Prato
Riciclaggio e usura, l’attenzione è alta
di Gianni Rossi
Al telefono del tavolo di lavoro dà indicazioni precise sugli addobbi floreali per il ricevimento natalizio, offerto tradizionalmente alla città. «Sa – spiega con ironia – di queste cose si occupano in genere le mogli dei prefetti. Nel mio caso… tocca a me». Eleonora Maffei, dieci anni dopo la sua istituzione (la ricorrenza è stata celebrata nei giorni scorsi, è alla guida della Prefettura di Prato. In Toscana è la terza donna a ricoprire un incarico così importante: l’Ufficio del Governo è infatti al femminile anche a Siena e a Pisa. «Un record – ci tiene a sottolineare – tra le regioni italiane». Prefetto già dal 2001, dopo vari incarichi il 27 luglio di quest’anno è stata destinata alla guida dell’Ufficio territoriale del Governo di Prato.
Donna e prefetto: un abbinamento ancora non scontato
«Sì, è vero. Devo ammettere che ancora c’è qualche esitazione nel dare un incarico di vertice dell’Amministrazione statale ad una donna, perché si pensa che sia difficile conciliare ruoli pubblici delicati con gli impegni personali e familiari».
Lei riesce a conciliare i ruoli di prefetto, moglie e madre?
«Quando si arriva ad essere nominato prefetto, la famiglia ha già assunto un suo assetto, quindi è più facile conciliare i diversi ruoli. I miei due figli vivono ancora in famiglia ma sono già grandi».
Come vedono la madre prefetto?
«Sinceramente (sorride, ndr) devo confessare che non hanno ancora accettato in pieno la nuova situazione. La mia famiglia è a Roma, non mi ha raggiunto a Prato. Sarei contenta se i miei figli venissero più spesso a trovarmi, magari decidessero, visto che sono giovani, di fare qualche esperienza di lavoro e di studio proprio in Toscana».
E suo marito? Non dev’essere semplice avere al fianco un prefetto.
«Effettivamente (afferma ridendo, ndr) mio marito cerca di ignorare la situazione ».
Veniamo al suo impegno in città. A distanza di pochi mesi dal suo arrivo, che idea si è fatta di Prato?
«Ho trovato una città ricca di energie, dinamica. Che, nonostante la crisi, fosse una città industriosa e di commerci, lo sapevo bene. Quel che mi ha sorpreso è la forte, incisiva rete della solidarietà e, ancor più, la vivace offerta culturale: proprio una piacevole scoperta. Per quanto riguarda la prima sorpresa, ho avuto modo di apprezzare particolarmente l’impegno delle tre principali associazioni di volontariato, la Misericordia, la Pubblica Assistenza, la Croce d’oro. Nel mondo della solidarietà trovo prezioso il servizio offerto dall’associazione “Giorgio La Pira”: con la mensa e l’asilo notturno rappresenta davvero un ammortizzatore sociale».
Accennava alla crisi economica: dal suo osservatorio ci sono timori che abbia conseguenze anche sul fronte sociale?
«Mi pare di poter dire che il tessuto sociale è forte e questo fa ben sperare. Credo che la città debba trovare, da un punto di vista economico, un nuovo equilibrio, tra un tessile che va mutando e settori emergenti che vanno consolidandosi. Ma le capacità imprenditoriali dei pratesi danno fiducia».
Negli ultimi tempi sembrano intensificarsi i controlli sulle attività cinesi. C’è davvero maggiore attenzione sul fronte dell’immigrazione?
«Le Forze dell’Ordine, in modo sinergico, stanno lavorando molto e bene. In quest’anno, tanto per presentare un dato, abbiamo operato più di mille espulsioni di clandestini, rispetto alle quattrocento di un anno fa».
Eppure le Forze dell’Ordine sono sottodimensionate.
«Sì, il problema è reale e continueremo a richiamare l’attenzione degli organi preposti. Non credo però che si possa, in questo momento, sperare in un rafforzamento. Il nostro impegno sarà per consolidare la collaborazione e il coordinamento tra le diverse forze esistenti. Ma sul fronte dell’immigrazione c’è un altro impegno da portare avanti».
Quale?
«La città sta facendo molto per la conoscenza e l’integrazione. Anche la Prefettura dovrà dare il suo apporto. Penso, per esempio, al Consiglio territoriale per l’immigrazione, dove al momento non ci sono rappresentanti delle varie etnie. Per quanto sia difficile trovare esponenti davvero rappresentativi, credo che sia importante promuovere sedi e occasioni di incontro e partecipazione. A me preme un concetto di fondo: le diversità arricchiscono, ma sono davvero una risorsa nel momento in cui l’identità di ciascuno è salvaguardata e promossa. Un discorso, questo, che vale innanzitutto per la nostra cultura: solo se la nostra identità è chiara e forte, possiamo dialogare con le altre culture».
Un tema caldo, a livello nazionale, in questo ambito, è il fondamentalismo islamico. Ci sono segnali anche a Prato?
«È sempre bene vigilare, ma direi che al momento non si ravvisano elementi di preoccupazione. Comunque per quanto riguarda l’immigrazione, presto dovremo lavorare sui flussi programmati».
Ci sono novità al riguardo?
«Dovrebbero essere precisati a breve. Istituiremo un tavolo di confronto con tutti gli enti che seguono il mercato del lavoro: bisogna operare bene perché domanda e offerta si incontrino efficacemente».
E, oltre a questo, cosa ha in agenda?
«Riciclaggio ed usura».
Ci sono segnali di allarme?
«Allarme vero e proprio no. Ma viviamo in un distretto industriale, per giunta in difficoltà: una situazione potenzialmente a rischio per reati del genere. Non dimentichiamo, poi, che a Prato, come testimonia l’alto numero di filiali bancarie, gira molto denaro. L’attenzione non è mai sufficiente».