Vescovi Toscani
Luciano Giovannetti: «Ecco la tua Madre»
Invito alla devozione mariana nell’anno del Rosario
Carissimi fratelli e sorelle,
la luce di Cristo abita nei cuori di coloro che amano Dio e ascoltano la sua Parola. Come insegna il salmo, è la luce di Dio a condurci verso la pienezza della rivelazione e della comunione con Lui: «alla tua luce, vediamo la luce!»[1]. Così, la Chiesa tutta cammina «nella luce di Cristo», per ricevere da lui la pienezza della vita e della verità. È questo il significato delle grandi liturgie della Settimana Santa e del Triduo pasquale, è questo il mistero che la Chiesa celebra lungo il tempo di Pasqua, in cui si rinnova l’incontro del Cristo risorto con i suoi discepoli.
1. Maria, modello di sequela e di ascolto
In questo pellegrinaggio di salvezza, da sempre la comunità cristiana ha sperimentato la guida e la compagnia della Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, e a lei ha guardato e guarda come a un modello perfetto di sequela e di ascolto. Come scriveva papa Paolo VI, «la riflessione della Chiesa contemporanea sul mistero del Cristo e sulla sua propria natura l’ha condotta a trovare, alla radice del primo e a coronamento della seconda, la stessa figura di donna: la vergine Maria, madre appunto di Cristo e madre della Chiesa. E l’accresciuta conoscenza della missione di Maria si è tramutata in gioiosa venerazione verso di lei e in adorante rispetto per il sapiente disegno di Dio, il quale ha collocato nella sua famiglia la Chiesa , come in ogni focolare domestico, la figura di donna, che nascostamente e in spirito di servizio veglia per essa e benignamente ne protegge il cammino verso la patria, finché giunga il giorno glorioso del Signore»[2]. Nell’Anno che il papa Giovanni Paolo II ha voluto dedicare alla preghiera del Santo Rosario, desidero rivolgere a tutta la comunità ecclesiale un particolare e fervente invito a riscoprire e valorizzare la devozione mariana. In essa, infatti, i fedeli possono trovare una via eletta proprio per compiere il pellegrinaggio verso il volto di Cristo che è al centro del mistero cristiano.
2. «Ecco la tua madre»
Con queste parole, presentando la Madre al discepolo amato ai piedi della Croce, il Signore Gesù inaugura il tempo nuovo della Chiesa e della missione che la Vergine Maria è chiamata ad assumervi. Sul Calvario, nel momento supremo dell’offerta del Figlio, la Madre sta in piedi, in tutta la grandezza della sua fede e della sua adesione al mistero di salvezza: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala»[3]. E rivolgendosi a lei con l’espressione solenne e universale donna «Donna, ecco il tuo figlio!»[4] Gesù porta a compimento la profezia contenuta nel libro della Genesi. Come la prima donna fu la madre di tutti i viventi[5], solidali con lei nel peccato, d’ora in poi Maria, nuova Eva, sarà madre di tutti gli uomini. Quella donna, destinata fin dall’inizio a schiacciare la testa del serpente, riceve ora una missione universale, che la colloca al centro della storia della salvezza: sul Calvario, la comunità cristiana scopre di avere una madre che è modello e guida verso l’incontro con la persona di Gesù.
Maria è misteriosamente associata all’ora del Figlio, l’ora della Croce. A Cana di Galilea, è proprio la preghiera e la fede della Madre, «la prima dei credenti»[6], ad anticipare l’ora in cui, mediante il primo dei suoi segni, Gesù apre alla fede il cuore dei suoi discepoli. E, ancora una volta, Maria è qui indicata come la donna per eccellenza, attraverso la quale la salvezza viene comunicata al mondo: «Donna, non è ancora giunta la mia ora»[7]. Colei cui Dio ha affidato lo straordinario compito di portare in grembo e di dare alla luce il Salvatore del mondo è indissolubilmente associata all’opera della redenzione: Maria è nostra madre perché ci mostra e ci apre l’intimità con il Figlio Gesù Cristo, perché ci insegna a vivere di fede, perché non cessa di intercedere per noi come nostra avvocata.
3. «E il discepolo la prese nella sua casa»
Nel gesto del discepolo amato che prende Maria nella sua casa, tra i suoi tesori più preziosi e nella propria eredità, è significato e quasi sintetizzato l’atteggiamento di tutti i discepoli del Signore. Da sempre, infatti, i cristiani hanno preso con sé la Vergine Madre di Dio. Lo hanno fatto e continuano a farlo particolarmente con la devozione mariana, attraverso la quale essi custodiscono filialmente la presenza della Madre nella propria vita di fede e la alimentano attraverso l’ascolto della parola di Dio, la vita liturgica e la pietà popolare.
La devozione mariana ha, infatti, una triplice identità. Essa è prima di tutto biblica: come scriveva Paolo VI, «la Bibbia, proponendo in modo mirabile il disegno di Dio per la salvezza degli uomini, è tutta impregnata del mistero del Salvatore e contiene anche, dalla Genesi all’Apocalisse, riferimenti a colei che del Salvatore fu madre e cooperatrice»[8]. La donna della Genesi, la cui stirpe si oppone a quella del serpente, richiama la donna dell’Apocalisse, coronata di dodici stelle, contro la quale il drago non ha più alcun potere[9]. E tuttavia, come scrive ancora il papa, l’impronta biblica della nostra devozione mariana non deve limitarsi a un diligente uso di testi e simboli: «essa esige, soprattutto, che il culto della Vergine sia permeato dei grandi temi del messaggio cristiano, affinché, mentre i fedeli venerano colei che è sede della Sapienza, siano essi stessi illuminati dalla luce della divina Parola e indotti ad agire secondo i dettami della Sapienza incarnata»[10].
La devozione mariana è poi tipicamente liturgica. Non solo, infatti, il calendario liturgico riserva alla Vergine Maria alcune solennità e feste in cui in modo tutto particolare rifulge la sua figura e la sua missione: dalla Presentazione di Gesù al Tempio dall’Annunciazione del Signore, dalla Visitazione di Maria alla solennità dell’Assunzione nel cuore dell’estate, alla Natività di Maria l’8 settembre. Ma soprattutto, è il ritmo stesso dell’anno liturgico a fare costante riferimento alla Madre di Dio: nel Tempo di Avvento e di Natale, in cui la celebrazione della venuta del Salvatore è anche costante e fervida memoria di colei che lo accolse nel suo grembo e lo generò alla vita; nella Quaresima e nel Tempo di Pasqua, in cui la comunità cristiana guarda a Maria come a un modello di fede e di ascolto, ma anche come alla prima testimone della risurrezione del Figlio e a colei che, ricolma di Spirito Santo, condivide e, in certo modo, anima la preghiera dei discepoli nel Cenacolo. Né va dimenticata la sobria ma così importante memoria di santa Maria in sabato che si inserisce sapientemente nel ritmo del Tempo ordinario. Anche i continui riferimenti a Maria contenuti nella Liturgia delle Ore e nelle celebrazioni dei sacramenti sono una conferma di come la liturgia cristiana abbia da sempre riconosciuto a Maria «il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale santa Madre di Dio e alma cooperatrice del Redentore»[11].
La devozione mariana è anche una devozione popolare. Il popolo cristiano, infatti, da sempre si rivolge con singolare spontaneità e confidenza alla Vergine Madre di Dio, riconoscendo in lei quel volto di Madre che comprende e accoglie le nostre richieste e le nostre suppliche. Per questo, le immagini di Maria fioriscono ovunque nei luoghi della nostra vita quotidiana: sulle pareti delle nostre case, nei Tabernacoli posti lungo le strade, nei piccoli e grandi santuari mariani che costellano anche il territorio della nostra diocesi. Penso, in particolare, alle venerate immagini della Madonna Primerana, a Fiesole, e a quella della Basilica di Maria SS. delle Grazie a S. Giovanni Valdarno, nata come affresco posto sulla porta della città e ora divenuta cuore del nostro Santuario mariano diocesano. A questi santuari, come a quelli eretti nei luoghi in cui la Vergine Maria è apparsa per manifestare in modo diretto la sua sollecitudine di Madre, ovvero dove ha lasciato un segno fecondo di grazie e di favori da Lourdes a Fatima, da Loreto a Pompei , il popolo cristiano ama recarsi in pellegrinaggio, ripetendo il gesto che fece di Maria la prima pellegrina all’indomani della visita dell’angelo a Nazareth.
4. Il Rosario, preghiera cristologica e mariana
Ideale ponte tra le tre dimensioni della devozione mariana, il Santo Rosario, preghiera mariana per eccellenza, fonde insieme in modo mirabile le prospettive biblica, liturgica e popolare. Esso, infatti, è in primo luogo preghiera autenticamente cristologica. Come ha scritto il papa Giovanni Paolo II nella sua recente lettera ad esso dedicata, «il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico Con esso, il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore»[12]. È questo il significato dei misteri che meditiamo recitando l’Ave Maria: anche l’introduzione dei nuovi Misteri della luce non è altro che un invito a fare della recita del Santo Rosario un’occasione particolarmente propizia per penetrare sempre più nel mistero della vita di Cristo.
Alla scuola di Maria, la comunità cristiana impara a volgere la propria attenzione alla rivelazione che si compie con «eventi e parole intimamente connessi»[13]: impara ad ascoltare la parola di Dio e a contemplare le opere meravigliose da Dio compiute. La rivelazione cristiana, infatti, non è soltanto una serie di precetti, una legge scritta e immutabile, ma anche e soprattutto un rapporto vivo con una persona che è Gesù Cristo. Recitare con devozione e impegno il Santo Rosario significa allora imparare a stare con Lui, conoscerlo in profondità, non stancarci di incontrarlo e di tornare continuamente ad ascoltarlo.
Nel Rosario, il nostro rimanere con Cristo assume una fisionomia tutta mariana. Come scrivevo nella Lettera pastorale per l’Avvento 2002, con la preghiera del Rosario, «noi contempliamo Cristo luce del mondo con gli occhi luminosi di Maria»[14]. E davvero, come lo definisce autorevolmente il Papa, il Santo Rosario «non è che un metodo per contemplare»[15] e per contemplare particolarmente i misteri della vita e dell’opera di Cristo. Un metodo semplice ma che, nella sua essenzialità, intreccia insieme tutti gli elementi che sostengono la nostra contemplazione del volto del Signore: l’enunciazione del mistero e la relativa lettura di un brano della Sacra Scrittura, il Padre nostro, preghiera cristiana per eccellenza, la ripetizione delle dieci Ave Maria, il Gloria, il silenzio che ritma costantemente la preghiera, la forma responsoriale grazie alla quale, quando lo si recita comunitariamente, il Rosario ci insegna ad accordare la nostra preghiera su un ritmo comune. Valorizzare ognuno di questi elementi, anche facendo tesoro delle indicazioni che il Papa ha inserito nella sua lettera dedicata al Rosario, potrà aiutarci a fare della nostra recita quotidiana del Rosario un’autentica scuola di preghiera cristiana e cristologica, e a coniugarla sempre più con i problemi e gli interrogativi della nostra vita quotidiana.
Invito dunque personalmente ognuno di voi, nella propria casa, nei santuari, nelle chiese parrocchiali, nelle comunità cristiane, a prendere in mano la Corona del Santo Rosario e a unire la propria preghiera a quella di milioni di persone che si rivolgono a Maria per contemplare il volto di Cristo. Lo potremo fare particolarmente durante il prossimo mese di maggio, tradizionalmente caratterizzato dalla devozione alla Vergine Maria, così come in ottobre, mese missionario e tipicamente dedicato al Santo Rosario.
5. «Fate quello che vi dirà»
Alla scuola di Maria, la comunità cristiana è poi chiamata a mettere in pratica quanto ha contemplato. È quello che la Madre di Dio dice ai servi a Cana di Galilea, e che ripete oggi a noi con forza, invitandoci ad ascoltare la parola di Dio e a compierla nella vita di ogni giorno. Come ha scritto ancora Giovanni Paolo II, «la funzione che Maria svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo. La rivelazione, che nel Battesimo al Giordano è offerta direttamente dal Padre ed è riecheggiata dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca, e diventa la grande ammonizione materna che Ella rivolge alla Chiesa di tutti i tempi: Fate quello che vi dirà»[16].
Senza questa costante e generosa attuazione della parola di Dio nella nostra vita, il nostro cristianesimo resterebbe solo un’aspirazione astratta e vaga e non farebbe di noi annunciatori credibili ed efficaci dell’amore e della luce di Cristo. Le parole di Maria a Cana, allora, sono molto più che non il desiderio di porre rimedio a un disagio conviviale: «nella prospettiva del quarto evangelo, esse sono come una voce in cui sembra riecheggiare la formula usata dal popolo di Israele per sancire l’alleanza del Sinai, o per rinnovarne gli impegni, e sono anche una voce che mirabilmente si accorda con quella del Padre nella teofania del monte Tabor: Ascoltatelo!»[17].
6. Invocare la pace pregando il Rosario
Non potremmo riflettere sul valore e la centralità della devozione mariana e della preghiera del Santo Rosario senza far riferimento alla drammatica sfida della pace che il mondo, e la comunità cristiana in modo particolare, si trovano di fronte in queste settimane. «Il Rosario scrive ancora il Papa nella sua lettera è preghiera orientata per sua natura alla pace per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della pace e nostra pace»[18]: chi assimila il mistero di Cristo apprende il vero segreto della pace e, soprattutto, ne fa un vero e proprio progetto di vita.
A più riprese ho invitato la comunità diocesana a prendere sul serio l’invito che Gesù ci rivolge, nel discorso delle beatitudini, a diventare operatori di giustizia e di pace, in ogni contesto della nostra esistenza. In questo impegno, la preghiera del Rosario può diventare un costante incoraggiamento e un efficace sostegno: come potremmo, infatti, contemplare i misteri di Cristo, la sua nascita a Betlemme, la sua predicazione del Regno, la sua morte redentrice, la sua risurrezione, senza difendere e promuovere la vita, senza impegnarci nell’annuncio e nella testimonianza delle beatitudini, senza provare il desiderio di rendere questo mondo più bello, più giusto, più vicino al disegno di Dio?
Davvero, «lungi dall’essere una fuga dai problemi del mondo, il Rosario ci spinge a guardarli con occhio responsabile e generoso, e ci ottiene la forza di tornare ad essi con la certezza dell’aiuto di Dio»[19]. La forza della preghiera non è infatti solo confermata dal suo effettivo esaudimento, ma anche dal coraggio che infonde in ognuno di noi per continuare a sperare e a lavorare per la pace e per la giustizia.
7. Sotto la tua protezione
Ogni cristiano ha motivi particolari e personalissimi per rivolgersi a Maria, e per affidarle la propria vita e il proprio cammino di fede. Da parte mia, a conclusione di questo messaggio, desidero rivolgermi alla Madre di Dio affidandole con fiducia e filiale confidenza il cammino dei miei venticinque anni di episcopato, per i quali ringrazio prima di tutto Dio, che mi ha chiamato a questo ministero nella Chiesa.
O Madre dolcissima, sotto la tua protezione il popolo cristiano ha sempre trovato rifugio, e sempre a te si sono rivolti e continuano a rivolgersi coloro che di questo popolo hanno la responsabilità di pastori. Ti affido tutte le persone, vive e defunte, che ho incontrato nel mio ministero sacerdotale ed episcopale, i loro desideri di bene, le loro gioie e le loro speranze, le loro fatiche, sofferenze e difficoltà. Ti affido l’amatissima Chiesa fiesolana, che tu proteggi sotto il bel titolo di Madonna del Soccorso, l’immagine mariana più antica in Diocesi: che non cessi mai di esprimere la sua vitalità e fecondità di popolo radunato da Dio e da Dio benedetto perché porti frutti di bene e di conversione! Ti affido, in particolare, i bambini, i giovani, le famiglie, i malati, gli anziani, e tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Così come i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, il Seminario vescovile.
O Vergine gloriosa e benedetta, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova: guarda al mondo, che attraversa uno dei momenti più difficili della sua storia. Proteggi l’umanità intera, intercedi presso tuo Figlio perché doni al mondo quella pace annunciata il giorno di Pasqua e così implorata in queste settimane dal nostro papa Giovanni Paolo II: e perché finalmente, in un mondo riconciliato e pacificato, rifulga nei cuori di tutti la luce di Cristo Signore.
+ Luciano, vescovo
[1] Sal 36,10.
[2] Paolo VI, Esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974), introduzione.
[3] Gv 19,25.
[4] Gv 19,26.
[5] Cfr. Gn 3,20.
[6] Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002), n. 21.
[7] Gv 2,4.
[8] Paolo VI, Marialis cultus, cit., n. 30.
[9] Cfr. Ap 12,1-18.
[10] Paolo VI, Marialis cultus, cit., n. 30.
[11] Paolo VI, Marialis cultus, cit., n. 15.
[12] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002), n. 1.
[13] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica «Dei Verbum» sulla divina rivelazione (18 novembre 1965), n. 3. [14] Luciano Giovannetti, Cristo, luce vera che illumina ogni uomo, Lettera pastorale per l’Avvento 2002.
[15] Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, cit., n. 28.
[16] Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, cit., n. 21.
[17] Paolo VI, Marialis cultus, cit., n. 57.
[18] Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, cit., n. 40.
[19] Ivi.