Una preghiera per Prato. È l’iniziativa del Vescovo Simoni che lunedì 19 marzo nel giorno di San Giuseppe patrono dei lavoratori chiama la città in cattedrale alle 21,15 per invocare ogni bene temporale e spirituale. Mons. Simoni ha spedito nei giorni scorsi una lettera al clero diocesano, ai religiosi, ai laici, a tutti i dirigenti e i responsabili delle componenti sociali ed economiche pratesi, alle istituzioni cittadine. «Sarei contento che quanti amano la nostra città potessero trasmettere, per quanto possono, il mio invito» ha scritto mons. Simoni. La volontà del Vescovo è che partecipino anche «i fratelli responsabili delle varie Chiese e comunità cristiane presenti a Prato».In questa occasione abbiamo chiesto al Sindaco, al presidente della Provincia, al presidente della Camera di commercio e al Vicario episcopale per il laicato quali siano i motivi di particolare urgenza per cui Prato ha bisogno in questo momento della preghiera di tutti.«Ritrovare entusiasmo e capacità di rialzarsi»Ciò che auguro alla nostra città, dal più profondo del cuore, è di poter ritrovare quell’entusiasmo e la capacità di rialzarsi che l’ha sempre caratterizzata e che ha contribuito a far diventare Prato un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, la capacità innata dei pratesi di risollevarsi e di trarre il meglio da ogni situazione deve venir fuori e sono certo che con l’impegno di tutti sarà così.Ai nostri giovani l’invito a credere nella loro città e nelle possibilità che ancora è in grado di offrire a chi vorrà impegnarsi per farla rinascere. Sono molte le potenzialità sia dei nostri ragazzi che del territorio, ricco di idee e attrattive, ed è compito di chi amministra lavorare nel miglior modo possibile, ogni giorno, per permettere a chi rappresenterà il futuro di Prato, a chi guiderà la città, di eccellere in ogni settore. La ricchezza di Prato è da sempre questa, uno spirito d’iniziativa che tutti ci invidiano e che deve tornare ad essere la nostra forza. Chi, come me, ama Prato e crede ancora fortemente nella sua forza e nella sua unicità non può che essere fiducioso nel futuro che ci attende. La strada da fare è ancora molta ma con impegno e volontà sapremo tornare a essere grandi.Roberto CenniSindaco di Prato«Coesione da cercare con determinazione»Se si riparte, dobbiamo farlo tutti insieme. Quello che vorrei contribuire a realizzare in questo momento, tutti insieme, è un grande e concreto laboratorio per il futuro. Un laboratorio di idee e progetti che vedono protagonisti prima di tutto i giovani, dove si riesce a creare anche un legame generazionale di saperi e di trasmissione di conoscenza. Un laboratorio che riesce a produrre nuove piccole imprese e occupazione.Ricercare con determinazione la coesione è necessario. Troppe volte lasciamo che a prendere campo siano le polemiche e le vicende di bottega. Adesso non ce lo possiamo più permettere. Questo 19 marzo mi sembra giusto dedicarlo prima di tutto ai giovani che cercano un lavoro. E, insieme a loro, alle donne e agli uomini che con coraggio affrontano la grande crisi, locale e mondiale al tempo stesso, difendendo le loro famiglie, gestendo con difficoltà i loro bilanci, e continuando a guardare al futuro.Prato non deve chiudersi. È lo slogan di un recente ciclo di incontri del Gruppo Crocevia. Sono d’accordo: ora che le difficoltà sembrano più grandi non possiamo fare l’errore di lasciar prevalere la paura e il timore di non farcela. Per questo il 19 marzo partecipo con una motivazione profonda all’iniziativa proposta dalla diocesi di Prato.Lamberto GestriPresidente della ProvinciaLongo: «opportunità ai giovani per inserirsi e realizzarsi»Dare l’opportunita ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro e di trovare la propria realizzazione: è questo il mio primo auspicio, in un momento di difficoltà del mercato di cui sono proprio i giovani a fare le spese. Sono infatti loro quelli destinati a lavori sempre più precari e molte volte lontani dalle proprie aspettative. La mancanza di opportunità porta a una situazione di insoddisfazione diffusa, che poi va a pesare sull’intero sistema economico. Credo che a Prato più che altrove si conosca il valore del lavoro e soprattutto di un lavoro che è impegno quotidiano, ma che permette di progredire e di offrire nuove possibilità anche alla propria famiglia. Invece la mancanza di fiducia nei giovani e nelle loro capacità, le poche opportunità che offriamo loro, sono un freno per tutta la nostra economia. Perché per uscire da questo momento di difficoltà e immaginare nuove soluzioni e nuove prospettive di crescita, serve un entusiasmo e una voglia di rischiare che solo loro possono metterci a disposizione. Troppe volte, invece, i ragazzi più preparati pensano di poter trovare una strada di maggior soddisfazione fuori da Prato. Credo che dovremmo occuparci di loro con maggior impegno, anche cercando di trasferire un unico messaggio positivo sull’imprenditorialità.La nostra città è stata per anni territorio fertile per la nascita di tante imprese, dobbiamo creare le condizioni perché possano prendere forma nuove imprese, riscoprendo il messaggio positivo del rischio e dell’impegno per un progetto nel quale si crede.Carlo LongoPresidente della Camera di commercioLa Chiesa pratese continua a testimoniare l’attenzione per la personaScorrendo la recente lettera del vescovo Gastone inviata ai Vicari foranei, alle Comunità religiose, ai Gruppi della consulta delle aggregazioni laicali nella quale invitava a un’ora di preghiera, da lui presieduta, in cattedrale il 19 marzo, festa di san Giuseppe lavoratore, m’è tornata in mente una locuzione di un economista, Villeneuve-Bargemont (1784-1850): «Bisogna raccomandare scriveva la frugalità, la sobrietà, ma soprattutto la religione: il resto non è che frode e menzogna».Scritta nel 1834, questa frase non ha perso nulla della sua verità. Sono passati quasi 180 anni. Anni di anarchico sviluppo dell’industria, di uno squilibrato sfruttamento della manodopera che impiegava, senza rispetto alcuno, perfino i minori. Un itinerario che aveva favorito un disordinato inurbamento di famiglie provenienti dai contadi in residenze insane, nei tuguri delle città o in squallide periferie nei pressi delle fabbriche. La storia testimonia come, nonostante questa infida nebbia, in varie parti d’Europa non siano mancate coraggiose voci di condanna e imprenditori cattolici che hanno scelto la tutela della persona, il rispetto dei ragazzi, l’attenzione verso le famiglie, un lavoro dignitoso e le prime forme di strumenti sociali.Sono passati anche 121 anni dalla pubblicazione della lettera enciclica sul lavoro di Leone XIII, la «Rerum Novarum», enciclica che i pontefici hanno «continuato a scrivere» fino a Giovanni Paolo II. Certo, il lavoro umano ha visto notevoli progressi, graduali attenzioni correttive e una crescente considerazione verso la persona. Un itinerario che ha visto in primo piano l’impegno sindacale, sostenuto da positivi vincoli di carattere culturale. Una indubbia crescita di considerazione sfociata in tutele e costruttivi scambi fra datori di lavoro e maestranze.Oggi siamo di fronte a nuove difficoltà e rischi. Sul lavoro umano pesa il fenomeno della globalizzazione, una sfrenata finanza e a-morali leggi di mercato. L’invito del Vescovo, quindi, è quanto mai prezioso e, come altri suoi interventi, fatto in tempo opportuno. Oggi, come in tempi trascorsi, la Comunità cristiana ovunque sia mette in atto la vocazione della solidarietà senza distinzioni di sorta. Educata dal magistero pontificio misura il «fare e il dire» che si attua nella società, il senso ultimo dell’attività produttiva, i progetti sul futuro della comunità umana, le tendenze culturali, il sociale e il politico quando coinvolge la «persona».«Soprattutto la religione, il resto non è che frode e menzogna», scriveva Velleneuve. Sì, soprattutto la persona, ogni persona, nel cui volto il credente scorge quello di Cristo. Ecco il senso della «religione» tradotta con il vocabolario della vita, nelle occorrenze dell’uomo e della comunità umana.Ritrovarci in cattedrale, con il Vescovo dà a intendere la volontà della Chiesa pratese di testimoniare, ancora una volta, la sua sollecitudine verso la persona e la scelta delle priorità etiche. Infatti, anche oggi, nonostante riconosciuti progressi, si profilano pericolosi equivoci, creati da interessi di potenti minoranze, a scapito del bene comune, bene di tutti e di ciascuno. Non è difficile rilevare il paradosso della società contemporanea: la progressiva marginalizzazione delle fasce più deboli della società.«Soprattutto la religione» che va oltre il doveroso atto di culto. È il profondo e vitale legame con il Cristo, che con il suo sacrificio sulla croce ha «trasfigurato» anche il volto dell’uomo.Pierluigi MilesiVicario episcopale per laicato e aggregazioni ecclesiali