Prato

Luis, il mago con la tonaca

di Chiara AiazziQuando arriva il momento del suo spettacolo, il palco sembra trasformarsi in una calamita. I numerosi bambini presenti, senza troppi richiami, lasciano i giochi a squadre organizzati dal Csi e corrono, con i loro cappellini bianchi e blu, davanti al palco, per un posto in prima fila. Nel volto dei più grandi si legge una certa curiosità, tanti passanti si fermano e sembrano proprio non credere a quello che stanno vedendo sopra ed intorno al palco.Tutti, grandi e piccini, sono attratti dalla piccola folla di famiglie in festa, un tripudio di colori e di suoni che magicamente si placa davanti alle peripezie di un prete un po’ fuori dagli schemiOcchi chiari, magnetici, volto da ragazzino che diventa rosso al primo applauso scrosciante, visibilmente emozionato, abito talare in dosso. Appare così Padre Luis Matias Ravaioli, o se preferite il mago Tati, 27 anni, originario di Buenos Aires, religioso appartenente all’Istituto del Verbo Incarnato, studente di bioetica all’Università Pontificia, da 8 mesi a Prato, collaboratore parrocchiale a Gesù Divin Lavoratore.La sua prima magia? Certamente la sua stessa presenza e soprattutto quel modo di stare sul palco che esibisce «uno strano binomio…prete-mago», come si lascia sfuggire, un po’ sorpresa, una mamma seduta proprio vicino a me. Il tempo scorre veloce alla festa diocesana della famiglia, sabato 7 maggio, dove lo incontriamo; i 40 minuti dello spettacolo volano via in un batter di ciglia. Parla poco, il mago Tati, perché lui stesso ammette che il suo italiano è ancora un po’ incerto, ma le sue magie e la sua simpatia catturano l’attenzione e strappano sorrisi e applausi più di tante parole. Buffi i suoi esercizi sul sorriso. «Noi, figli di Dio, Padre della gioia, dobbiamo imparare a sorridere di più alla vita», dice con un sorriso davvero contagiante, mentre 5 palline appaiono e scompaiono. Poi è la volta di un fiore che perde e ritrova innumerevoli volte il suo boccio, mentre un libro dalle pagine bianche, con il contributo ideale dei bambini presenti, si riempie di vani, pagliacci, elefanti disegnati e magicamente colorati. Infine alcuni nastri variopinti si trasformano, chissà come, in un simpatico ombrello colorato. Il segreto di tutto ciò? «Inutile impegnarsi nel ricercarlo – afferma divertito Padre Luis – non ci sono segreti…è solo e semplicemente magia…».Proprio la magia è stata la prima passione di questo giovane prete, una passione nata quasi per caso, mentre si interrogava su quale fosse lo strumento a lui più congeniale per conquistare l’anima ed il cuore dei bambini. Così, all’età di 16 anni, decise di frequentare un corso di magia e lì avvenne l’incontro che ha cambiato la sua vita. Conobbe Pablo, oggi missionario in Ecuador, ma allora non credente. La magia li unì in una profonda amicizia e li portò in giro per il sud America, protagonisti in centinaia di spettacoli, davanti a migliaia di persone, che nella vita hanno conosciuto solo la dura lotta per la sopravvivenza, ma che proprio per questo, racconta Luis sono capaci di meravigliarsi e di emozionarsi anche con semplici magie.«Poi, però, la magia più bella l’ha compiuta il Signore con la conversione di Pablo e la mia decisione di rispondere alla sua chiamata al sacerdozio», dice emozionato il mago Tati. Così i due amici uniti dalla magia sono diventati complici e compagni anche nel cammino di fede, che ha portato entrambi, seppur in tempi diversi, dalla magia… al sacerdozio. «Dal momento in cui sono diventato prete, ho posto la magia al servizio di Cristo e del Vangelo; sarò per sempre missionario di Cristo e parlerò di Lui in ogni angolo del mondo attraverso l’arte della magia». Sulle orme di don Bosco, patrono dei maghi, Padre Luis ha fatto della magia uno strumento per testimoniare al mondo la gioia di Dio e per far arrivare la Sua voce ai più lontani, a quelle famiglie che un prete può incontrare solo percorrendo sentieri comunicativi nuovi.Insomma, magia riuscita, mago Tati!