Prato

Vicario, l’ultimo abbraccio

Una folla, per certi versi sorprendente, dalle autorità alla gente comune, ha salito nei tre giorni, tra la morte e il funerale,  – un vero «triduo», lo ha chiamato il Vescovo – il presbiterio del duomo per rendere omaggio al Vicario generale mons. Eligio Francioni. E mercoledì 26 settembre la cattedrale era gremita come in poche altre occasioni per l’ultimo saluto. Nel transetto il clero diocesano era presente praticamente al completo.«È stato una grazia per tutti noi e ha influito fruttuosamente nell’animo e nel cuore della gente, per il suo servizio sacerdotale esercitato a lungo da vivo e ora da morto», ha affermato il vescovo Gastone Simoni.A concelebrare le esequie, insieme a mons. Simoni, anche il vescovo emerito di Fiesole mons. Luciano Giovannetti – compagno di seminario di Francioni ad Arezzo -, il vicario generale della Diocesi di Pistoia mons. Paolo Palazzi, mons. Dante Carolla in rappresentanza dell’arcivescovo di Firenze Betori e i sacerdoti diocesani.Presenti le istituzioni cittadine con il sindaco di Prato Roberto Cenni, il presidente della Provincia di Prato Lamberto Gestri, il prefetto Maria Guja Federico, i sindaci dei Comuni presenti nel territorio della Diocesi pratese, numerosi assessori e le autorità militari. Proprio «alla moltitudine di pratesi addolorati che da lunedì fino a questa mattina sono venuti a pregare e a portare un saluto a don Eligio» ha fatto riferimento, ringraziandoli, il vescovo Simoni nella sua omelia. «Abbiamo ricevuto tanti messaggi, lettere e telegrammi di cordoglio da parte di vescovi, sacerdoti, comunità religiose, autorità e da gente comune, tantissima», ha detto il presule, che poi ha aggiunto: «Questa è la sua gloria visibile, il riconoscimento delle sue virtù da parte della Chiesa, della società di Prato e delle tante parti del mondo con le quali era in contatto».Sul feretro erano poste, insieme ai Vangeli, anche la stola e la mantellina «paonazza» dei canonici della cattedrale, dei quali per molti anni mons. Francioni era stato primicerio. Uno dei tanti incarichi che il Vicario ha ricoperto nel corso dei suoi 55 anni di servizio sacerdotale alla Chiesa di Prato.Nel corso dell’omelia mons. Simoni ha voluto descrivere colui che dal 1992, anno del suo arrivo nella Diocesi pratese, è stato il suo più stretto collaboratore, probabilmente il decano dei vicari italiani con 34 anni consecutivi di mandato. «Lavoratore indefesso e operoso, esperto conoscitore e servitore della Chiesa, questo è stato don Eligio, uomo trasparente e fedele», ha detto ancora il vescovo Simoni che ha voluto anche leggere alcuni passi del testamento spirituale di mons. Francioni, aperto la mattina, nel quale egli ringrazia Dio e la Madonna «per la fedeltà al sacerdozio, una serena castità, una signorile povertà, una gioiosa obbedienza».Per mons. Simoni «la personalità di don Eligio può essere tratteggiata con affermazioni bipolari. Era mite e amabile per temperamento e per virtù. Ma anche determinato nel proporre idee e nel perseguire obiettivi da lui ritenuti buoni. Era semplice nel tratto, nella parola e nello scritto. Ma aveva una sapienza, una maturità umana e cristiana indiscussa. Leale e fedele nei rapporti diocesani e col Vescovo, non ha mai perso al tempo stesso la libertà di parlare, di discutere, di dissentire e, insieme, di rimettersi alle decisioni del Vescovo e dei consigli diocesani». Al termine della celebrazione in segno di saluto le associazioni d’arma hanno suonato il silenzio.Il corpo è stato sepolto nel cimitero di Chiesanuova, nel vialetto centrale, davanti alla cappella. Per la concessione di questo spazio mons. Simoni ha ringraziato pubblicamente il Comune di Prato.(dal numero 35 del 9 ottobre 2011)