Prato

Regione e convivenze, mons. Simoni amareggiato

Ferma presa di posizione del vescovo mons. Simoni riguardo all’approvazione da parte del Consiglio regionale di una proposta di legge da inviare alla Camera per rendere più facile ai conviventi il diritto all’abitazione, al lavoro e alla previdenza. Per forzare la mano al dibattito sullo Statuto regionale di cui un punto chiave, all’articolo 4, riguarda proprio la famiglia e la sua definizione, il consigliere dello Sdi Ciucchi ha presentato questa proposta, approvata con i voti di Ds, Sdi, Verdi e di Rifondazione comunista. Contraria la Margherita e il centrodestra, con qualche defezione in Forza Italia e in Alleanza Nazionale. «Chi come me – ha affermato mons. Simoni – ha presieduto un’apposita commissione nominata dai vescovi toscani, che è stato invitato in Consiglio regionale a presentare un contributo per il nuovo Statuto, non può non sentirsi amareggiato per certe ostinazioni laicistiche. La proposta di legge da inviare al Parlamento, approvata dal Consiglio regionale della Toscana, forse non avrà futuro, ed è quindi un gesto simbolico per far passare l’idea che ogni forma di convivenza fa famiglia e che nessuna distinzione è legittima e che nessun sostegno può essere riservato alla famiglia fondata sul matrimonio».«Nessuno nega – aggiunge Simoni – che il legislatore debba tener conto di situazioni nuove, rispetto ad un passato anche recente, ma la famiglia così come la delinea l’articolo 29 della Costituzione non può mai essere equiparata ad altre forme di convivenza, non per un discorso confessionale, ma perché, come abbiamo ribadito nel documento della Commissione nominata dai vescovi toscani, è primaria esperienza della socialità umana, luogo naturale per la procreazione e l’educazione dei figli, espressione privilegiata della continuità della vita nonché della solidarietà tra generazioni».I vescovi della Toscana, nel caso di una regolamentazione della materia, avevano proposto dei paletti precisi: che le convivenze abbiano carattere stabile; che non siamo omologate le unioni omosessuali a quelle tra uomo e donna; che la considerazione di queste forme di unione non sia penalizzante nei confronti della famiglia fondata sul matrimonio per la quale chiedevano un’adeguata valorizzazione e un adeguato sostegno.Quello che adesso preoccupa davvero il vescovo di Prato «è l’ostinazione di alcuni laicisti che su certe materie si collocano al di là del bene e del male nel portare avanti più o meno farisaicamente, in maniera indiscriminata, obiettivi contro la Costituzione e il bene comune».