Prato

Unioni civili, se anche Prato si adegua

«Chiediamo a Prato un impegno della politica che tenga conto della fondamentale esigenza di tutelare, difendere e promuovere l’istituto del matrimonio e della famiglia, senza che questo significhi negare eventuali diritti ad altre forme di comunione umana per noi assolutamente non omologabili a matrimonio e famiglia. Politiche abitative, dei servizi sociali, del lavoro, degli asili nido, degli spazi verdi, dello sport, dell’emigrazione, non possono non riguardare la famiglia, oltre che la singola persona e l’insieme della società».Il Vescovo, nell’omelia della messa per Prato celebrata sabato 21 in Duomo, ha riassunto in poche parole la reazione del mondo cattolico di fronte al voto che, la sera precedente, ha visto il Consiglio Comunale di Prato impegnare Sindaco e Giunta ad adottare il registro per le unioni civili, aperto anche a coppie dello stesso sesso. Promotori, attraverso due distinti atti, il Movimento Cinque Stelle e il Pd. La maggioranza di quest’ultimo gruppo ha voluto comunque andare al voto nonostante la sonora spaccatura delle sue fila, con cinque esponenti di primo piano usciti dall’aula.Analogo percorso vuole intraprendere il Comune di Cantagallo. Ancora, qui come a Prato, non siamo all’istituzione di un registro – già diffuso in molte città anche vicine – ma la strada è tracciata.La Consigliera pentastellata La Vita si è compiaciuta, durante il suo intervento nel salone comunale, di discutere finalmente di questioni importanti, anziché esser costretta a trattare solitamente dei marciapiedi. Ecco, il punto – oltre al merito della questione bene riassunto da mons. Agostinelli – è proprio questo. Il Consiglio comunale non ha competenza su materie evidentemente regolate dalla Costituzione e riservate al legislatore nazionale. E certo, non occorreva il Vescovo, con il suo puntuale elenco di sollecitazioni alla politica innanzitutto locale, per saperlo.