Prato

I mille volti dell’immigrazione a Prato

di Giacomo CocchiLuogo inedito, l’orditura GT2000 di Andrea Belli, ma vecchie posizioni in campo nei due schieramenti. Si è svolto lunedì 17 gennaio, all’interno di una delle quattro aziende virtuose vincitrici dello Stefanino d’oro, il consiglio comunale straordinario dedicato a integrazione, sicurezza e pubblica istruzione, lette in chiave immigrazione. Una seduta, per temi e luogo, richiesta dal Pdl, in primis dal capogruppo Roberto Baldi, «per sottolineare – ha detto – come la fabbrica, cuore pulsante di Prato sia anche un posto dove avvengono le illegalità maggiori in tema di immigrazione».Tra rocche e filati si è svolto un dibattito che ha puntato lo sguardo principalmente sull’aspetto dell’illegalità connessa alla presenza straniera in città. I lavori si sono aperti con le relazioni degli assessori Milone, Silli e Pieri che hanno presentato quanto fatto dall’Amministrazione nei rispettivi settori in cui sono competenti. Ma più che le parole della Giunta, ad infiammare la discussione è stato il «blitz» – che comunque non ha interrotto la seduta – di due militanti della Lega, una donna e un uomo, presentatosi a volto coperto da una bandana verde, che hanno srotolato uno striscione con scritto: «Benvenuti nella capitale dell’illegalità, dove tutto è permesso e il pratese è sottomesso» e poi distribuito i soliti volantini con l’indiano, inteso come l’autoctono costretto a vivere nelle riserve per colpa della colonizzazione.Milone, riprendendo i dati presentati qualche giorno prima riguardo alle attività di controllo della Polizia Municipale nella lotta alla illegalità nelle attività produttive e nel commercio svolte nel 2010, ha parlato di «numeri strabilianti rispetto agli anni precedenti». Per l’assessore alla sicurezza quella dei controlli a tappeto è la strada giusta da perseguire, «se qualcuno – ha aggiunto Milone – crede sulla casualità dei controlli e di poter sfuggire si sbaglia di grosso». Lunga e appassionata la relazione di Giorgio Silli, che pur lodando l’azione del collega Milone, «sta lavorando bene perché occorre il ripristino della legalità», auspica anche «azioni di intelligence per stringere le maglie e regolamentare a monte l’arrivo dei flussi attraverso l’idoneità abitativa». Nessuna marcia indietro dunque, l’Amministrazione continuerà a battere le strade intraprese ad inizio legislatura e che stanno caratterizzando il mandato della giunta Cenni. Per l’assessore Pieri il primo obiettivo, in un ambito, come quello scolastico, dove la questione immigrazione si fa sentire molto, è quello di «garantire ai bambini stranieri non solo l’accoglienza nelle classi ma anche dare loro la possibilità di continuare nel percorso scolastico, perché molti sono gli abbandoni». Pieri ha inoltre ribadito come una delle scommesse della Giunta sia l’edilizia scolastica. «Occorrono nuove scuole, visto il continuo aumento degli alunni». Nel tardo pomeriggio, dopo quasi quattro ore di dibattito, il sindaco Cenni ha concluso la seduta del consiglio ribadendo le «idee chiare dell’Amministrazione». «Non vogliamo erigere un muro – ha detto il primo cittadino, riferendosi agli stranieri – ma l’accoglienza non sia fraintesa, non è accettabile che non si rispettino le leggi dello Stato». E sul dialogo con la comunità cinese Cenni ha di nuovo parlato di «cercare punti di contatto con le imprese cinesi. Lavorando insieme i nostri tessuti possono essere trasformati in capi finiti». Per l’opposizione la presentazione la semplice presentazione dell’esistente, in tema di immigrazione, ha rappresentato un’occasione persa. Aurelio Donzella dell’Idv ha affermato che occorre un potenziamento degli organi di controllo: «almeno venti ispettori del lavoro, aumentare l’organico del tribunale, incrementare Guardia di Finanza e creare uffici della squadra mobile che si occupano solo di criminalità cinese». Il Pd, con il capogruppo Carlesi, pur apprezzando alcuni passaggi della relazione di Silli, «quelli relativi all’integrazione e al dialogo con gli stranieri di seconda generazione», ha espresso con durezza come «non esista una chiara linea, lungimirante con azione esplicite che dicono alla città quali obiettivi ha questa Amministrazione, ovvero – aggiunge il capogruppo – se il messaggio sia la caccia all’immigrato oppure l’accoglienza di una persona che ha diritti e doveri. In questo caso il percorso è diverso».La Lega, con i consiglieri Tosoni e Paradiso, pur prendendo le distanze dalla protesta del proprio militante, conferma, nei toni e nelle parole la stessa linea: «La situazione odierna è data dalla politica lassista e remissiva della sinistra, improntata alla falsa accoglienza. In questi anni ci avete dato di razzisti e xenofobi ma la nostra è la ricetta giusta, occorre continuare sulla strada dei controlli, il nostro prossimo passo è la richiesta di una task force di polizia fiscale che controlli i flussi di denaro e dimostri con quali soldi molti giovani cinesi acquistano macchinoni da centinaia di migliaia di euro».(dal numero 3 del 23 gennaio 2011) Da Prato in un anno partono 500 milioni in rimesseNel solo 2009 le rimesse – i soldi mandati nei loro paesi dagli stranieri – partite da Prato hanno sfiorato i 500 milioni di euro. Si tratta per la maggior parte – oltre 463 milioni – di soldi partiti per la Cina.È uno dei dati relativi a Prato che compare nell’ultimo dossier statistico sull’immigrazione realizzato da Caritas e Migrantes. Un corposo volume di dati che a Prato verrà presentato questo sabato 22 gennaio alle 16 al ridotto del Politeama, in Via Garibaldi, con una serata pubblica.Il dato sulle rimesse è uno di quelli che colpisce maggiormente, soprattutto se si tiene conto che Prato invia in rimesse oltre il 52% della cifra totale che gli stranieri mandano da tutta la Toscana (il 78,6% se si tiene conto solo dei soldi che partono per la Cina) o che il dato di Firenze è, ad esempio, della metà. Si tratta di un’elaborazione su dati della Banca d’Italia, ufficiali quindi, a lasciare immaginare un giro di rimesse «in nero» ancora più ampio.Fra gli altri dati che riguardano la provincia di Prato contenuti nel dossier, c’è quello sugli occupati: a Prato quasi un quarto della forza lavoro (il 23,9%) è composta da stranieri: si tratta di oltre 28mila lavoratori. Si tratta dell’incidenza più alta di tutta la Toscana, molto al di sopra della meria regionale – 16,7 – e di quello nazionale (16,1%).Nel suo complesso, in tutta la provincia, i residenti sranieri a fine 2009 erano 31450, ovvero il 12,7% del totale della popolazione residente. Se nel periodo 1995-2002 l’incremento ha avuto ritmi vertiginosi, portando a quadruplicare la popolazione straniera (+290%), gli anni successivi hanno registrato un certo raffreddamento, anche se, globalmente, dal 2002 in poi gli stranieri qui sono aumentati del 140,6%.Altro dato particolarmente significativo è quello delle seconde generazioni. «Emblematico – si legge nel volume Caritas/Migrantes – il caso di Prato dove, alla fine del 2009, circa un quinto (19,7%) degli immigrati iscritti in anagrafe risultava nato nel nostro Paese».«Ci è piaciuto particolarmente il titolo che è stato dato al dossier “Per una cultura dell’altro”», sottolinea la direttrice della Caritas diocesana, Idalia Venco. «Il fatto, cioè, che gli immigrati non vengano visti sempre come un problema, ma come una risorsa».