Prato

Il vicesindaco Bencini (Margherita), il senatore Ulivi (An), Caverni (Forza Italia) e Petrà (Udc) non andranno a votare ai referendum

Quattro esponenti politici locali di primo piano spiegano a Toscanaoggi perché non andranno a votare ai referendum abrogativi della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (12 e 13 giugno). Un’astensione consapevole e attiva per preservare una legge che, pur con molti difetti, ha messo fine al far west in materia di fecondazione. Sono il vicesindaco Roberto Bencini (Margherita), il senatore Roberto Ulivi (An), il consigliere comunale Roberto Caverni (Forza Italia) e Franca Petrà, segretaria provinciale dell’Udc. Partiti e schieramenti, ma anche accenti diversi, e una decisione comune.Particolarmente significativa la scelta del vicesindaco, uomo di punta del centrosinistra pratese: «La Legge – spiega – non è fatta benissimo, ma ha avuto il merito di porre alcuni importanti vincoli. Per salvaguardarla, l’unica strada effettiva – pur non condividendola in via di principio – è l’astensione. Dunque non andrò a votare».ROBERTO BENCINI (VICESINDACO – MARGHERITA) «Votare “no” non è opportuno. L’unica scelta effettiva è l’astensione» «Nei giorni scorsi, avevo preferito non esprimere pubblicamente il mio parere, – ci ha detto subito il vicesindaco, Roberto Bencini – perché avrei voluto che la discussione fosse sul merito e non sulle posizioni dei singoli». Alla fine, però, ha ceduto: ha ammesso che, «per salvaguardare una legge, che, pur non essendo perfetta, non deve essere modificata attraverso un referendum abrogativo che può solo peggiorarla», non andrà a votare. Certo, aggiunge, «avrei preferito recarmi alle urne e avrei voluto che il card. Ruini avesse esplicitato i valori di riferimento dei cattolici, senza però dare indicazioni tanto precise sulle modalità di azione; tuttavia, se il fine è lo stesso, non è opportuno dividersi fra chi vota “no” e chi si astiene».Come biologo, poi, il vicesindaco ammette di trovare deprimente il dibattito in corso che prescinde quasi totalmente dal merito della questione. «Il problema vero – afferma – è stabilire se la dignità della persona ed i relativi diritti dipendano dalla specie e dalla vita o dalla qualità della vita e dai tempi». Se infatti l’appartenenza alla specie umana e l’essere vivo non sono valori condivisi per la determinazione della dignità della persona, ma ci si limita a valutare la qualità della vita ed i suoi tempi, «allora il dibattito resta legato a posizioni soggettive, si possono fare tutte le forzature che si vuole e si rischia di operare scelte che sconfinano nell’arbitrio».L’invito di Bencini è pertanto quello di «ragionare fuori dagli schieramenti politici, rispettando la libertà di coscienza, ma favorendo un confronto serio e costruttivo».La legge, ha concluso, «non è fatta benissimo perché, oltertutto, non è coerente con la legislazione vigente», ma ha avuto il merito di porre alcuni importanti vincoli.M.C.C.

 

ROBERTO CAVERNI (CONS. COMUNALE – FORZA ITALIA)

«Numerosi scienziati negano il valore della ricerca sulle staminali embrionali»Il tema della fecondazione medicalmente assistita l’ho ampiamente trattato anche quando ero consigliere regionale, – ci ha detto Roberto Caverni, oggi consigliere comunale di Forza Italia – è un tema delicato sul quale mantengo la mia posizione». Caverni critica soprattutto le scelte di chi, dopo aver a suo tempo approvato la legge, ora la rinnega. Probabilmente, aggiunge, «differenti scelte politiche giustificano le diverse scelte operate». Anche per il consigliere di FI il valore della vita non si discute: da esso scaturisce la volontà di salvare la legge 40/2004, pur nella consapevolezza che potrebbe essere migliorata.«L’impianto – ci ha spiegato Caverni – deve rimanere quello approvato nel febbraio dello scorso anno: se qualcosa deve essere cambiato, lo faccia il Parlamento». Convinto del fatto che non è abrogando qualche articolo che si può perfezionare la norma, Caverni ha deciso di non andare a votare per impedire il raggiungimento del quorum.Un ulteriore elemento di valutazione, aggiunge il nostro interlocutore, è il fatto che tutto ciò che viene propagandato come certo sulla ricerca con le cellule staminali embrionali, non risulta aver alcun fondamento. A conferma di ciò il consigliere di FI, ricorda la posizione di numerosi scienziati che negano si sia giunti ad alcun risultato con le staminali embrionali, mentre è certo che con le cellule presenti nel cordone ombellicale e con le staminali adulte i primi risultati si stanno già registrando.«Che la legge 40, dunque, resti! – conclude Caverni – e, se la si vuole proprio cambiare, lo si faccia per via parlamentare».M.C.C.

 

FRANCA PETRA’ (SEGRETARIA PROV. UDC)

«Spetta al parlamento la valutazione della legge, prima di modificarla»

«Senza dubbio non andrò a votare, – ci ha detto Franca Petrà, segretaria provinciale dell’UDC, – perché ritengo sia la scelta più responsabile in questo momento». Come ci avevano detto anche alcuni degli esponenti delle associazioni cattoliche interpellati la scorsa settimana, la mancanza di una informazione adeguata e soprattutto corretta rischia di provocare non pochi danni anche secondo Petrà: «trattandosi di un tema tanto delicato e complesso, temo – ha affermato – che non ci sia una informazione tale per cui le persone siano davvero consapevoli di ciò che sono chiamate a decidere». Anche certa propaganda rischia di assumere un carattere «strumentale», teso a creare confusione su un tema che, peraltro, non è di facile comprensione per nessuno.Che la legge 40/2004 sia imperfetta è ormai un parere condiviso, tuttavia, propone la segretaria dell’Udc, «sarebbe più opportuno fare una verifica della sua attuazione, in modo che, poi, il Parlamento si assuma la responsabilità di valutarne gli esiti ed, eventualmente, dia il via alle procedure necessarie per modificarla».La tutela della vita sin dal concepimento è, per Petrà, il valore principale da difendere e non soltanto in questo ambito; perciò, aggiunge, «la tanto sbandierata libertà di coscienza a cui fanno appello in molti, oggi, potrebbe essere solo un alibi». Alla domanda se la varietà di posizioni all’interno dei diversi schieramenti possa essere motivo di ulteriore confusione per i cittadini, Petrà risponde: «alcune decisioni possono evidentemente creare degli strappi, ma se una legge non la si condivide sin dall’inizio, lo si deve dichiarare subito, farlo oggi può apparire come una scelta di mera opportunità politica».M.C.C.

 

ROBERTO ULIVI (SENATORE – AN)

«Ho votato a favore di questa legge e ora la sostengo con l’astensione»

Membro della Commissione Sanità, il senatore Ulivi ha seguito tutto l’iter della legge 40/2004 ed ha votato «convinto ed in piena coscienza» a favore della sua approvazione. Nei mesi durante i quali il testo veniva esaminato in commissione, «l’opposizione ha presentato moltissimi emendamenti, – ci ha detto Ulivi – al solo scopo di fare ostruzionismo», ma poi la legge è stata approvata «con una maggioranza larga e trasversale». Quello che sorprende, ha precisato il senatore di AN, è che, a distanza di meno di un anno, venga proposta l’abrogazione di alcuni articoli sui quali c’era stata convergenza, il dubbio dunque è che «ci sia qualcuno che abbia interesse che le cose tornino come prima, cioè senza regole». Se lo scopo è quello di migliorare la legge, afferma Ulivi, «troviamoci intorno a un tavolo e discutiamo, si presentino emendamenti e proposte di legge su cui confrontarsi; in questo modo invece si ha la sensazione che si voglia solo stravolgere la legge approvata». A proposito del referendum, Ulivi si schiera per l’astensione ed aggiunge: «non capisco perché Pannella, che, nel 1985, suggerì l’astensione contro il voto sulla scala mobile, oggi definisca non democratica la medesima scelta». Pur ritenendo la legge 40, «come tutte le leggi, perfettibile», Ulivi sostiene che, «se il dibattito fosse stato serio, si sarebbe potuto fare di meglio: ad esempio – spiega – nell’equipe, che segue la coppia durante le fasi della procreazione assistita, manca la presenza di uno psicologo; non si tratta di un aspetto decisivo, ma è comunque significativo». Viste le sue competenze, Ulivi è farmacista, e le conoscenze acquisite nei mesi di lavoro al testo da approvare, il senatore definisce «pazzesca» l’idea di autorizzare la fecondazione eterologa, perché, dice, «il nascituro ha diritto di sapere chi sono i suoi genitori», e ritiene «pericolosa» la crioconservazione (conservazione mediante congelamento) degli embrioni.M.C.C.