di Damiano FedeliDicono i promotori che la frase più bella è quella di uno dei ragazzi che lavorano a Opera 22 che ha detto: «Quando sono qui, mi sento felice». Mentre fra le scene che ricordano con più piacere, ci sono la fila di ragazzi davanti all’ ufficio di Renza a riscuotere la prima mensilità e la felicità di Mohamed quando gli è stato offerto il viaggio per tornare in Marocco dai suoi come premio per l’impegno e la dedizione dimostrata.Compie un anno Opera 22, il ristorante didattico di alta qualità promosso dalla Fondazione Opera Santa Rita di Prato per formare professionalmente i ragazzi ospiti nelle proprie case famiglia, con alle spalle storie di disagio sociale e familiare. E sono dodici mesi di soddisfazioni, in via Pomeria 64, come testimoniano il presidente della Fondazione Santa Rita Roberto Macrì e Simone Bartolozzi, maître e sommelier, coordinatore del ristorante (con la moglie chef Diana Marcantuono). In questi dodici mesi i tesserati – per accedere al ristorante è necessario infatti iscriversi all’associazione, costituita ad hoc, «Amici del Santa Rita» – sono stati più di 1600. I coperti serviti sono stati 8mila e i litri di vino 4mila. I clienti tipici sono attenti alla qualità del cibo, ma anche estremamente partecipi al progetto educativo che sta dietro Opera 22.Hanno partecipato al progetto 15 ragazzi che sono in grado di poter rispendere all’esterno la loro professionalità acquisita nel settore. Una professionalità in continua crescita, tanto che alcuni di loro sono già stati chiamati a lavorare da altre realtà. «Siamo molto contenti della crescita professionale e dei risultati positivi nel recupero formativo e pedagogico che grazie a Opera 22 si sono ottenuti. I nostri ragazzi sono sempre stati molto puntuali e hanno imparato a lavorare insieme», racconta Macrì.Una sfida particolare è quella del progetto «autismo in cucina»: con otto ragazzi autistici sono state realizzate, un lunedì al mese e in occasione di eventi speciali (fra cui la cena con la Giunta comunale di Prato), cene molto apprezzate. «Aver portato qui a lavorare dei ragazzi autistici per una cena al mese sottolinea Francesca Faggi, coordinatrice dei servizi sociali del Santa Rita è stato il punto di arrivo di quattro anni di intenso lavoro, in cui abbiamo insegnato loro a cucinare, apparecchiare e servire. La cosa più difficile per loro è la relazione con persone estranee, ma i risultati che abbiamo ottenuto qui da questo punto di vista sono stati molto incoraggianti. E poi a Opera 22 si dà loro un’opportunità di lavoro reale». Fanno parte del progetto anche tre ragazzi con disagio psichico inviati dai Servizi Sociosanitari.«Opera 22 ha anche collaborato con realtà di eccellenza del panorama enogastronomico nazionale, come ha testimoniato la visita dello chef campano Antonio Pisaniello del marzo scorso», spiega Bartolozzi. «Il menu segue il ciclo delle stagioni e ci sono prelibatezze come il fassone piemontese – la tartara di fassone rimane il piatto più richiesto – la mora romagnola, il baccalà islandese, il salmone selvaggio. A Opera 22 sono stati inventati numerosi piatti, uno dei più particolari e amati è il risotto di pomodoro con cuore di burrata».Se la cena più costosa che è stata servita in questo anno è costata 100 euro a persona (per due clienti che hanno bevuto molto bene), il prezzo medio di una cena si aggira tra i 30 e i 35 euro. Ricca anche la cantina, con 1400 bottiglie distribuite in numerose etichette di grande pregio e una selezione di birre artigianali e distillati di vario genere. La bottiglia più costosa è stata un barolo Monprivato Cà d’Morissio del ’96 da 300 euro.Il ristorante ha presentato in questo anno numerose serate – una quarantina quest’anno – a tema dove il cibo e il vino hanno fatto da sottofondo a momenti di scambio culturale, al teatro e alla musica. La sala al piano superiore ha ospitato cene di gruppo, incontri di lavoro e serate professionali di degustazioni dei vini.Non sono mancati gli episodi curiosi «Una signora ha ordinato del fegato grasso”foie gras” e poi si è lamentata perché… era grasso», racconta Simone. «Oppure quando un giapponese abituato a mangiare il pesce in un sol boccone si è ustionato con del baccalà fritto incandescente».
(dal numero 17 del 9 maggio 2010)
«Indovina chi viene a cena» ogni venerdì su Tv PratoLa prima puntata va in onda questo venerdì 7 maggio alle 21. Si chiama «Indovina chi viene a cena» la nuova trasmissione di Tv Prato promossa insieme con Opera 22 e la Fondazione Opera Santa Rita. Sei puntate – di venerdì sera – che vedranno ospite del ristorante di via Pomeria ogni volta un personaggio noto della città. Il primo è Elisabetta Pandolfini, dello storico biscottificio «Mattei». In ciascuna puntata, a tavola, tra portate d’alta cucina e degustazioni abbinate di vini, l’ospite converserà con la giovane giornalista Lucia Pecorario (tra l’altro nostra collaboratrice); a fare da padrone di casa Roberto Macrì, presidente della Fondazione S. Rita. Elisabetta Pandolfini, come gli ospiti che le succederanno, racconteranno la propria esperienza professionale e personale, ma parleranno anche di cibo e gusto, come anche della città. Nulla di troppo serioso, in ogni caso. Domande spigliate, sul registro dell’ironia. Tipo: «Se Prato fosse una ricetta, a suo avviso quale sarebbe l’ingrediente segreto?».Le puntate successive vedranno ospiti: Andrea De Rossi (allenatore dei Cavalieri Consiag Prato), Andrea Cavicchi (imprenditore e presidente del Museo del Tessuto), Roberto Faggi (presidente emerito dell’Opera S. Rita), Rita Padovani (dell’omonima storica torrefazione), Piero Ceccatelli (caposervizio de La Nazione di Prato).La trasmissione va in replica il sabato alle 23,10 e la domenica alle 17,25.