Vescovi Toscani
Formazione dei preti: servono nuovi percorsi
La Conferenza episcopale toscana, nei giorni 31 marzo e 1º aprile, si è riunita a Lecceto (Firenze) per l’assemblea primaverile. Il presidente mons. Alessandro Plotti ha aperto i lavori riferendo sui lavori dell’ultimo Consiglio permanente della Cei.
1. I Vescovi della Toscana, in primo luogo, sono tornati ad esprimere unanimemente la loro convinta e totale adesione al forte e motivato «no» alla guerra ripetuto quasi ogni giorno da Giovanni Paolo II. Con pari convinzione accolgono e ripropongono alle loro comunità il suo insegnamento sulla pace e sulla necessità di una giustizia globale e di un ordinamento internazionale che superi decisamente – come Egli ha scritto nel suo messaggio del 1º gennaio scorso – l’attuale disordine nei rapporti fra le nazioni e gli stati. Per questo, in fedeltà alla loro missione e non per calcoli di parte i Vescovi chiedono a tutti i cattolici, qualunque sia la loro tendenza politica, di prendere coscienza del magistero del Papa e della Chiesa in tema di pace e di guerra, così come quello in tema di vita, famiglia, libertà religiosa e civile, lavoro, giustizia, sussidiarietà a tutti i livelli della convivenza umana.
2. Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, accompagnato dal vicepresidente Angelo Passaleva ha incontrato i Vescovi. Nel corso dell’incontro è stata espressa la comune partecipazione al dramma che si sta vivendo con la guerra in Iraq e le sue conseguenze disumane sulla popolazione civile. Il presidente della Regione e la Cet hanno provveduto poi al rinnovo delle intese sulla valorizzazione dei beni culturali di interesse storico e religioso, appartenenti a istituzioni ecclesiastiche, e alla disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero pubbliche. Martini e i Vescovi hanno infine convenuto di ampliare forme di coordinamento sulla cooperazione internazionale e occasioni di riflessione comune sul modello di welfare toscano.
3. La Cet ha messo poi all’ordine del giorno l’importante questione della formazione permanente del clero e degli operatori pastorali riflettendo sulla relazione di mons. Giulio Cirignano della Facoltà teologica dell’Italia centrale e ascoltando la relazione di mons. Diego Coletti, vescovo di Livorno, sul recente convegno dei seminaristi delle diocesi toscane. Con molta attenzione è stata colta dai Vescovi la dimensione di novità presente in tale prospettiva. Si tratta infatti di passare dal piano del semplice, frammentario, aggiornamento a quello più completo della formazione continua che comprende la dimensione intellettuale, ma anche la capacità di rielaborare il proprio bagaglio culturale nel confronto con il contesto concreto della vita pastorale, con le domande che vengono dalla realtà, inglobando in tale formazione la dimensione spirituale e umana oltre che quella della competenza teologica. I Vescovi non si sono nascosti la complessità inevitabile in ogni processo di innovazione della pratica e del modo di pensare. Nondimeno l’urgenza di offrire ai sacerdoti e agli operatori pastorali l’occasione di tenere sotto controllo la propria formazione umana, spirituale e culturale, attraverso una opportuna varietà di percorsi, ha prevalso sugli aspetti di difficoltà. Proprio per impostare in maniera adeguata la questione, l’assemblea della Cet ha deciso di dar vita ad un piccolo gruppo, formato da diverse competenze (un esponente della Facoltà teologica, un sacerdote rappresentante della Commissione presbiterale regionale, un Vescovo, un esperto di formazione permanente) con il compito di approfondire la natura, gli obiettivi, le modalità della formazione permanente, da cui far discendere, poi coerenti proposte calibrate alle diverse esigenze dei destinatari.
4. In vista del Convegno regionale promosso per il 28 aprile dalle Commissioni per il clero e la vita consacrata, i Vescovi hanno dedicato un’approfondita riflessione alla presenza delle persone consacrate e delle loro comunità nelle diocesi toscane. Hanno sottolineato la loro importanza essenziale per la vita e la missione evangelizzatrice delle chiese particolari. Hanno messo in risalto soprattutto il valore della fedeltà al carisma del fondatore, della comunione fraterna, della formazione permanente. Hanno auspicato una collaborazione intensa e assidua con le realtà diocesane e tra i religiosi stessi.