Vescovi Toscani
Lasciatevi riconciliare. Lettera per la Quaresima 2003 di mons. Luciano Giovannetti
Lettera per la Quaresima 2003 del vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti
Chiamandoci alla conversione, infatti, il Signore Gesù ci chiama a ri-conoscere la nostra condizione di fragilità e di peccato, a prendere atto del-la nostra umanità radicalmente bisognosa della sua grazia: «senza la tua forza canta la sequenza di Pentecoste nulla è nell’uomo, nulla senza colpa». Ma, come affermavo nella Lettera pastorale per l’Avvento 2002, e come ci è stato ampiamente illustrato durante l’ultimo corso diocesano di aggiornamento a Loppiano, una delle caratteristiche dell’uomo nuovo creato dai mezzi di comunicazione sociale è, spesso, proprio l’incapacità a ri-conoscersi limitato. Egli, infatti, è profondamente segnato da quell’individualismo radicale che rende i nostri contemporanei sempre più insofferenti nei confronti di qualsiasi discorso che metta in dubbio la loro autono-mia e le loro singole capacità.
Questo uomo mediatico e del tutto autosufficiente sembra non sentire il bisogno di ricevere il perdono e la riconciliazione da parte di Dio e non di rado potrà considerare superfluo se non addirittura offensivo l’invito che la Quaresima ci rivolge alla conversione. E se nessuno di noi può dire di riconoscersi in pieno in questo atteggiamento di indifferenza e di radicale au-tonomia nei confronti di Dio, questo non esclude il pericolo di esserne, in qualche modo, condizionati e influenzati. Fino a che punto, dunque, questo modello di uomo provoca oggi anche la mentalità dei cristiani, attraverso la presenza invasiva e pervasiva che i mezzi di comunicazione sociale stabili-scono nella nostra vita quotidiana? In che misura siamo consapevoli del nostro stato di fragilità e di frattura rispetto al progetto originario di Dio? Fino a che punto, in altre parole, riconosciamo l’assoluta unicità della salvezza portata da Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini?
È questo, in effetti, il senso dell’accorato appello della seconda lettera di san Paolo ai Corinzi che ascoltiamo nella liturgia del Mercoledì delle Ceneri: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20.). Paolo non sta chiedendo di assumere un atteggiamento di benevolenza nei confronti di Cristo, quasi che l’efficacia dell’azione del Signore Gesù dipendesse dalla buona disposizione nei suoi confronti. L’appello di Paolo è assai più profondo e radicale: egli sta invitando i Corinzi ma anche ognuno di noi a riconoscere la nostra lontananza da Dio, il nostro stato di peccatori bisognosi della salvezza e dunque disposti ad aprirci all’amore di Dio manifestato in Cristo.
È l’appello di Dio risuonato già innumerevoli volte, nel corso della storia della salvezza, attraverso la predicazione dei profeti. È l’appello alla piena e definitiva riconciliazione che, come scrive l’autore della lettera agli Ebrei, Cristo stesso è venuto a rinnovare e a stabilire (Cfr. Eb 1,2.): con la venuta di Gesù, infatti, la promessa della nuova ed eterna alleanza si avvera, e la conversione non è più soltanto uno sforzo umano, ma la risposta al principio interiore dello Spirito donatoci dal Padre per mezzo del Figlio.
Il sacro tempo della Quaresima è allora un’occasione particolarmente preziosa per riscoprire il senso e il valore della nostra iniziazione cristiana, attraverso la quale ognuno di noi è stato inserito nella nuova creazione inaugurata da Cristo. Questa riscoperta è tanto più necessaria dal momento che il Battesimo non è un gesto magico, ma ha bisogno di essere costantemente alimentato e sviluppato, accogliendo in noi l’offerta di Cristo il quale «è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2Cor 5,15).
Ci troviamo oggi davanti a una realtà sociale, culturale e spirituale che continua a inviare segnali contraddittori, in cui la pace e la giustizia restano ancora valori non universalmente riconosciuti, e dove anche la comunità cristiana sembra non riuscire a elaborare modelli di vita fedeli alla novità di Cristo. Non dobbiamo aver paura di riconoscere, in tutto questo, le dolorose conseguenze del peccato radicale, la cui natura più profonda sta preci-samente nell’opposizione a Dio e al suo progetto. È quanto suggerisce il racconto della disobbedienza dei progenitori narrata nel libro della Genesi: una separazione da Dio che dà origine, per sua stessa causa, a una drammatica separazione anche tra i due primi esseri umani, Adamo ed Eva, così come tra loro e il giardino in cui Dio li aveva collocati.
Tentando di individuare una possibile struttura all’interno di questo dinamismo del peccato, è possibile indicare quattro scismi che da sempre minacciano l’integrità del progetto originario di Dio: la separazione da Dio, da noi stessi, dai nostri fratelli e dal mondo. Scismi tra loro intimamente dipendenti, e per scongiurare i quali il Signore stesso ci ha insegnato a pregare con le parole del Padre nostro. L’invito paolino a lasciarci riconciliare con Dio ci interpella dunque in un cammino di riconciliazione ampio e globale, che vorrei ripercorrere sinteticamente con voi nei suoi quattro momenti, facendo di ognuno di essi, idealmente, una tappa degli «esercizi spirituali» della Quaresima di quest’anno.