Prato

La vita e la famiglia non sono mai scelte di retroguardia

Anche quest’anno la prima domenica del mese di febbraio è dedicata alla riflessione sulla vita; si celebra nell’occasione la 38ª Giornata Nazionale per la Vita. Un appuntamento non solo di natura prettamente cattolica, ma direi sociale, addirittura universale, perché la vita è un valore supremo per tutte le religioni, culture e ideologie; si tratta di un valore non negoziabile, come si dice da parte di tutti. Dire vita, dire famiglia significa attingere al dna profondo della nostra storia e pertanto non dobbiamo avere titubanze, complessi o addirittura reticenze nel difendere, sempre e ovunque, queste scelte costitutive la nostra stessa umanità. Questa non è una scelta di retroguardia, come qualcuno vorrebbe insinuare, ma di profonda attualità e modernità, che dovrà trovare il mondo cattolico sempre pronto a dare ragione della speranza che il valore della vita e della famiglia come luogo dove la vita possa essere accolta e cresciuta, apre sull’immanenza grigia di una storia senza domani. Sappiamo bene certamente che il mondo di oggi crea difficoltà all’accoglienza della vita, alla realtà familiare; sappiamo che la società è cambiata e che questo è un processo ancora in atto. Per cui è giusto, è impellente rileggere questi valori fondamentali alla luce delle nuove esigenze; è giusto che la legge cerchi di dare opportune risposte a domande che emergono urgenti, ma non fino al punto di interferire nel «sacrario umano», ma, al contrario, solo e sempre per difendere i più deboli, i figli, che di tali cambiamenti pagano il prezzo maggiore.

Auspico che il laicato cattolico abbia sempre più il coraggio e la preparazione per dire parole autorevoli in difesa della vita, dal suo nascere fino al suo declino e in favore dell’istituzione familiare, asse portante della convivenza umana.

Mi rendo conto che tanto altro di più sarebbe opportuno per affrontare efficacemente l’emergenza umano-educativa che tali settori così globalmente determinanti comportano, ma come cittadini vorremo poter fare la nostra parte, avere il diritto di esprimere la nostra opinione, senza essere tacciati di oscurantismo, perché siamo convinti di non essere noi a spegnere il sole, ma il buio c’è la dove a un bambino viene negato il diritto di nascere, o, una volta nato, non trova il calore di una famiglia e un affetto che lo accompagnino a diventare uomo.

Quest’anno la Giornata Nazionale per la Vita s’inserisce nell’Anno della Misericordia e, come si legge nel Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana, «La Misericordia fa fiorire la Vita». Noi, ci dice Papa Francesco «siamo il sogno di Dio, che, da vero innamorato, vuole cambiare la nostra vita». Ecco, proprio questo dovrà essere l’impegno primo per ogni cattolico, lasciarci cambiare dal Signore, convertirci a Lui, perché prima di cambiare gli ordinamenti, le leggi, la vita sociale dei popoli, occorre cambiare il cuore dell’uomo. Diversamente sarà sempre la sindrome di Caino ad avere il sopravvento, tesa solo alla ricerca del proprio tornaconto individuale, nel disinteresse dall’altro, ogni volta questo ci chiede fatica e qualche rinuncia in vista del bene comune. La vita è cambiamento, ci viene ricordato nel Messaggio; è cambiare stile di vita, che coinvolga il cuore, senza fermarsi alle formalità.

La vita è crescita e questa è data innanzi tutto grazie all’amore materno e paterno. La vita è dialogo per costruire ponti, creare possibilità di incontro e di confronto dialettico culturalmente onesto. La vita è misericordia e impegno per aiutare la nostra società a guarire di tutti gli attentati alla vita. Ci dice ancora il Papa: «È attentato alla vita la piaga dell’aborto… lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia… la morte sul lavoro… la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza… ». Contagiare di misericordia la vita della società, sarà anche il nostro impegno in questo anno dedicato alla Misericordia; ci chiede di osare un cambiamento interiore per trovare la forza di andare contro corrente attraverso le opere di misericordia.

Domenica 7 febbraio, non una ricorrenza, non una celebrazione, ma una decisione di tutta la nostra Chiesa pratese per raccogliere il testimone che i nostri Vescovi e Sacerdoti ci hanno lascito e combattere la «buona battaglia» perché la vita sia accolta, difesa, annunciata ovunque, sia nelle nostre Chiesa, che nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei banchi istituzionali.

È una mano che si tende verso tutti, un auspicio che questo «giorno» ci accompagni sempre.

Franco Agostinelli+ Vescovo di Prato