Vescovi Toscani

I Vescovi toscani sulle prossime elezioni: un’occasione per risvegliare le coscienze

Le prossime consultazioni elettorali europee e amministrative, che si svolgono in una stagione nazionale e internazionale carica di tensioni, di confusioni e di incertezze per il domani, sollecitano la nostra coscienza pastorale ad alcuni richiami. Nessun altro fine ci spinge che quello di contribuire al bene comune della nostra gente.

1. È vero che la disaffezione per la politica e il suo funzionamento è arrivata a mettere in crisi anche coloro – e sono minoranza – che seguono di più la vita dei partiti; è vero, al tempo stesso, che il panorama sociale e culturale non brilla per idee e progetti di particolare rilievo. Spesso l’attenzione e la passione per la politica son tenute vive più dall’avversione verso il «nemico» che dall’adesione convinta a un programma di grande profilo. Eppure, nonostante i disorientamenti e le delusioni, non ci pare che le coscienze siano del tutto, e sempre, addormentate. Ecco, è proprio il risveglio delle coscienze che anche noi vorremmo favorire. Crediamo, in proposito, che le consultazioni elettorali possono essere momenti privilegiati di riflessione e di ripresa d’interesse per il bene comune, momenti in cui è possibile ritrovare le ispirazioni e le motivazioni fondamentali dell’agire politico. E il primo agire politico, tra l’altro, è proprio il voto.Per questo esortiamo tutti a proporsi fin d’ora il compimento del dovere elettorale e a superare la tentazione dell’assenteismo, comunque motivato.

Il prossimo appuntamento elettorale, oltre tutto, ci offre due obiettivi grandi e belli a cui pensare e di cui preoccuparci: il bene e il miglioramento delle nostre comunità locali, e anzitutto del nostro Comune, e l’avvenire dell’Europa Unita, la quale – a dispetto di non poche delusioni e difficoltà – resta pur sempre un ideale storico moralmente e civilmente alto e avvincente, tanto più se lo si vede in rapporto ai grandi orizzonti e ai gravi problemi internazionali e mondiali.

2.A coloro che ricoprono, al centro e in periferia, incarichi politici locali e nazionali rivolgiamo due richieste.

La prima: cercate di elevare il dibattito elettorale con la formulazione e la proposta di programmi di alto contenuto, che sappiano coniugare la speranza col realismo. Dall’amore alla verità e al bene integrale della vita e della convivenza sappiate trarre idee e progetti che diano respiro alla politica e tocchino la mente e il cuore della gente. I cristiani dovrebbero essere i primi in questo.La seconda richiesta: guardandovi dentro la coscienza, e davanti a Dio, ricordate che il fine del vostro pensare e agire politico è il bene comune, l’insieme delle condizioni che nella società favoriscono il bene «di tutto l’uomo e di tutti gli uomini» (cfr. Paolo VI, Populorum progressio, nn. 14 e 42); e ricordate, al tempo stesso, che il fine non giustifica i mezzi, ossia dev’essere perseguito con mezzi onesti. Non dimenticate, poi, che le propagande menzognere, le risse, l’attacco irrispettoso per le posizioni degli avversari, le furbizie e le commedie che tentano di ingannare la gente e distoglierla dai problemi più seri allontanano ancor di più i cittadini dalla stima per la politica e per i politici, il che è cosa negativa per la società.

Ugualmente vorremmo richiamare gli operatori dei mass-media affinché sentano il loro dovere specifico, che è quello di servire non la propaganda settaria bensì la ricerca della verità e la discussione più serena possibile.

3. Anzitutto, è doveroso votare con senso di responsabilità. Si tratta – lo ripetiamo – della responsabilità verso il bene comune, che comporta mettere in second’ordine i meri interessi di parte. È consentito, certo, perseguire legittimi interessi particolari, ma sempre in un quadro di ricerca e di servizio al bene comune. Ci deve interessare «la città terrena»!

In secondo luogo, è doveroso arrivare al voto dopo esserci informati a sufficienza sia sui programmi dei diversi partiti e schieramenti, sia sulla qualità delle persone, sulla loro moralità, sulle vere intenzioni che perseguono, sulla competenza che hanno, sulla loro capacità di realizzare quanto, a volte con troppa facilità, viene promesso in queste circostanze.

4. Aggiungiamo un’altra considerazione. Soprattutto per quanto riguarda l’Europa, si ricordi che i primi passi verso l’unità europea furono compiuti anzitutto da politici cattolici, uomini di grande valore spirituale, morale e politico, i quali allora potevano godere di un forte apporto elettorale. Del resto, dall’esperienza del movimento cattolico nella società – e non solo a proposito dell’Europa ma anche delle singole altre nazioni – ci giungono luminose testimonianze di vita e di attività politica e amministrativa che a nessuno giova dimenticare. Le lezioni del passato vanno fatte fruttificare.

Per questo nessuno si dovrebbe meravigliare se, anch’oggi, i cattolici guardano con interesse preferenziale, pur senza obblighi precostituiti, ai candidati che per il loro esplicito e veritiero riferimento all’ispirazione cristiana e la loro personale moralità e competenza, danno maggiori garanzie di rappresentarli.

5. Vescovi e preti hanno il compito di aiutare e illuminare le coscienze, indicare i principi e i valori in campo, favorire il confronto sereno, educare i laici, a cominciare dai giovani, a capire il valore di un impegno da cristiani nella vita pubblica, nonché il senso – e anche il limite – della politica.

Le sedi, i locali e i circoli delle parrocchie e delle associazioni cattoliche non devono essere «appaltati» a nessuno, non possono diventare luoghi di propaganda partitica e personale. Semmai, possono e devono essere luoghi in cui le persone si confrontano tra loro alla luce dei principi e dei valori per noi irrinunciabili.

6. Infine, è bene che nelle celebrazioni e nelle preghiere del periodo pre-elettorale (ma non dovrebbe accadere solo in esso) si facciano brevi suppliche per il proprio paese, la propria città, l’Italia, l’Europa, il mondo, e per coloro che sono e saranno incaricati di guidare la vita pubblica. Non si dimentichi che – come insegna San Paolo (cfr. 1 Tim. 2, 1 ss.), e come ci ricorda la grande intercessione del Venerdì Santo – il primo servizio cristiano alla «città» e al bene comune è proprio la preghiera.I vescovi della Toscana