di Fabio Barni e Damiano FedeliIl biglietto da visita è a cento metri dal casello Prato Est. Subito dopo l’indicazione «Prato», una grossa biforcazione, peraltro poco agevole e con una curva un po’ secca. A sinistra lo dice l’enorme cartello a T che sovrasta i due rami – si va verso «Vaiano – Vernio – Castiglione dei Pepoli – Poggio a Caiano – Artimino – Montemurlo». (come mai Pistoia non sia citata non lo si capisce bene). Ci sono anche i simboli di centro, ospedale, stadio, polizia e carabinieri, stazione ferroviaria. Si va sulla Declassata, insomma. E a destra? Chi non conosce la zona si trova subito spiazzato: il cartello è caduto, e sono mesi: ne è rimasto solo lo scheletro. Niente dice che da lì si ritorna verso Firenze, verso i centri commerciali, Calenzano e Campi. Niente, solo una griglia metallica vuota. Ci fermiamo all’altezza del Punto Blu Autostrade a fotografare il cartello e subito una macchina appena uscita dal casello, accosta e ci chiede la strada.Si riparte, sulla Declassata. Si superano i lavori alla Questura e poco più in là, all’altezza di via Valentini, un altro cartellone sopraelevato con un pezzo mancante. Anche percorrendo la Tangenziale, sia in direzione nord, sia sud, la musica non cambia. A Chiesanuova, a Coiano, a Santa Lucia, sulla Tangenziale Sud: i cartelloni a L sulla strada sono quasi tutti rotti, con parti del tabellone cadute (e indicazioni sulle direzioni che non si leggono). A volte è caduto l’intero pannello e non rimane che un inutile scheletro di metallo a non indicare un bel niente.Il giro di Toscana Oggi prosegue su altre importanti arterie cittadine, come sulla Paronese o anche sul viale Marconi. E anche qui si incontrano cartelloni con indicazioni parzialmente o totalmente cadute. Inutili a chi non sa la strada, e che corre, così, il rischio di perdersi o di rallentare pericolosamente a tentare di decrittare scritte ammezzate «Iol..» «Tob…» «Cas..».La situazione che il giro del nostro settimanale evidenzia viene bocciata senza appello anche dal presidente dell’Aci locale, Federico Mazzoni. «Il problema della manutenzione della segnaletica è generale», taglia corto. «Sulla Declassata e sulla Tangenziale quelli che servono sono carenti e quelli inutili sono anche troppi». Il difficile, per chi si mette alla guida, è ricevere informazioni immediate, esatte ed esaurienti.«Prato ha una viabilità complessa e in questi anni, per governare il traffico, si è cercato di diluirlo», spiega ancora Mazzoni. «In città, sono nati così percorsi tortuosi e le indicazioni hanno finito per essere insufficienti». Provate a spiegare a una persona non pratica della città che si trovi in viale Galilei, all’altezza del ponte Datini, come arrivare alla stazione. In linea d’aria, sono poche centinaia di metri. Nella pratica, con la carenza di segnali e nel giro di sensi unici, è quasi impossibile.Lo stesso su Declassata e Tangenziale. Chi viaggia sulle due principali arterie cittadine e deve a un certo punto entrare in città, spesso non riesce a capire dove andare. Non solo. Se si mette a guardare la segnaletica commerciale (i cartelli marroni che indicano in prevalenza fabbriche e magazzini) corre il rischio di andare a sbattere da qualche parte o di provocare, rallentando o addirittura fermandosi, un incidente. «La segnaletica pubblicitaria osserva il presidente Aci è troppa e sfiora l’assurdo». Succede con frequenza, sulla Declassata e sulla Tangenziale, che su uno stesso palo siano collocati più di cartelli. Il risultato è la completa illeggibilità. «Quei segnali sono posti a caso o, nella migliore delle ipotesi, pagando una tassa», tuona il presidente dell’Aci. «I casi sono due. O sono inutili, perché nessuno riesce a leggerli; o sono pericolosi, perché per leggerli bisogna rallentare o fermarsi all’improvviso. Sulla Declassata, distrarsi è pericoloso». Peccato, poi, che capiti di distrarsi anche per capire dove andare, proveniendo da un’altra città o comunque con poca pratica di Prato. «Non tutti i guidatori riprende l’ingegner Mazzoni hanno 30 anni e i riflessi pronti. Certe trascuratezze, come non riparare i segnali, non possono essere permesse».Peggio di quel che sta «in cielo», come i grossi cartelli di indicazione, è quello che sta a terra. Quando qualcosa cambia, «c’è l’inveterata abitudine di lasciare a terra la vecchia segnaletica», col risultato che non si capisce bene quale sia la striscia «in vigore» e quale invece rappresenti un’eredità, cancellata male o lasciata sul posto tale e quale, del passato. «Fateci caso», spiega Mazzoni. «In via Liliana Rossi è facile prendere per buona la vecchia striscia di mezzeria». Senza contare, qua e là per la città, vecchi stop, precedenze cambiate, righe che vanno a finire a diritto sull’aiuola di una nuova rotatoria.