Prato

Il Vescovo: «Prendete sul serio la mia visita alle zone»

di Gianni Rossi«Siamo all’altezza delle crisi e delle necessità di Prato? Siamo all’altezza e nella capacità di coltivare i valori che Prato contiene, di arginare i disvalori e i suoi mali e di far riprendere la strada, non solo di un miglioramento economico, ma morale, e, per quello che ci preme particolarmente, religioso, cioè di fede?». È questo l’interrogativo che si è posto il Vescovo durante l’omelia di S. Stefano, tradizionalmente il discorso principale di tutto l’anno o, meglio sarebbe dire, il discorso programmatico per l’anno nuovo ormai prossimo. Spiega mons. Simoni: «Ecco gli interrogativi che la nostra Chiesa sente. E per questo abbiamo voluto quel piano pastorale che va sotto il nome di “Cammino diocesano 2005/2010”». Cioè per «realizzare un movimento di carattere missionario, sostanzialmente, che da una parte ha un risvolto interno alla Chiesa, perché i primi da essere evangelizzati siamo noi: noi cristiani non conosciamo bene il Vangelo e dall’altro ha un valore esterno alla Chiesa. Noi cristiani cattolici – ha continuato il Vescovo – non possiamo rassegnarci alla dimenticanza di Cristo nell’ambito della nostra società e alla stasi in qualche maniera spirituale della nostra società. Noi ci dobbiamo preoccupare di rioffrire a tutti la pienezza del Vangelo del Signore e la visione cristiana della vita e della convivenza umana».Davanti ad una folta rappresentanza del presbiterio pratese e ad un grande numero di fedeli che gremiva le navate, mons. Simoni ha così sottolineato con forza il significato e il valore del Cammino diocesano e, in particolare, della prima fase apertasi proprio nella solennità del patrono. L’omelia da una parte è stata una lucida analisi della situazione pratese, sia da un punto di vista ecclesiale che da quello sociale, dall’altra un richiamo, a tratti accorato, all’impegno del nuovo piano pastorale: «Io chiedo a tutti i miei confratelli, chiedo a tutti i laici, chiedo ai religiosi e alle religiose – ha detto Simoni sul finire del lungo discorso – di prendere sul serio questa visita del Vescovo alle zone, vi chiedo adesione e generosità, vi chiedo di condividere, fratelli e sorelle, (ma già lo condividete); a chi lo condivide in maniera speciale, io do il mio ringraziamento e il mio incoraggiamento».Proprio durante la celebrazione, terminata l’omelia, mons. Simoni – che insieme ai concelebranti principali indossava per la seconda volta il nuovo parato di S. Stefano, donato dagli industriali pratesi – ha consegnato una sorta di mandato alla preparazione della sua visita nelle zone: ai rappresentanti di ogni raggruppamento di parrocchie il Vescovo ha affidato un simbolico cero, che arderà nelle chiese dove si terranno i suoi incontri con le varie comunità parrocchiali riunite nelle zone; il cero è stato anche consegnato ai rappresentanti dei religiosi e delle aggregazioni laicali.In apertura del discorso mons. Simoni non aveva mancato di ricordare il suo predecessore Pietro Fiordelli: proprio un anno prima, in quello stesso giorno, se ne celebravano le solenni esequie. A «questa figura che ha dominato la scena di Prato per decenni» il Vescovo ha associato quanti hanno operato per il bene della Chiesa e della città. Una seconda memoria, nell’anno dei due papi, è stata dedicata a Giovanni Paolo II; un pensiero grato e filiale non poteva poi mancare per Benedetto XVI, a cui ha assicurato preghiera e fedeltà.Durante la celebrazione si è pregato per la città, di cui S. Stefano è patrono, e per la provincia. Erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Prato Marco Romagnoli e il presidente della Provincia Massimo Logli. Proprio alla città Simoni ha dedicato diversi passaggi del discorso: «Prato – ha detto – è una società trasformata, fortemente in via di trasformazione, e fortemente trasformata. Una società in relazione col mondo, per motivi economici e individuali diversi, una città che è andata dappertutto e che ora si ritrova il mondo in casa propria». Chiaro l’appello alla concordia sociale, particolarmente significativo in un momento di crisi strutturale: «Prato è una società che si è sempre distinta – ha sottolineato Simoni – per una sorta di patto sociale fra le sue componenti, politiche ed economiche. Ma ha bisogno anch’oggi che l’appello alla concordia, che l’appello al dialogo, che l’appello alla fiducia, che l’appello a concorrere insieme per risolvere i problemi sia ascoltato. Mai fare – è stato il forte richiamo – di Prato la città dello scontro, sempre continuare a che Prato resti la città del patto e del dialogo, in tutte le direzioni, in tutte le situazioni».