Prato

Negozi aperti sempre, c’è chi dice no

di Damiano FedeliLa metafora che usa è efficace e colorata: «Noi abbiamo una torta e ci sono dieci persone a mangiarla. Se chiamiamo venti persone, la torta rimane la stessa». Fuori di metafora Damiano Dalla Porta, titolare con i fratelli della Dmg abbigliamento di via Basilicata, vuol dire la sua contro la liberalizzazioni degli orari dei negozi del Governo. Del resto, la sua voce contraria, l’aveva già espressa nel gennaio dello scorso anno, quando il comune di Prato aveva dato il via libera alle aperture domenicali in centro. «Queste aperture fanno solo del male, perché i piccoli chiudono», spiega adeso. «Ed è una questione che riguarda da vicino le famiglie. Le vogliamo unire o separare? E poi, scusi, ha visto quanti negozi chiusi e sfitti ci sono in centro?». Ma chi, come la Dmg, non ci sta, come si attrezzerà per resistere alle corazzate dei centri commerciali che avranno sicuramente meno problemi a tenere aperto più a lungo? «Noi – risponde ancora Dalla Porta – sceglieremo di aprire secondo il vecchio sistema, ovvero nelle poche domeniche che riteniamo importanti. Anche se io, a dire il vero, sarei per non aprire mai». Secondo il titolare del negozio di abbigliamento «la politica ha ceduto il passo al capitale. Si dovrebbero tenere le parti sociali più unite possibile. Perché io mi domando: la qualità della vita, dov’è? Il commercio tradizionale lo vogliono far chiudere a vantaggio dei grandi gruppi che non reinvestono sul territorio. Si lavora solo per i grandi, ma il piccolo non è difeso da nessuno». E conclude con una metafora sportiva. «Quando si gioca alla Palla grossa, tutto è concesso, botte, cazzotti. Ma a me piace il calcio. Con le sue regole».Per la Telefonia Calamai di viale della Repubblica, con le liberalizzazioni «non cambierà molto», come spiega il titolare Marco Calamai. «Noi non possiamo fare turnover di personale e continueremo con i nostri soliti orari. In termini di concorrenza, se si doveva morire, lo avremmo già dovuto fare anni fa, con l’arrivo dei primi centri commerciali. E invece, per un negozio come il nostro, si tratta di dare un servizio in più; è così che non ci possiamo lamentare. Perché, vede, chi viene da noi non lo fa solo per comprare un telefono. Chi cerca il prezzo va su internet o nei grandi centri commerciali. Ma chi viene da noi cerca una consulenza: noi facciamo vedere le varie tariffe, le confrontiamo, troviamo quella migliore per il cliente. Chi sa offrire un servizio, differenziandosi, ha tutti gli strumenti per resistere».«Devo dire che sono proprio nauseata. Essere vista solo come consumatore non mi piace». Patrizia Ferraboschi, titolare dell’omonimo pastificio di via dei Tintori. «Ho leto su un giornale la lettera di un lettore, che condivido in pieno. “Migliora la nostra vita poter acquistare e consumare 24 ore al giorno, domeniche comprese?”, si chiedeva. Non possiamo essere visti solo come persone che consumano e che non pensano. Di nuovo, si considera lo spendere come momento di felicità e di soddisfazione. E poi, mi chiedo, quali risparmi ci saranno? I dipendenti nelle ore in più avranno un costo… Da parte nostra, non cambieremo nulla: abbiamo degli orari di apertura già molto larghi, fino alle 13,30 e fino alle 20. L’altro rammarico è che non riusciamo ad avere un orario coerente fra i vari commercianti del centro».(dal numero 4 del 29 gennaio 2012)