Prato

La sfida di SImoni: portare il Vangelo nelle case

di Giacomo CocchiCi crede da tempo e fin dall’inizio del suo episcopato sogna «una costellazione di punti-luce nelle nostre parrocchie». Mons. Simoni sta finendo di scrivere il decreto di indizione di quelli che ha sempre chiamato i «cenacoli familiari». La prima volta fu nel programma pastorale, «Insieme per il Vangelo del Regno»: era il 1992, pochi mesi dopo il suo arrivo a Prato.Una nuova evangelizzazione, una maggiore e più incisiva azione pastorale che diventa missionaria in una nuova frontiera come quella che è oggi la nostra società. «Pensate alle vostre parrocchie, ai tanti palazzoni pieni di famiglie», ha detto il Vescovo ai sacerdoti diocesani riuniti in assemblea, nel presentare il documento.«Pensate a quante di loro vengono alla messa domenicale, a quante fanno la comunione, a quante riusciamo a raggiungere con le catechesi degli adulti. Ci dobbiamo attrezzare spiritualmente per non diventare come alcuni Paesi del nord Europa». Occorre dunque tornare alle origini, alle «domus cristiane», agli incontri fraterni dove le prime comunità si riunivano per pregare e meditare.«Se ci sta a cuore la non rassegnazione alla decadenza della nostra fede e della pratica cristiana – ha aggiunto mons. Simoni – è nostro dovere aprire solchi nuovi».Ecco dunque i «cenacoli familiari», esperienza che alcune parrocchie stanno portando avanti, e con buoni risultati, da tempo. Già nel dare il via al Cammino diocesano 2005-2010 il presule aveva espresso di nuovo il forte desiderio che i «punti-luce» nascessero in qualche realtà parrocchiale. Gli obiettivi – La metafora più efficace per capire uno degli obiettivi dei «cenacoli» è proprio del Vescovo: «Creare reti per pesci che navigano a largo delle nostre comunità». Tramite questi gruppi riuniti periodicamente nelle abitazioni di alcune famiglie disponibili è possibile avvicinare persone lontane, in crisi di fede o in ricerca spirituale. Nel corso della Missione diocesana mons. Simoni ha stretto molte mani e parlato con tanti pratesi che da molto tempo non frequentano più le nostre chiese, ma che in cuore hanno ancora la voglia di capire, di trovare un senso spirituale alla vita.Inoltre, dar vita ad un «cenacolo familiare» significa valorizzare le coppie di sposi, dare un ruolo importante ai laici nella missione di popolo di Dio.

Cosa sono – Si tratta di incontri di persone appartenenti a una parrocchia, o a una zona pastorale, nei quali possono essere vissuti due tipi di esperienza: una di preghiera, un’altra di ascolto e meditazione di un testo della Scrittura o su un tema biblico-catechetico. «Entrambe le esperienze – precisa il Vescovo – devono essere vissute in un clima raccolto e fraterno: tutto ciò con l’aiuto di una guida che può essere lo stesso parroco, un altro sacerdote, un diacono oppure un laico capace».

Varie tipologie – Rientrano sotto la denominazione di «cenacoli familiari» molteplici esperienze, alcune già in atto, come i gruppi del Vangelo, le comunità ecclesiali di base e i piccoli gruppi dislocati sul territorio, nati da iniziative ecclesiali come quelli che risalgono ai Nip, Nuova immagine di parrocchia. Vi rientrano anche gli incontri di Lectio divina e i periodici ritiri per coppie di sposi e fidanzati che fanno capo alla pastorale familiare diocesana. «Da sottolineare – precisa mons. Simoni – che questi “cenacoli” non sono stati pensati per abolire, ma per integrare le tradizionali catechesi per gli adulti».

I contenuti – Gli argomenti trattati nel corso dei «cenacoli» devono essere presi principalmente dai testi della Scrittura.Importante è far sempre riferimento, per avere una visione completa della Rivelazione, ai testi ufficiali del Catechismo della Chiesa Cattolica. «C’è bisogno sempre di un approccio biblico, – aggiunge il Vescovo – ma è necessario, per non perdersi, avere con sé una bussola, ovvero i testi ufficiali della Chiesa». In alcune occasioni sarà il Vescovo stesso a offrire alla riflessione e alla meditazione particolari testi, legati a speciali eventi o circostanze ecclesiali. Il ruolo dei parroci e dei laici – Dar vita a queste esperienze necessita di una particolare «comunione» tra parroco e laici. Possono nascere per impulso del sacerdote, ma anche per iniziativa laicale. «L’essenziale – sottolinea mons. Simoni – è che il parroco conosca l’iniziativa e possa darne valutazione positiva, anzi incoraggiante, nello spirito di una formazione e di una evangelizzazione allargata e capillare».Ogni cenacolo avrà una persona appositamente incaricata, un coordinatore, che sia un sacerdote oppure un laico, con il compito di animare, gestire e garantire il corretto svolgimento dell’esperienza.(dal numero 18 del 15 maggio 2011) Le tante esperienze già presenti in DiocesiLi chiamano «Centri d’ascolto», «Piccoli gruppi», «Cenacoli familiari», «Piccole fraternità del Vangelo», «Fuochi di preghiera», ma il loro scopo è lo stesso: prendere la Bibbia, quel libro che tutti abbiamo in casa, su uno scaffale, e leggerla insieme.Sono diverse le parrocchie in cui queste realtà sono già operative, anche da 30 anni come a Maliseti, e danno i loro frutti. Si va da Gesù Divino Lavoratore, a Coiano, da Santa Maria delle Carceri dove sono nati con l’arrivo di don Stancari 19 anni fa, a Galcetello, da Casale a Reggiana, da Iolo, a Grignano, a Sant’Antonio Maria Pucci.I parroci hanno iniziato quasi tutti allo stesso modo, offrendo alla comunità questa occasione di incontro nelle famiglie, una sorta di catechesi per gli adulti. In molti hanno risposto, le famiglie hanno dato la propria disponibilità ad accogliere periodicamente i gruppi e qualcuno si è offerto per animare gli incontri, laici e suore svolgono con dedizione questo servizio. Spesso, gli incontri nelle famiglie sono preceduti da uno con il parroco, durante il quale si esaminano le schede diocesane, da cui solitamente si parte, o se ne predispongono di nuove. A Reggiana e Maliseti, ad esempio, è necessario preparare ulteriori strumenti di riflessione, perché gli appuntamenti sono più frequenti di quelli previsti a livello diocesano.La cadenza varia a seconda delle realtà: a Maliseti ci si ritrova una volta a settimana; a Reggiana, alle Carceri, a Iolo, a Grignano, a Sant’Antonio Maria Pucci ogni 15 giorni; a Casale, a Coiano, a Gesù Divino Lavoratore e a Galcetello una volta al mese. Anche il numero di gruppi presenti in ciascuna parrocchia cambia: a Coiano ve ne sono 15, a Casale, Reggiana e Gesù Divino Lavoratore se ne contano 9, a Maliseti e Galcetello sono 5, a Sant’Antonio Maria Pucci ne è nato uno.Suor Armida, la domenicana che guida un gruppo a Iolo ed uno alle Carceri, ci dice subito: «Ho molto da imparare da chi frequenta questi incontri; iniziamo con un momento di preghiera, per prepararci all’ascolto della Parola di Dio, poi leggiamo il brano e lo meditiamo; quindi condividiamo le riflessioni e, partendo dai bisogni del territorio, esprimiamo le nostre intenzioni di preghiera».Istituiti nel 1995, i «Piccoli gruppi» di Galcetello sono oggi cinque. «Quando siamo partiti – ci dice Fabio Calamati, responsabile dell’attività e membro dell’equipe che prepara mensilmente le schede di riflessione – i gruppi erano 50, poi, dopo tanti anni, c’è stato un calo fisiologico, ma chi continua è molto motivato a riscoprire il significato della Parola di Dio». La riflessione parte dall’esperienza quotidiana di ciascuno e da lì nasce qualcosa «che prima non c’era, scaturita dal confronto con la Srittura». Fabio non nasconde però alcune criticità: «Si tratta di un progetto volontaristico – ammette – e l’alternanza dei parroci non ha favorito la continuità del lavoro; tuttavia chi ci crede persevera e va avanti, con grande determinazione».A Maliseti, ci spiega Luciano Paoli, coordinatore dei gruppi parrochiali, che sono cinque e si chiamano ciascuno con il nome di un Santo, «ci riuniamo ogni settimana, presso una famiglia o in un luogo neutro, come uno stanzone o anche la sede della locale Misericordia; si parte a metà settembre e si termina a giugno, con una festa, promossa dai singoli gruppi, ma aperta a tutta la comunità». Il gruppo di Sant’Antonio, per esempio, si ritrova nell’aia di un contadino e, nel chiesino patronale, recita il rosario, poi celebra la messa e organizza un momento conviviale per chiudere la serata. La riflessione periodica sulla Parola, con schede predisposte dal parroco, don Santino Brunetti, viene accompagnata dall’attenzione ai bisogni del territorio. «Per i battesimi – aggiunge Luciano – si cura la formazione delle famiglie; in caso di lutto si va a recitare il Rosario con i parenti del defunto; e se vi sono altre necessità concrete si cerca di provvedere». Qualcuno, poi, aggiunge Paoli, «promuove anche una gita di fine anno: noi, dal Giubileo del 2000, organizziamo un pellegrinaggio al Santuario di Sant’Antonio Maria Pucci a Poggiole di Vernio, chi a piedi e chi in macchina, ci ritroviamo tutti là». Infine, nei momenti forti come l’Avvento e la Quaresima, i gruppi celebrano una messa nelle case.Partiti nel 2000, i «Piccoli gruppi» di Coiano sono oggi 15, hanno incontri mensili e sono seguiti da un animatore, che svolge il ruolo del moderatore, da un segretario, che redige la scheda con il resoconto, e da un coordinatore, che si occupa degli avvisi e delle comunicazioni. «Si tratta di un’esperienza decisamente positiva, – afferma il parroco, don Andrea Cerretelli – che ha fatto crescere la riflessione sulla fede, anche perché non vengono coinvolti solo i praticanti, ma raggiungiamo anche i cosiddetti “lontani”, rendendo gli incontri una vera opportunità missionaria».Maria Cristina Caputi