I Salesiani lasciano Prato. La decisione, maturata da più di un anno in seno alla Congregazione di don Bosco, è stata prima di Pasqua ufficializzata al Vescovo Simoni dal Rettor Maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, e dall’Ispettore ligure-toscano, don Alberto Lorenzelli.Fino all’ultimo, mons. Simoni – che a Prato volle i Salesiani con grande convinzione e determinazione – ha sperato in un ripensamento da parte dei superiori della Congregazione. Ma già dalla scorsa estate le possibilità che i salesiani cambiassero idea erano minime. Ora, si aspetta l’ultima decisione, quella riguardante i tempi. Don Lorenzelli e il consiglio ispettoriale vorrebbero che la chiusura della comunità avvenisse il 31 di luglio; il Vescovo ha chiesto che la presenza possa proseguire ancora un anno, per permettere un graduale passaggio di riconsegna alla diocesi dell’oratorio di Sant’Anna e dell’animazione della pastorale giovanile.Don Remo Ricci – che a Prato ha guidato prima l’Oratorio e poi la pastorale giovanile lasciando un ricordo ancora molto vivo – è attualmente il Vicario dell’Ispettore. Mentre quest’ultimo è impegnato al Capitolo generale dei Salesiani, raggiungiamo don Remo al telefono: «La decisione l’abbiamo presa – ci spiega – con grande dolore, consapevoli delle potenzialità giovanili e pastorali di Prato. Purtroppo stiamo facendo anche noi i conti con un sensibile ridimensionamento delle vocazioni che ci costringe ad una drastica riorganizzazione». Proprio in questi giorni, a Roma, il Capitolo generale stia varando l’accorpamento delle quattro Ispettorie dell’Italia centrale. Spiega ancora don Remo: «Prato non è la prima comunità che siamo costretti a chiudere: prima ancora abbiamo lasciato Savona e Pisa».Una decisione senza appello, come si fa notare in Curia. Il Vescovo – in questi giorni convalescente per il malore avuto a Pasqua – non nasconde tutto il suo rammarico. Mons. Simoni ha cercato in ogni modo di far cambiare idea ai Salesiani, appellandosi direttamente anche al successore di don Bosco, il Rettor Maggiore. Ma ogni tentativo – si capisce – è stato vano. La diocesi, per valorizzare ulteriormente l’Oratorio di Sant’Anna, aveva presentato anche un articolato progetto di animazione interculturale per i giovani, approvato dalla Regione. Ma non è servito.Ora di questo progetto, come di tutto l’Oratorio, dovrà occuparsi la diocesi. Indipendentemente dai tempi scelti dai salesiani per lasciare Prato, toccherà alla Curia predisporre una organizzazione ad hoc che prosegua e promuova l’attività impiantata, su richiesta del Vescovo, dai salesiani a partire dal 1995. Una vera e propria urgenza, dati i tempi. Di sicuro l’Oratorio di Sant’Anna e la pastorale giovanile, seppur senza Salesiani, costituiranno ancora un impegno prioritario dal punto di vista pastorale.