Prato

La pillola abortiva spacciata per contraccettiva

di Gianni RossiSalute sessuale. A leggere il titolo ci si aspetterebbe una informazione sulle patologie genitali o, al più, sull’educazione sessuale. In realtà – con molta furbizia – il volontino che i radicali pratesi hanno iniziato a distribuire davanti agli istituti superiori nei giorni scorsi (per ora Copernico e Dagomari) è finalizzato ad una capillare campagna sulla cosiddetta «pillola del giorno dopo». L’intento è ottenere che questo farmaco, in vendita come «Norlevo» o «Levonelle», «sia venduto senza ricetta medica. In attesa che diventi un prodotto da banco – spiegano gli organizzatori – rivolgiamo a tutti i medici l’invito a prescrivere preventivamente la pillola del giorno dopo a tutte le donne che ne facciano richiesta, senza attendere il verificarsi di un incidente (rottura del profilattico) durante il rapporto sessuale».Il volantino – «un atto di protesta – vi si legge – una protesta che vuole essere utile» – sostiene che la pillola del giorno dopo è un mezzo contraccettivo, che non è un abortivo e, nel chiedere che diventi «un prodotto da banco» afferma: «È come se la legge prescrivesse la ricetta per i profilattici».«Il volantino – sostiene il dr. Paolo Niccoli, noto ginecologo pratese ed esponente del Centro di aiuto alla vita – è un vero bluff. Volutamente gioca con le parole. La pillola del giorno dopo non è ordinariamente un mezzo contraccettivo, sennò non si chiamerebbe “del giorno dopo”. Ma l’aspetto più grave è che si neghi l’effetto abortivo. L’efficacia del Norlevo non è quello di prevenire la gravidanza impedendo la fecondazione, ma quello di impedire l’impianto del concepito nell’utero materno. Si tratta quindi di un aborto, precocissimo quanto si vuole ma comunque aborto». Il volantino, al contrario, afferma che la pillola «agisce inibendo e ritardando l’ovulazione, cioè prima della fecondazione, e non interferisce con l’impianto in utero di un uovo fecondato. Infatti, quando la fecondazione è già avvenuta, il farmaco è probabilmente inefficace». Che ci possa essere anche l’effetto secondario del blocco dell’ovulazione – ma solo se l’assunzione del farmaco è avvenuta nei giorni precedenti l’ovulazione – è addirittura messo in dubbio da molti esperti della materia, ma in ogni caso non si capisce perché una donna dovrebbe, per questo scopo, assumere il norlevo invece di una normale (e chimicamente più tollerabile) pillola contraccettiva.Fatte queste considerazioni si capirà allora perché risulta improponibile affermare che prescrivere la pillola del giorno dopo sarebbe come prescrivere il preservativo.Che quella dei radicali sia un’iniziativa strumentale, volta a innescare polemiche, lo sostiene il dr. Paolo Brachi, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale sanitaria. «Già oggi moltissimi medici prescrivono il Norlevo preventivamente, non vedo dove siano i problemi accampati dal volantino». L’affermazione può essere facilmente verificata parlando con i giovani: tra l’altro è abitudine diffusa che una ragazza maggiorenne, che può farsi prescrivere il Norlevo liberamente dal proprio medico, presti le pillole all’amica minorenne.Ma se l’aspetto più grave della vicenda è quello di far passare per non abortivo un farmaco che abortivo lo è, c’è un altro profilo su cui merita soffermarsi. «Non tutto ciò che è normale è altrettanto giusto, come non tutto ciò che è scientificamente percorribile è eticamente valido». Il dr. Salvino Marzano, presidente pratese dell’associazione medici cattolici spiega: «Dove sta il trucco di questa apparente normalità che lascia passare innocentemente delle realtà pesanti come quella di liquidare una gravidanza con una pillola “di emergenza”? È giusto (più che normale direi) che gli adolescenti vivano e sviluppino la dimensione della sessualità, ma – prosegue Marzano – limitare il tutto alla pura fase dell’accoppiamento e della riproduzione non è solo riduttivo ma indegno della persona umana che è invece chiamata a maturare la dimensione dell’affettività e della vita di relazione con l’altro sesso in tutta la sua globalità». Concorda il dr. Brachi. «Non si può proporre ai giovani la sessualità come uno sport che si deve praticare se si vuole crescere nella libertà, o un modo di passare il tempo invece di andare al cinema o allo stadio».