Prato

Inquinamento luminoso: A Prato 99 su cento non vedono la Via Lattea

di Damiano FedeliE’ senza stelle la notte di Prato. Solo qualche astro qua e là si fa breccia nel chiarore generale del cielo. Inutile alzare gli occhi in queste notti d’estate per scorgere la tenue Via Lattea, la debole scia punteggiata di stelle della nostra galassia. Lo sottolineano – se mai ce ne fosse stato bisogno – i dati dell’ultimo rapporto Istil (Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso): sono 99 su cento gli abitanti della provincia di Prato ai quali è totalmente impossibile vedere la Via Lattea. Colpa non della loro vista, ma proprio dell’inquinamento luminoso, ovvero dell’illuminazione artificiale che si diffonde nell’atmosfera, rendendo il cielo notturno rossastro e privo di stelle. Un deterioramento dell’ambiente poco conosciuto e che, a differenza di altri, non ha ripercussioni dirette sulla salute (anche se sono allo studio gli effetti sul ciclo di veglia/sonno negli uomini e sul comportamento degli animali). Un fenomeno che, oltre a privare di uno degli spettacoli più affascinanti e poetici – la visione del cielo notturno – ha uno stretto legame con il risparmio energetico. I dati – aggiornati al 2001, con la situazione che, spiegano gli esperti, nel frattempo si è ulteriormente aggravata – dicono che in tutta Italia peggio della provincia di Prato sta solamente quella di Milano, dove è la totalità della popolazione che non riesce a vedere il grandioso spettacolo notturno della Via Lattea. Prato dunque peggio di Roma o di Napoli: una notte che non è notte, ma un lungo crepuscolo illuminato dalle luci artificiali. «Sono stime che derivano da foto satellitari, incrociate con i dati sulla densità della popolazione», spiega Alessandro Ghiandai, responsabile della sezione Inquinamento luminoso del Caat, il coordinamento degli astrofili toscani. «Prato, insieme alla pianura padana, è in una delle zone peggiori in Italia da questo punto di vista. L’inquinamento viene dall’illuminazione di strade, giardini, aree industriali e parcheggi».

Non è solo un problema estetico. Gran parte di lampioni e fari all’esterno di aree pubbliche o private diffonde la propria luce verso l’alto, non concentrandola dove effettivamente è necessaria. Un uso più corretto dell’illuminazione consentirebbe minori sprechi e un notevole risparmio energetico. La Toscana si è dotata di un’apposita legge fin dal 2000 (aggiornata poi lo scorso anno). «Ma ancora si vedono impianti, pur nuovi, realizzati non a norma. E poi ci si regola sempre sui valori massimi di luminanza consentiti dalla legge», prosegue Ghiandai. Punti luce non regolamentari sono spesso preferiti, perché meno costosi. «Le norme dicono che i lampionidevonoesserecut-off, ossia non devono disperdere luce in alto. E poi, anche quelli a norma devono essere montati a regola d’arte, altrimenti sono inutili. Le commissioni urbanistiche, prima di dare gli ok, dovrebbero vagliare i progetti anche da punto di vista illuminotecnico».

«Capisco le amministrazioni: anche per la sicurezza è difficile lasciare al buio le strade», spiega Giovanni Pratesi, lo scienziato «anima» del Museo di Scienze planetarie. «Ma si potrebbero mettere in atto politiche per una riduzione progressiva dell’emissione luminosa». Sottolinea Serafina Carpino, astronoma presso lo stesso Museo: «Ci sono tante industrie nella piana, è vero. E poi siamo in una zona dove l’alta umidità contribuisce a disperdere la luce nell’atmosfera. Ma a lasciare perplessi sono anche i tanti fari e laser di locali e discoteche». L’astronoma conclude sorridendo: «A Prato sono 99 su cento quelli che non vedono la Via Lattea? Fatemi conoscere quell’uno che dice di vederla: di sicuro ha mentito…».