblati giuseppini d’Asti nella parrocchia di S. Giuseppe Art. a Sesto Fiorentino dalla fine di settembre di quest’anno sarà vicario parrocchiale p. Francis Tenson Chalona; dalla stessa data don Vincenzo Giannuzzi, dei missionari del Preziosissimo Sangue, sarà vicario parrocchiale nella parrocchia affidata a questo istituto religioso a Firenze; ancora a partire dalla stessa data p. Roberto Benamati, dei frati minori, sarà vicario parrocchiale a San Francesco a Firenze.

Saluto e ringrazio i sacerdoti di altre diocesi che hanno operato pastoralmente tra noi come “fidei donum” o che abbiamo ospitato come studenti e che tornano nelle proprie diocesi di origine.

Tra i sacerdoti che in qualità di “fidei donum” hanno contribuito alla vita pastorale delle nostre parrocchie tornano alle loro diocesi: don Mario Costanzi (arcidiocesi di Siena, finora a S. Martino a Pontorme); don Salvatore D’Amicis (arcidiocesi di Taranto, finora a S. Vincenzo a Torri); don Destin Mouene Ndzorombe (diocesi di Owando, Repubblica del Congo, finora a S. Maria a Fibbiana); don Paul Nzinga N’Ditu (diocesi di Boma, Repubblica Democratica del Congo, finora ai SS. Pietro e Lucia a Tavarnelle).

Avendo completato i loro studi sono tornati o stanno per rientrare nelle loro diocesi di origine i seguenti sacerdoti stranieri, della cui collaborazione si sono avvalse alcune nostre parrocchie, o settori pastorali, durante la loro permanenza presso la nostra Facoltà teologica: don Edjrosse Antoine Akpagnonite (diocesi di Atakpamé, Togo, finora a S. Bartolo a Cintoia); don Valentine Bernard Chilega (diocesi di Morogoro, Tanzania, finora assistente in alcune cliniche fiorentine); don Bineesh Mankottill Jose (arcieparchia di Kottayam dei Siro-Malabaresi, India, finora a S. Niccolò a Calenzano); don Jean Claude Mvondo (diocesi di Mbalmayo, Camerun, finora a S. Maria a Quarto di Ripoli); don Raoul de Dieu Ngamuki Ikuma (diocesi di Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, finora a S. Croce a Quinto): don Alphonse Onema Ethoyi (diocesi di Mweka, Repubblica Democratica del Congo, finora al Corpus Domini al Bandino).

Auguriamo una proficua esperienza nella nostra diocesi ai sacerdoti stranieri che vengono tra noi per servizio pastorale. Per ora abbiamo la segnalazione di un solo sacerdote: don Antoine Koka N’Ditu (diocesi di Boma, Repubblica Democratica del Congo).

Ecco, infine, i sacerdoti che, provenienti da altri paesi, ospiteremo per i loro studi di specializzazione e che verranno a vivere nelle nostre comunità parrocchiali: don Antoninus Somi Tantan e don Cyprian Toh Diang (arcidiocesi di Bamenda, Camerun); don Antony Maria Devanesan (arcidiocesi di Madras e Mylapore, India); don Clement Ndaye Tshimbalanga (arcidiocesi di Kananga, Repubblica Democratica del Congo).

Le destinazioni di questi sacerdoti verranno definite nelle prossime settimane, come anche alcuni cambiamenti nelle assegnazioni di quanti già sono tra noi e la cui convenzione è ancora in atto.

Concludo ringraziando quanti hanno ricevuto un nuovo incarico pastorale. Le esigenze della diocesi mi hanno chiesto di staccarli da luoghi e persone a loro cari, comunità in cui hanno vissuto esperienze che hanno segnato le loro vite. Ogni trasferimento comporta sofferenze, per i sacerdoti e per i fedeli. Ma il governo di una diocesi deve rispondere a molteplici esigenze tra loro connesse e tutti siamo chiamati a un servizio pieno di dedizione.

Tra gli avvicendamenti dei nostri sacerdoti, mi piace sottolineare quelli che riguardano don Brunetto Fioravanti e don Luigi Bartoletti: la consapevolezza che l’avanzare dell’età non rende più possibile il governo di parrocchie di notevole peso pastorale, peraltro dopo un lungo periodo di permanenza in esse, li ha giustamente indotti a mettere a disposizione gli incarichi; ma, essendosi lodevolmente resi disponibili per un eventuale incarico pastorale meno oneroso, hanno trovato una nuova collocazione pastorale, dimensionata sulle loro forze e che mi ha permesso di coprire, finché sarà loro possibile, alcune necessità della diocesi. Non sono i primi a farlo e auspico che non siano gli ultimi. Li ringrazio di cuore.

Formulo un vivo augurio per quanti hanno avuto una nuova nomina e chiedo a tutti per loro il sostegno della preghiera; l’augurio e la preghiera accompagnino anche quanti continuano il ministero nelle mansioni a suo tempo loro affidate.

Tutti incoraggio affettuosamente, nella certezza di poter contare sulla vostra generosità pastorale e sulla disponibilità alla comunione con il vescovo e con tutto il presbiterio. Vi rinnovo la mia profonda gratitudine.

Maria Ss.ma Annunziata e tutti i nostri Santi e Beati fiorentini, con la loro intercessione, veglino su di noi.

 

Firenze, 10 settembre 2014

Giuseppe card. Betori

Arcivescovo di Firenze