di Maria Cristina Caputi«Un passo dopo l’altro un cammino di speranza». È all’insegna di questo slogan che venerdì 9 maggio si tiene l’annuale festa diocesana delle scuole cattoliche. Dell’evento, ma soprattutto di questa realtà parliamo con don Massimo Malinconi, parroco di Cafaggio, che dallo scorso settembre è il nuovo responsabile diocesano delle scuole cattoliche. Don Massimo, in cifre, com’è la scuola cattolica a Prato?«Le 24 scuole cattoliche paritarie seguite dalla diocesi sono frequentate complessivamente da circa 3600 alunni; gli asili nido sono 4, le sezioni di scuola dell’infanzia sono 75, le classi di scuola primaria sono 59, di scuola secondaria di I grado se ne contano 11, mentre nella scuola secondaria di II grado le classi sono in tutto 5. Si tratta indubbiamente di una realtà significativa: le scuole cattoliche paritarie sono scuole aperte a tutti, identiche a quelle statali per accessi, programmi, titoli professionali dei docenti, requisiti di sicurezza e rispetto della normativa vigente. Al passo con i tempi, aggiornata ed accogliente, è uno dei grandi servizi che la Chiesa di Prato offre alla città».E non mancano gli alunni stranieri…«Soprattutto nella materna, abbiamo molti bimbi cinesi; ma anche alle elementari gli stranieri non sono pochi. In tutto se ne contano oltre 250, naturalmente anche non cattolici. Il motivo della scelta credo vada ricercato nella serietà che le nostre scuole garantiscono».Perché oggi una famiglia dovrebbe iscrivere il proprio figlio ad una scuola cattolica?«Perché sceglie per lui una comunità educante che, alla luce dei principi del cristianesimo, mira alla formazione integrale della persona. Spesso, però, questa identità non è del tutto chiara ai genitori e questo sarà un fronte sul quale intendo impegnarmi nei prossimi mesi. Inoltre, nelle nostre scuole, viene assicurata una grande attenzione agli studenti portatori di handicap».Come è strutturato il rapporto dell’Ufficio diocesano con le singole scuole?«Ciascuna struttura fa capo ad una unica rete che coordina tutte le attività comuni. In questo modo è possibile affrontare, via, via, le diverse problematiche delle singole scuole, e, al tempo stesso, tutte possono contare su una rete di relazioni per superare qualsiasi esigenza di carattere pedagogico, didattico o burocratico».Quali sono, in questo momento, i maggiori problemi che deve affrontare?«Dopo la mia nomina, ho iniziato a visitare le scuole elementari, poi mi recherò anche nelle altre. Ho visto belle realtà e tanto entusiasmo, ma le difficoltà non mancano: perché le suore stanno riducendo vistosamente la loro presenza e non è semplice trovare laici competenti e disponibili; perché i problemi economici non mancano, perché la manutenzione delle strutture è decisamente onerosa. Tutte le scuole sono a norma e rispettano la Legge 626, ma dobbiamo mantenere lo standard e i controlli del Ministero sono frequenti ed improvvisi».Quali sono i suoi progetti per il futuro?«Da sempre abbiamo organizzato corsi e incontri di formazione, ma da qualche anno si è trascurata la dimensione spirituale che, invece, vorrei nuovamente valorizzare; inoltre penso si debbano rivitalizzare e meglio coordinare le scuole della valle del Bisenzio; infine, nell’ambito della Missione diocesana, saranno previsti incontri del Vescovo con genitori, insegnanti e alunni delle singole scuole».La festa annuale delle scuole cattoliche, che quest’anno si tiene il 9 maggio, con lo slogan «Un passo dopo l’altro un cammino di speranza», quali obiettivi si prefigge?«Intende dare visibilità del nostro esistere a livello cittadino, rafforzare il senso di appartenenza alla Chiesa e aiutare a sentirsi parte di un cammino comune».