Prato

Fiorenzo Magni: camicia nera e maglia rosa. La storia inedita del «Terzo Uomo» nel libro di Walter Bernardi

Alla storia di Fiorenzo Magni, «La maglia rosa sopra la camicia nera», è dedicato il nuovo libro del filosofo Walter Bernardi, docente di storia della scienza e grande appassionato di ciclismo.

Il volume, stampato con Ediciclo, uscirà nell’aprile del 2018, in occasione del settantesimo anniversario della vittoria al Giro d’Italia di Magni. «A quel tempo Vaiano non era comune autonomo, era compreso in quello di Prato – dice Bernardi – dunque un pratese aveva vinto la massima corsa ciclistica del nostro Paese battendo Coppi e Bartali. Il sindaco di allora Alfredo Menichetti decise di inviargli un telegramma di congratulazioni. Fu la fine della sua parabola politica». «A nome della cittadinanza inviole vivo compiacimento per sua bella vittoria sportiva che premia suoi sforzi e onora nostra città», si legge nel messaggio pubblicato anche sui giornali. Scoppia così un vespaio di polemiche. Ma come, il fascista omicida Magni viene celebrato dal sindaco comunista? Si chiedono non pochi all’interno del Pci. Sì, omicida. Questa è l’accusa che viene mossa al campione di ciclismo Fiorenzo Magni nel processo che lo vede imputato in contumacia per la morte di tre persone a Valibona, piccolo paese sui monti della Calvana e teatro di una sanguinosa battaglia avvenuta tre mesi prima della Liberazione di Prato.

Il processo. Del dibattimento, celebrato a Firenze in Corte d’Assise, conosciamo gli esiti, Magni fu assolto, ma non sappiamo come si svolse e quali furono i motivi che portarono alla decisione dei giudici. Il libro di Walter Bernardi ha il merito di fare luce su quelle vicende e di raccontare per la prima volta in modo completo e documentato la storia del Leone delle Fiandre negli anni della guerra e della Liberazione. «A Valibona Magni c’era, questo è certo – afferma lo scrittore – lo rivela lui stesso nel libro intervista scritto dal giornalista Auro Bulbarelli e pubblicato nell’anno della morte del ciclista. Quello che non possiamo sapere è se il corridore vaianese sparò e uccise uno dei tre partigiani. Addirittura qualcuno lo indicava come l’assassino di Lanciotto Ballerini, eroe della Resistenza».Il lavoro di Bernardi inizia dopo aver letto il libro «Pedalare!» dello scrittore inglese John Foot, il quale dedica un capitolo al Terzo Uomo Fiorenzo Magni. «Foot racconta del ciclista sotto processo, io mi sono incuriosito e ho voluto saperne di più», dice ancora Bernardi. Inizia così la ricerca degli atti del processo, documenti sepolti da 70 anni di polvere. Si trovano nell’archivio giudiziario di Perugia, Walter Bernardi chiede di potervi accedere e li studia per quattro giorni. Lo scrittore pratese si legge tutte le dichiarazioni rilasciate al processo da testimoni contro e a favore dell’imputato. C’è la «celebre» testimonianza dell’amico e collega Alfredo Martini, di opposte simpatie politiche rispetto a Magni, che definisce il ciclista vaianese «persona perbene». C’è chi lo accusa ma non sono pochi coloro che raccontano come Magni lavorasse, anche se di nascosto, contro i Nazifascisti. «Ci sono le parole del soldato Giuseppe Zambelli che nascondeva un ex prigioniero inglese scappato dalla Villa del Barone, dove era rinchiuso assieme ad altri, dopo l’8 settembre – sostiene Bernardi -, non solo Magni lo sapeva, si legge nella testimonianza, ma coprì e aiutò Zambelli fornendogli del cibo. Fu doppio gioco? Non credo».

L’assoluzione per il «Leone» arrivò per insufficienza di prove, dalle dichiarazioni rilasciate in aula non si poteva essere certi né della presenza né della partecipazione attiva alla spedizione fascista contro i partigiani. Nel libro poi Bernardi cerca di ricostruire il periodo ’45-’46, periodo in cui Magni percorre l’Italia in bici, non per gareggiare, ma per sfuggire a ritorsioni e vendette. Tornerà a Prato da corridore già nel 1947 in una tappa del Giro che tenta disperatamente di vincere per cancellare il passato. Riuscirà nell’impresa soltanto l’anno successivo. Ma non bastò a recuperare l’onore perduto, anzi, la ferita che aveva prodotto «infettò» anche il sindaco comunista Menichetti, oggi dimenticato. Altra storia interessante raccontata nelle pagine del nuovo libro di Bernardi.