Prato
Il sindaco Mattei tira le somme: «la città è cambiata»
Quando si presentò nel 1995 scrisse una lettera a sua figlia Giulia, in cui le prometteva che al termine del suo mandato le avrebbe consegnato una città migliore. A quel mandato se n’è aggiunto poi un altro. Se Giulia oggi le chiedesse conto dell’impegno, Lei cosa risponderebbe?
Parla della cultura Il nostro giornale non ha risparmiato critiche su questo fronte. Negli ultimi cinque anni sono cambiati tre assessori. Per un museo aperto – quello del tessuto – ce n’è uno – il Civico – che non sappiamo quando riaprirà.
«Non tutto è possibile fare: come in una famiglia bisogna fare i conti con le risorse che abbiamo a disposizione. È vero che il Museo Civico non ha ancora riaperto, ma abbiamo creato quello splendido polo culturale che è l’ex Campolmi, con il Museo Civico e la futura nuova biblioteca comunale. Il problema delle risorse non è secondario anche perché questo governo ha tagliato fortemente le risorse per gli enti locali. Noi, in ogni caso, abbiamo rispettato il patto fiscale che avevamo sottoscritto con la città: abbiamo investito risorse per circa 50 milioni di euro, ma non abbiamo ritoccato le imposte comunali, che restano tra le più basse a livello nazionale».
Lei è stato il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini. Come è cambiato a suo giudizio il rapporto tra elettori ed eletti? Crede che questa riforma abbia avvicinato le persone al governo locale?
«Questa riforma ha avuto il grande merito di dare stabilità agli enti locali. Ci ricordiamo quanti problemi ci sono stati in passato per la precarietà delle alleanze di governo? A mio avviso l’altro grande risultato di questa riforma è di aver promosso un rapporto più diretto tra eletti ed elettori. Certo, il mandato degli elettori non va inteso come una cambiale in bianco e bisogna trovare le strade perché il governo sia il più partecipato possibile».
Le due Giunte Mattei hanno visto per la prima volta al governo di questa città politici di ispirazione cristiana. A suo avviso qual è stato il loro contributo specifico?
«La nostra alleanza di centrosinistra è nata anticipando di un anno l’Ulivo di Prodi. L’esperienza ha visto protagonisti i tre grandi riformismi: quello di sinistra, quello cattolico democratico, quelle ambientalista. Credo che l’apporto degli amministratori di ispirazione cristiana sia stato fondamentale, soprattutto per mettere al centro dell’azione politica la persona, con i suoi valori, le sue risorse, e anche le sue difficoltà. Un’attenzione, questa, che riporta la politica alle sue vere radici».
L’alleanza di centrosinistra nacque nel 1995 intorno al nuovo piano regolatore. In questi anni si è costruito molto, si è deciso di realizzare il nuovo ospedale che nel prg non c’era, si parla di grattacieli, e anche questi nel prg non c’erano, e sembra che in ponte ci siano molte varianti. Avete cambiato idea?
«Non sono d’accordo. Il Prg è stato il nostro orizzonte principale. E in questo orizzonte abbiamo iniziato a muoverci. Abbiamo valorizzato il centro storico, ridisegnato alcune periferie, ci siamo dotati dei nuovi strumenti urbanistici. L’idea – per ora soltanto idea – di costruire edifici sviluppati in altezza lungo la declassata, non direi che rappresenta uno stravolgimento del Prg: già Secchi pensava ad uno sviluppo lungo la declassata. L’ospedale non era stato previsto soltanto perché allora non erano reperibile le ingenti risorse necessarie. No, direi proprio che il mio mandato di sindaco è nato e si conclude sotto l’ombrello del Piano regolatore».