Prato

Simoni: «Urgenti sono i diritti della famiglia»

di Gianni Rossi

«La politica familiare a sostegno e incoraggiamento del matrimonio e della famiglia fondata sul matrimonio è un diritto più urgente dei diritti veri e presunti, di altre forme di convivenza». Il Vescovo Simoni non ha mancato, durante l’omelia di S. Stefano, di soffermarsi su un tema di stretta attualità, quello della famiglia e delle unioni di fatto. Il riferimento, chiaro ed esplicito nel richiamare l’importanza di politiche che aiutino concretamente la famiglia, è arrivato nel bel mezzo del discorso più solenne dell’anno. E a chi – nel dibattito politico – sostiene l’introduzione dei pacs o comunque il riconoscimento di diritti a chi convive, mons. Simoni ricorda che da anni sono le famiglie – quelle che la Costituzione italiana riconosce all’art. 29 – a reclamare i loro diritti.

Tradizionalmente l’omelia di S. Stefano assume, per la Chiesa pratese, i connotati di un discorso programmatico per l’anno nuovo ormai alle porte. Ma, festeggiando il santo patrono della città oltre che della diocesi, da sempre questo discorso contiene messaggi importanti per l’intera società pratese. In questo contesto va letto anche il riferimento alla famiglia, come cellula fondamentale della società. Quella società che – ha ribadito con accenti a lui cari mons. Simoni – «è la casa comune che ci sta a cuore». Bando al pessimismo o, peggio, al catastrofismo: «Il realismo e la speranza mi fanno dire che nonostante i problemi – ha affermato il Vescovo – a Prato siamo sempre in una situazione di benessere e di pace sociale, incrinata ma non dispersa. I lamenti – ha aggiunto significativamente – hanno spesso fondati motivi, ma rischiano di mettere in ombra i tanti aspetti e fatti positivi, incrinando così la fiducia».

Le antenne della Chiesa di Prato registrano l’allargarsi delle fasce del disagio economico e sociale, ma mons. Simoni mette ancora una volta in guardia dall’egoismo, perché la crisi economica può portare ciascuno a perseguire soltanto i propri interessi particolari: «Si dovrebbe capire di più – è il suo ragionamento – che è insieme, non ciascuno per conto proprio, che potremmo cogliere meglio obiettivi come – mons. Simoni esemplifica – un esito positivo per la crisi del lavoro, una migliore compaginazione solidaristica della società, l’incremento di iniziative di giustizia nel mondo». Da qui l’invito a impegnarsi per il dialogo tra le diverse componenti sociali e per l’incremento della partecipazione civica.

Ma attenzione: per mons. Simoni i problemi sociali non sono soltanto quelli materiali, ma anche (o soprattutto) quelli moralli e spirituali, basti pensare ai guasti che produce «la cupidigia del denaro», per usare la sua definizione. Qui il messaggio è chiaro, per quanto possa risultare indigesto a molti: «Se ci si lamenta delle esose tassazioni statali e locali […], quanto si intende – il Vescovo si domanda – praticare l’onestà fiscale?».Ai messaggi rivolti alla società pratese sono seguiti quelli rivolti in particolare ai cristiani, perché «non riesco a vedere una società con minori problemi – ha detto mons. Simoni – se non aumenta la fede in “Dio amore”». Come Chiesa siamo tutti interpellati, a cominciare da una domanda, che il Vescovo ha inserito quasi alla fine, ma che a ben vedere costituisce di per sé una riflessione sul momento che la Chiesa italiana sta vivendo: «I lupi sono coloro che ci azzannano, o coloro che ci addormentano? Ci sarebbe molto da interrogarsi, come cristiani, sui sistemi culturali nei quali viviamo come immersi». Svegliarsi dal torpore, insomma: per questo – mons. Simoni lo ha ribadito ancora una volta – c’è bisogno di una forte spinta missionaria, che il Cammino diocesano 2005 – 2010 dovrà favorire con una iniziativa specifica ancora da precisare.

Insomma, quello di S. Stefano è stato un discorso ricco di significati e, proprio per la durata più ridotta del solito, particolarmente incisivo. Ad ascoltarlo tantissimi fedeli che hanno gremito la cattedrale per tutta la durata della concelebrazione, cui ha preso parte una nutrita rappresentanza del presbiterio diocesano. Sull’altare, tradizionalmente, era esposta la reliquia di S. Stefano, che la sera prima, subito dopo i Vespri di Natale e l’Ostensione del S. Cingolo, era stata portata processionalmente fin nel presbiterio. Numerosi anche i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali. Già la sera di Natale, con i Valletti e il Gonfalone, aveva preso parte ai riti l’Amministrazione Comunale rappresentata dal sindaco Marco Romagnoli.