Prato

L’Università cresce e va in Cina

di Giacomo CocchiPrato città universitaria? Ormai dovremo fare i conti anche con questa declinazione, oltre ai classici riferimenti al tessile e all’arte: Prato, con i suoi 11 corsi di laurea e quasi 2000 studenti, è ormai divenuta una realtà importante tra le offerte formative proposte dall’ateneo fiorentino. L’inaugurazione del nuovo anno accademico, tenutasi lunedì 12 marzo e coincidente con l’inizio dei corsi di laurea 2006/2007, è stata l’occasione per tracciare un bilancio dell’esperienza, ormai quindicennale, del polo universitario di Prato, ma anche per presentare un’importante novità: un corso di alta formazione, per preparare professionalità adeguate ad affrontare le sfide dei mercati internazionali, in particolare dell’estremo oriente. Alla cerimonia di presentazione, avvenuta lunedì scorso, hanno partecipato i vertici dell’Università di Firenze: il rettore Augusto Marinelli, i presidi delle cinque facoltà di Prato (Economia, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Medicina e Scienze politiche), nonché i rappresentanti delle istituzioni della città, il sindaco Romagnoli e il presidente della Provincia Logli.

La presenza del rettore Marinelli è stata significativa, visto che la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Firenze non si era tenuta: una decisione che fu presa in segno di protesta per i tagli della finanziaria. Anche in questa occasione il Magnifico rettore non ha mancato di rinnovare il suo disappunto nei confronti delle politiche sui finanziamenti all’università, rivelando che, a causa delle scarse risorse a disposizione, l’idea di dover chiudere definitivamente il Polo di Prato era tutt’altro che remota. Ma a giudicare dalle parole di Marinelli, «il polo pratese è un modello per tutta l’Italia, di come si costruiscono i rapporti tra università e territorio», e dalla conferma da parte del sindaco che «la presenza dell’università a Prato è fondamentale per sostenere processi positivi di innovazione per lo sviluppo della città»: l’ipotizzata chiusura sarebbe stato un vero disastro.

Tanto più che il presidente del Pin, il consorzio che supporta le attività didattiche e scientifiche della sede universitaria di Prato, Maurizio Fioravanti, ha presentato un nuovo corso che partirà ad ottobre, già definito «Master Cina». «L’obiettivo della creazione di un corso di alta formazione sulla cultura, l’economia e il diritto nei processi di internazionalizzazione verso la Cina – spiega il professor Fioravanti – è quello di formare professionisti per le imprese che operano in quei mercati». Il corso, per laureati di I e II livello, sarà aperto anche a diplomati con un’esperienza lavorativa qualificata; «enti di assoluta rilevanza sul piano del commercio internazionale – aggiunge Fioravanti – ospiteranno gli allievi per i loro stage, anche in Cina». La presentazione di questo nuovo corso ci sarà il prossimo 20 aprile, con la professoressa Marina Timoteo, dell’Università di Bologna, che parlerà dei principi di fondo e dei presupposti storico-culturali del diritto cinese. Altro aspetto importante per il presente e il futuro dell’Università, riguarda la sfida del coordinamento con le città della piana – Prato, Firenze e Pistoia – per la costruzione partecipata della prevista «Città metropolitana», ente autonomo già in Costituzione ma non ancora esistente. In questo senso è stata costituita la Fondazione per la ricerca e l’innovazione: per Prato ne fanno parte la Provincia e la Camera di commercio, che intende promuovere nuovi progetti e laboratori di ricerca attraverso l’azione sinergica delle istituzioni e mondo del lavoro, che insieme stabiliranno le priorità d’intervento. Per il rettore Marinelli, la Fondazione, dovrà essere una sorta di «propellente per lo sviluppo economico».

(dal numero 11 del 18 marzo 2007)