Vescovi Toscani

Card. Antonelli: «Cristiani nella società pluralista»

Il testo integrale della Lettera alle famiglie 2006 dell’Arcivescovo di Firenze, card. Ennio Antonelli, sul tema: «Cristiani nella società pluralista».

Carissimi,la grazia e la gioia di Pasqua siano nel vostro cuore e nella vostra famiglia e raggiungano per la vostra testimonianza altre persone e altre famiglie. [1] In questa lettera, che vi sarà consegnata a casa in occasione della benedizione pasquale, desidero intrattenermi con voi su un argomento molto attuale: l’atteggiamento da tenere nei confronti di coloro che hanno posizioni religiose diverse dalla nostra.Oggi ci capita spesso di incontrare persone che non credono in Dio o che appartengono a una religione non cristiana (Islam, Buddhismo, Induismo ecc.). Possiamo trovarcele accanto in qualsiasi ambiente: nella parentela, nel vicinato, nel lavoro, nel divertimento, in ospedale, nelle istituzioni pubbliche, a scuola, all’università, nella famiglia stessa. La loro presenza deve stimolarci ad approfondire la nostra fede, a tenere aperto il dialogo con loro, a testimoniare e proporre il Vangelo. Dobbiamo educarci a stare da cristiani nel pluralismo. [2] ESSERE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA IDENTITÀSappiamo che cosa significa essere cristiani? Sappiamo dire e motivare la nostra fede?Nel cristianesimo decisiva e centrale è l’adesione alla persona di Gesù Cristo. Egli è il Figlio eterno e l’immagine perfetta di Dio Padre, “luce da luce, Dio vero da Dio vero”. Si è fatto uomo, debole e mortale, per rivelarci l’amore di Dio e renderci partecipi della sua vita. E’ nato a Betlemme da Maria vergine; è cresciuto in una famiglia a Nazaret; ha lavorato con le sue mani come carpentiere; ha dato inizio al suo ministero messianico facendosi battezzare da Giovanni Battista nel fiume Giordano; si è ritirato spesso in luoghi solitari per pregare Dio suo Padre; animato dallo Spirito Santo, ha predicato il Vangelo in molte città e villaggi e ha manifestato la venuta del regno di Dio compiendo numerosi miracoli, andando a cercare i peccatori, radunando intorno a sé i discepoli; ha condiviso fino in fondo l’amore misericordioso del Padre per i peccatori e liberamente ha accettato la passione e la morte in croce; il terzo giorno è risuscitato come Salvatore di tutti gli uomini, per comunicarci lo Spirito Santo, renderci suoi fratelli e ricondurci al Padre; rimane tra noi, come ha promesso, fino alla fine del mondo e manifesta la sua presenza attraverso la Chiesa suo corpo e sua espressione visibile, specialmente attraverso i santi e i miracoli; per vie molteplici e misteriose opera al fine di attirare a sé gli uomini e i popoli e di portare l’intero mondo creato alla riconciliazione e all’armonia definitiva, oltre la storia, quando Dio sarà tutto in tutte le cose. Gesù Cristo una persona concreta e viva in mezzo a noi e dentro le vicende del mondo.Ci dobbiamo rendere conto che la nostra fede è incentrata sulla persona di Gesù Cristo ed è saldamente ancorata alla storia. Le dottrine teologiche, i riti liturgici, i principi etici, le strutture e le norme ecclesiali vengono dopo. Gesù Cristo è il fondamento di tutto. Egli è persona concreta e singolarissima; è di ieri, di oggi e di sempreIl vero cristiano cerca di seguire il Signore Gesù, partecipando seriamente alla vita e alla missione della Chiesa a cominciare dalla Messa domenicale. Desidera in particolare conoscerlo sempre di più, approfittando delle opportunità di formazione che gli si offrono. A proposito vi raccomando di avere in casa e di leggere frequentemente la Sacra Scrittura, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, il Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi. Potrete comprendere sempre meglio che Gesù non è solo un maestro e un modello meraviglioso di umanità, ma è l’unico Salvatore di tutti gli uomini, l’unico che dà senso, bellezza e valore per sempre alla vita delle persone e alla storia dei popoli.[3] ESSERE APERTI AL DIALOGOL’adesione a Cristo salvatore comporta la fraternità tra i cristiani all’interno della Chiesa e inoltre comporta l’apertura al dialogo con i credenti di altre religioni e con i non credenti. Il Signore Gesù ha dato la sua vita per tutti gli uomini, ama tutti gli uomini e tutti vuole condurre alla salvezza. Raggiunge il cuore delle persone, anche fuori dei confini visibili del cristianesimo, con l’azione misteriosa dello Spirito Santo e le attrae a sé. E tutti quelli che cercano sinceramente la verità e compiono il bene con rettitudine sono già orientati a lui, anche se non lo conoscono ancora abbastanza o non lo conoscono affatto. Anche le culture e le tradizioni religiose, che si formano e si trasmettono nell’incessante processo della comunicazione umana, ricevono l’influsso benefico del Cristo Signore e ciò che di vero e di bene si trova in esse deriva in definitiva da lui e dal suo Spirito. Allora si comprende che amare Gesù Cristo significa anche condividere il suo amore per tutti gli uomini, rispettarli tutti come persone, riconoscere la verità e i valori di cui sono portatori, lasciarsi arricchire da loro.Il vero e il bene, disseminati nelle altre religioni, non sono in contrasto con Cristo, ma trovano in lui il perfezionamento supremo e insuperabile. Viceversa vengono smascherati e purificati alla luce del suo Vangelo gli errori e le deviazioni morali.E’ doveroso praticare il dialogo con uomini di altre religioni e con i non credenti in Dio, perché consente di perseguire alcune importanti finalità: migliore conoscenza reciproca, superamento di pregiudizi, individuazione di verità e valori comuni, constatazione di differenze, educazione al rispetto vicendevole, collaborazione in campo sociale e culturale, amicizia e convivenza pacifica. Accanto al dialogo dei responsabili ufficiali e degli studiosi specializzati, va incoraggiato e promosso il dialogo di popolo ad opera dei comuni cittadini. E’ auspicabile che parrocchia, famiglia, scuola e altri soggetti culturali concorrano ad offrire un minimo di preparazione.A riguardo è circolata notizia che in non poche scuole del nostro territorio è stato escluso il presepio ed è stata omessa ogni spiegazione del senso cristiano del Natale; ci si è limitati a parlare di Babbo Natale, di festa dell’albero, di festa dell’inverno. Con tutto il riguardo dovuto alla libertà di insegnamento dei docenti, mi permetto di esprimere un netto dissenso. E’ questo il modo migliore di educare al rispetto del pluralismo religioso e culturale? I ragazzi, cristiani e non cristiani, non hanno il diritto di conoscere il senso principale che la festa ha presso il popolo italiano? Eventualmente, anziché mettere al bando le feste cristiane, non sarebbe più utile ricordare accanto ad esse anche qualche ricorrenza di altre religioni? In una società pluralista, i cittadini devono conoscersi per quello che sono e rispettarsi reciprocamente. La laicità dello Stato non consiste nell’ignorare il fatto religioso e relegarlo nel privato, ma nel tutelare la libertà religiosa e culturale di tutti, mettere le differenze in grado di interagire tra loro e convivere pacificamente sulla base dei diritti fondamentali dell’uomo.In tale prospettiva appare perfettamente legittimo anche l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. Non si tratta di catechesi direttamente rivolta a suscitare l’assenso di fede, ma di istruzione sul cattolicesimo come fenomeno culturale, come elemento fondamentale del patrimonio civile del popolo italiano, indispensabile per capire la storia, la letteratura, l’arte, il costume. Del resto, come sopra è stato detto, il cristianesimo di per se stesso apre al confronto e alla convivenza pacifica con le altre posizioni religiose e culturali. Se educare significa introdurre l’alunno alla percezione e interpretazione della realtà e alla consapevole e libera presa di posizione nei confronti di essa, sicuramente di grande rilievo è il contributo che può venire dall’insegnamento della religione cattolica nella scuola. Raccomando perciò agli alunni e ai genitori di riflettere seriamente sull’importanza di questa disciplina e di fare una scelta responsabile. Solo conoscendo la propria religione si può fare il dialogo serio con le altre. L’ignoranza religiosa non giova né al dialogo né all’autentica libertà.[4] PROPORRE LA FEDE CRISTIANAI cristiani, come abbiamo detto, devono, a motivo della loro stessa adesione a Cristo, essere disponibili al dialogo e all’amicizia verso i non cristiani. Il dialogo è dunque necessario e importante. Ma non basta: ad esso bisogna aggiungere l’annuncio del Vangelo.Gesù Cristo è il Verbo eterno di Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, l’unigenito dal Padre pieno di grazia e di verità (cf. Gv 1,1-18), l’unico Salvatore di tutti gli uomini. Non può essere paragonato, né tanto meno scambiato, con nessun’altra persona e nessun’altra dottrina. Le religioni non sono tutte uguali; né hanno lo stesso valore. Meno ancora si può pensare che la verità non esista e che ci siano solo opinioni e forme di espressione varie e provvisorie. Occorre imparare a stare nel pluralismo, ma senza cadere nel relativismo.Il cristiano che ha conosciuto Cristo ed è rimasto affascinato da lui non può tenere soltanto per sé la sua scoperta. «Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che entrano nella casa» (Mt 5,15). I primi discepoli di Gesù cercavano di condividere con tutti l’esperienza meravigliosa che avevano fatto: «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Come loro, chi ha una fede in Cristo convinta e appassionata avverte l’urgenza interiore di comunicarla agli altri. Essere cristiani è anche essere missionari e tutta la Chiesa è per sua natura missionaria. Questo insegna la prima lettera di Pietro: «Voi siete […] il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Si è missionari con la testimonianza della vita e delle opere e con la professione esplicita della fede. Anche i cristiani laici, secondo il Concilio Vaticano II, devono saper annunciare con la loro parola Cristo agli altri, sia ai cristiani sia ai non cristiani (cf. Apostolicam Actuositatem 6). Non occorre essere teologi e neppure catechisti; basta saper dire in chi crediamo e a chi affidiamo la nostra vita.Ai credenti delle altre religioni la fede cristiana va proposta nel rispetto della loro libertà e in un clima di amicizia, con umiltà e fiducia, come un dono che abbiamo ricevuto e che saremmo felici di condividere con loro, rassicurandoli che gli elementi di verità e di bene presenti nella loro tradizione non solo non andranno perduti, ma saranno valorizzati e perfezionati.[5] Carissimi, è tempo di risvegliare la coscienza della nostra vocazione al dialogo e alla missione. L’indifferenza diffusa e il pluralismo religioso, in cui ogni giorno e in ogni ambiente ci imbattiamo, interpellano la sincerità della nostra fede e del nostro amore per Cristo e per gli uomini. E’ tempo di sviluppare sia il dialogo che l’evangelizzazione: dialogo di popolo ed evangelizzazione di popolo. Ambedue presuppongono l’adesione personale a Cristo e la partecipazione al suo amore per tutti gli uomini, cioè un’identità cristiana tanto più aperta quanto più forte. La famiglia, prima scuola di umanità e di fede, può dare un contributo decisivo alla formazione di personalità mature, che sanno stare da cristiani nel pluralismo religioso.Il Signore risorto, che ha assicurato la sua presenza in mezzo a coloro che sono riuniti nel suo nome, abiti nella vostra casa e vi doni sapienza, carità, gioia e coraggio, per poter essere suoi fedeli testimoni in un contesto culturale pluralista e in continuo cambiamento.Buona Pasqua!Firenze, 6 gennaio 2006Solennità dell’Epifania Ennio Card. Antonelli