di Giacomo Cocchi Dallo scorso 11 settembre il nuovo comandante provinciale dei carabinieri di Prato è il tenente colonnello Emilio Mazza. Classe ’67, sposato e padre di due figli, Mazza è uno dei più giovani ufficiali al comando di una sede provinciale dell’Arma; originario di Taranto ha svolto servizio a Latina, Napoli, Carpi, Serra San Bruno, in Calabria, e per sei mesi è stato in Kossovo. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio della caserma di Mezzana, in occasione della festa della patrona dei Carabinieri, la Virgo Fidelis, celebrata mercoledì scorso con una messa del Vescovo. Comandante, quali impressioni ha della nostra provincia?«Prato è una città toscana e non toscana allo stesso tempo. Mi spiego. Quando, da fuori, si pensa a questa regione, vengono in mente innanzitutto le città d’arte e la campagna. Prato riesce a conciliare questi aspetti – basti pensare al bel centro storico – con la sua antica vocazione industriale. Quest’ultima caratteristica la rende quasi più una città del nord, per mentalità e ritmi di vita, che una città toscana. È una interessante combinazione». I Carabinieri da sempre vantano, anche per la capillarità della loro presenza sul territorio, un rapporto privilegiato con i cittadini. Come vede, dal suo particolare punto di vista, i pratesi?«Una delle prime cose che ho potuto notare in questi due mesi di servizio è la partecipazione attiva dei cittadini, che è fondamentale per lo svolgimento sereno della vita sociale. Per noi è molto importante perché rende il nostro lavoro più semplice. Questa sinergia la chiamiamo sicurezza partecipata». Lei è stato in passato in servizio a Carpi; conosce bene, quindi, i problemi legati ad una forte presenza di immigrati. «Sì, anche se Carpi è di dimensioni molto più piccole rispetto a Prato». I Carabinieri a Prato, insieme alle altre Forze dell’Ordine, hanno intensificato in questo periodo le ispezioni negli stanzoni cinesi e anche i sequestri di macchinari. Ma la gente si domanda, pensando alle Forze dell’Ordine: «Li vediamo noi, non li vedono loro?». Insomma, non potreste fare di più? «È il nostro dovere cercare di debellare i fenomeni di illegalità e aggiungo che si può fare di più e meglio. In questo senso per quanto riguarda il fenomeno cinese, il problema riguarda, come sappiamo, soprattutto reati di tipo economico e sociale, non tanto l’ordine pubblico. Dico solo che non possiamo concentrare tutte le nostre forze nel controllo delle attività lavorative cinesi, perché il territorio presenta molteplici esigenze». Da parte delle istituzioni, delle forze politiche, e anche dei sindacati di Polizia si sottolinea da tempo come gli organici delle Forze dell’Ordine siano a Prato particolarmente sottodimensionati. «A dire il vero, è un problema di carattere nazionale. Certo, è chiaro che gli uomini a nostra disposizione non basterebbero mai per compiere al meglio tutte le nostre operazioni. Il problema si è acuito con l’abolizione della leva obbligatoria e riguarda tutte le Forze dell’Ordine. Comunque, a pieno organico – mancano pochissime unità – le nostre forze sono più che sufficienti per fare un buon lavoro sotto ogni aspetto». Nei giorni scorsi, avete messo a segno un’importante operazione di sequestro di hashish. Prato si conferma un crocevia del traffico di stupefacenti «Dove circola denaro, e Prato è una città molto ricca, la droga è presente. Non penso che la situazione sia diversa rispetto ad altre realtà italiane. Forse Prato, per la sua centralità geografica, posta tra due autostrade, si presenta come un crocevia di scambi». Da parte dei cittadini c’è una sempre maggiore richiesta di sicurezza. I Carabinieri, per quanto loro compete, come pensa che debbano rispondere a questa domanda? «A Prato c’è una significativa ed efficace rete tra i vari soggetti preposti all’Ordine pubblico. Per quanto mi compete più direttamente, il mio obiettivo è di portare più forze sulle strade, razionalizzando quelle presenti negli uffici. In questo senso, una figura che reputo molto importante è quella del carabiniere di quartiere, incarico nato in seno all’Arma per instaurare un contatto diretto con i cittadini. È importante per le persone potersi rapportare con le forze dell’ordine, vedere la pattuglia che cammina a piedi nei centri abitati. Il controllo del territorio, ai fini della prevenzione e del senso di sicurezza dei cittadini, è fondamentale».