Prato

Gonfienti, destino incerto: Etruschi senza soldi

di Filippo Ciardi

Far emergere la verità sull’area archeologica di Gonfienti sembra impegnativo quanto è stato portarne alla luce i reperti e sarà renderli fruibili a tutti.Ciò che sembra certo è però che si poteva fare di più dopo il vincolo posto nel 2006 dalla Soprintendenza archeologica per la Toscana, e dopo il convegno al Centro Pecci del 31 ottobre del 2006, «Dalle Emergenze alle Eccellenze», dove l’importanza dell’area di Gonfienti venne definitivamente sancita a livello nazionale e internazionale. L’evento, a dieci anni dai primi ritrovamenti nella sede dell’Interporto della Toscana Centrale, invece di portare all’avvio del Parco Archeologico già proposto da anni, ha segnato invece una battuta di arresto del progetto. Gabriella Poggesi, funzionario della Soprintendenza, ci ha ribadito oggi quello che proponeva già nel 2006, che è scritto negli atti del convegno: «l’importanza del restauro delle strutture di fondazione dell’edificio residenziale del Lotto 14 – la grande casa etrusca, ndr – che ha già tutte le caratteristiche per poter diventare la prima porzione del Parco Archeologico di Gonfienti in tempi relativamente brevi, finanziamenti permettendo, in contemporanea con la prima esposizione dei reperti che provengono da questo stesso contesto». Ma appunto, dal 2006 queste proposte sono rimaste inattuate. E questo non solo per quello che tutti gli attori dicono essere il problema principale, la mancanza di fondi «che ho continuato con forza a richiedere al Ministero per i Beni Culturali – sostiene Poggesi» – ma anche, come lamenta la stessa funzionaria, «per l’assenza di una progettualità condivisa anche dalle istituzioni pubbliche locali e regionali». Ciò che invece sono progrediti da allora sono i lavori di ampliamento dello scalo merci dell’Interporto, autorizzati subito dopo il convegno, a novembre del 2006, avviati di fatto nell’estate del 2007 e in fase di conclusione in questi mesi, su una vasta zona esclusa dalla variante urbanistica che ha recepito i vincoli della Soprintendenza, ma comunque sottoposta ad indagine.È da allora e per questa strana evoluzione dei fatti che l’attività di protesta e di proposta dei comitati e di altri cittadini si è intensificata. C’è chi, nei comitati, insinua una specie di «accordo tacito» tra la Soprintendenza e l’Interporto per la concessione dalla prima al secondo del via ai lavori come una sorta di «ringraziamento» per il sostegno e la cooperazione ricevuti in tutti questi anni. Anche perché dagli stessi atti del convegno del 2006 emerge comunque che nelle aree dove era prevista la realizzazione dello scambio intermodale dell’Interporto «sono emerse tracce consistenti di un insediamento dell’età del Bronzo, del II millennio a.C.». Le accuse sono comunque respinte con forza da Poggesi, che assicura: «io e i miei collaboratori, con i pochi finanziamenti pubblici a disposizione, ci siamo battuti per compiere indagini scientificamente accurate e tutte le aree d’interesse archeologico sono state sottoposte a vincolo, nessuna esclusa. Sarebbe comunque già tanto – commenta realisticamente la Soprintendente – trovare le risorse finanziarie per rendere fruibili i 1400 metri quadrati della casa etrusca principale. Volendo proseguire negli scavi in tutti i 20 ettari vincolati servirebbero finanziamenti enormi, per questo intanto si attuano interramenti a scopo conservativo». Le insinuazioni dei comitati sono contestate anche dal presidente dell’Interporto, Antonio Napolitano, che ribadisce: «abbiamo sempre cooperato con la Soprintendenza, nonostante le indagini e i vincoli abbiano sottratto territori di proprietà della società per 12 ettari, ritardato i lavori e ci abbiano costretti ad acquistare nuovi terreni nel Comune di Campi Bisenzio per poterli proseguire. Oltre a questo abbiamo messo a disposizione gratuitamente per il laboratorio di scavo e restauro l’antico Molino, che era il nostro centro direzionale, e ci siamo impegnati direttamente a sostenere le attività della Soprintendenza con finanziamenti che ad oggi ammontano in totale a circa 3 milioni di euro».Resta dunque il fatto che l’Interporto è stato ed è il principale finanziatore degli scavi archeologici, visto che si impegnerà a breve anche in una sorta di «ripulitura e messa in sicurezza temporanea della casa etrusca del lotto 14, con circa 50.000 euro – come ci conferma il presidente Napolitano – oltre alla recinzione e videosorveglianza di tutta l’area». C’è comunque da chiedersi se qualunque progetto di Parco archeologico e di museo-laboratorio possa veramente vivere nel mezzo dello scalo merci, che nel frattempo si è ampliato e che dall’inizio del 2010, con le attività a regime, prevede di essere trafficatissimo da mezzi pesanti. Se l’impegno finanziario dell’Interporto e quello a favorire questa convivenza può dar merito alla società, d’altra parte ci pare anche un’anomalia, visto che così svolge funzioni che non gli sono proprie e supplisce al ruolo del Ministero dei Beni Culturali, della Regione, degli Enti Locali o di privati, che al di là della mancanza di fondi forse dovrebbero fare oggi una scelta decisa per includere Gonfienti tra le priorità per il rilancio del nostro territorio, da un punto di vista culturale e turistico, dunque anche economico. Per passare insomma davvero “dalle emergenze… alle eccellenze”, pur se con qualche anno di ritardo.

(dal numero 19 del 17 maggio 2009)