di Filippo CiardiUn’occasione importante di dibattito sul futuro del distretto pratese. Così si prospetta il VII Forum internazionale di Prato e della piccola e media impresa, che si svolgerà venerdì 14 e sabato 15 ottobre alla Galleria Farsettiarte, per tutti quelli che si saranno iscritti. Ne abbiamo parlato con il prof. Stefano Manzocchi, direttore del Luiss Lab on European Economics, nonchè organizzatore scientifico dell’evento.Qual è il senso del Forum e quali le attese da esso?«Al Forum si parlerà della relazione tra i cambiamenti globali, economici e sociali, e le strategie che dovranno mettere in atto le imprese industriali europee ed italiane, con particolare riferimento alle piccole e medie e al distretto pratese. Il Forum ha la pretesa di non essere solo uno sterile convegno frontale, ma di rappresentare un momento di formazione, dibattito e partecipazione su tutti gli aspetti delle sfide che attendono le aziende. Ci sarà spazio anche per le richieste degli imprenditori alla politica. Ospiti, ad esempio, come Franco Frattini, vicepresidente della Commissione Europea, saranno interrogati sul concreto sostegno alla piccola e media impresa a livello internazionale».Quali sono le sfide che attendono l’impresa italiana?«Si tratta di confrontarsi anche con altre aree geografiche come l’America del nord e l’Asia, non solo dal punto di vista dell’efficienza produttiva e commerciale, ma anche in merito a tutto il sistema di valori dell’industria europea. In questo contesto parlare di Made in Italy rischia di non avere più un contenuto se non gliene diamo uno nuovo. Certo, si tratta della qualità del prodotto italiano, ma quando andiamo a presentarlo su mercati culturalmente diversi e in una situazione internazionale in profondo cambiamento, bisogna prima ridefinire i nostri valori, non solo industriali, e come raccontarli». Come giudica la situazione pratese?«La situazione di Prato è aperta. Negli ultimi mesi infatti ci sono stati segnali positivi e negativi. Per le produzioni a basso valore aggiunto è fondamentale uno sforzo di razionalizzazione per aumentare l’efficienza produttiva. Per i segmenti con un maggiore contenuto di qualità e innovazione, si dovrà insistere su queste caratteristiche e fondamentale sarà la capacità di sviluppo delle reti di distribuzione, della finanza e delle politiche a sostegno dell’export. In questo senso il disegno di legge finanziaria riconosce per la prima volta una sorta di status giuridico ai distretti: bisognerà vedere poi quale sarà la finanziaria effettivamente approvata, con quali risorse per i distretti ed anche quale manovra l’Ue consentirà, perché non si deve violare la normativa sugli «aiuti di stato».Quali sono i vantaggi di essere distretto e quali i punti su cui si dovrà intervenire?«I distretti hanno per loro natura dei vantaggi, come la flessibilità e la vitalità imprenditoriale, ma anche dei problemi, come la mancanza di un vero sistema di coordinamento. Questo pone difficoltà, ad esempio, nell’internazionalizzazione, nel recepimento di nuove tecnologie e nel confronto con il sistema del credito. Per far questo, in un contesto che negli ultimi anni è cambiato molto, anche a Prato c’è bisogno di ripensare ed esplicitare nuovamente i propri valori di riferimento, indubbiamente positivi, come una capacità di inclusione sociale in molti casi migliore rispetto alla grande impresa. Credo comunque che alla fine il distretto ce la farà».