Prato

«Qualità ed efficienza, così salveremo Ataf»

di Damiano FedeliLa partita era di quelle ghiotte. Ma allo stesso tempo una bella gatta da pelare, per i gravi problemi che affliggono l’azienda dei trasporti fiorentina. Ma adesso Ataf è anche un po’ pratese. La Cap, infatti, ha partecipato – con il suo 25% – alla cordata che si è aggiudicata la gara per rilevare l’azienda del capoluogo toscano. Una cordata che ha visto capofila Busitalia, e quindi Ferrovie, con il 70% e, ancora, per Autoguidovie, società di trasporti lombarda in cui Ferrovie stesse hanno un interesse preminente.

L’offerta con cui il raggruppamento di imprese capeggiato da Ferrovie si è aggiudicato la gara è stata di 18 milioni e 900mila euro (la base d’asta era 12,4 milioni). Con questa cifra, la cordata di imprese si è aggiudicata il ramo Tpl (ovvero trasporto pubblico locale) di Ataf Spa, insieme alle partecipazioni, eccetto quelle in Tram di Firenze e Firenze Parcheggi.

«L’amministratore delegato di Ferrovie, Moretti, era interessato alla gara per Ataf, per creare i presupposti, insieme a Busitalia, a dare continuità al suo progetto di trasporto pubblico sul territorio», soddisfatto, il presidente di Cap, Giuseppe Gori, commenta l’alleanza con l’azienda ferroviaria per «la conquista» di Firenze. «Al di là del prestigio, siamo stati stimolati da questa avventura tutta italiana. Il nostro obiettivo era difendere il territorio. Ci interessava, in particolare, chiudere il cerchio sulla piana fiorentina. Diventando (dopo anche l’affitto del ramo d’azienda di Lazzi) sempre più azienda di riferimento in Toscana».

Eppure, presidente Gori, Ataf è una patata bollente. In tanti, troppi, ormai, ci hanno provato a risanarla…

«Ataf è una patata bollente, è vero. Il sindaco stesso di Firenze Renzi dice che Ataf è costata ai fiorentini 42 milioni dal 2001 al 2009. Siamo consapevoli che c’è da fare molto. Nessuno può pensare che non sia successo nulla. Noi però vogliamo gestire per migliorare la qualità del servizio, gestire per i cittadini. La partita del trasporto pubblico deve impegnare e coinvolgere enti e istituzioni».

Dove andrete ad agire?«Bisogna proprio cambiare una mentalità che ci si è portati dietro fino a oggi. Certo, si deve aumentare la qualità, con le risorse disponibili. Con una maggiore capacità organizzativa, efficienza ed efficacia, con costi equilibrati rispetto alle risorse per lo sviluppo e il mantenimento dell’occupazione. Proprio sul fonte del personale, occorreranno ammortizzatori sociali. Dovremo studiare i tempi e le modalità per procedere in maniera efficiente con le trattative. Dalla nostra, abbiamo alle spalle l’esperienza di quasi un anno con Lazzi di cui, visti i risultati di gestione, siamo soddisfatti. Abbiamo il nostro metodo di lavoro e la nostra capacità organizzativa». Che cosa è stato sbagliato finora nella gestione di Ataf?«Crediamo che ci sia stata poca attenzione all’economicità. Senza creare risorse che si hanno solo coi bilanci in regola, non ci sono presupposti per migliorare la qualità».

Quale sarà l’apporto di Cap accanto a un gigante come Ferrovie?

«Nell’area che andremo a gestire (principalmente, Sesto e Piana) porteremo quella che è la mentalità Cap, l’attenzione al servizio, gli standard di qualità, un approccio diverso dove lo stile della cooperativa possa essere d’esempio».Non vi è mai venuto il dubbio di impegnarvi in un’operazione troppo rischiosa?«Il messaggio è che noi di Prato dobbiamo ritrovare entusiasmo nell’investire. Certo, come cooperativa ci siamo chiesti se non stessimo facendo un’operazione troppo ardita. Ma abbiamo deciso ugualmente di investire. C’è da fare, è un’operazione difficile, ma allo stesso tempo necessaria. Se vogliamo salvaguardare le nostre città, occorre puntare sul trasporto pubblico in maniera sempre maggiore. E in un momento in cui i carburanti costano sempre di più. Le nostre Lam sono un modello vincente, che abbiamo esportato anche in altri territori».Capitolo gara unica del trasporto regionale. Ancora il bando non è uscito. A che punto siamo? E cosa farà Cap, con la galassia di società in cui ha partecipazioni? «Su un punto che ci riguarda da vicino saremo inflessibili. Useremo tutti i mezzi che le norme ci consentono per ricorrere qualora il bando preveda la costituzione di un’unica società di capitali. È una limitazione del diritto e significherebbe per noi, che siamo una cooperativa, la perdita del patrimonio. È impensabile mettere dei paletti sui requisiti che le aziende devono avere per limitare la partecipazione. E poi c’è da capire quali saranno le risorse che la Regione intende mettere in campo. Se sono inferiori a quelle del 2010, con i costi che non dipendono da noi, quelli del carburante e delle assicurazioni, che cosa si fa, si taglia il servizio e anche il personale? Eppure da poco è stata raggiunta un’intesa fra Regione e organizzazioni sindacali per la turela dei posti di lavoro. In qualche modo si addossano alle aziende costi importanti, si va fuori da una necessità di riorganizzare in senso qualitativo il trasporto locale».Vagamente meno ottimista di qualche mese fa?«Si parteciperà se ci sono i presupposti, così come faranno le grandi aziende nazionali e internazionali. Le gare devono essere remunerative. Rispetto a qualche mese fa, Cap è maggiormente consapevole del ruolo che può avere. È stato importante aver vinto con un parter come Ferrovie la gara su Ataf. Ma Cap continua a investire, anche nel turismo. È di questi giorno il nostro impegno in una società che è Toscana Bus, nel noleggio con i soci Maddii, Alterini e Giottobus».Cap che allarga gli orizzonti fuori da Prato. Ma continuerà a guardare alla sua città d’origine?«Naturalmente. In dieci anni abbiamo aumentato di 130 lavoratori il nostro organico. E il patrimonio è cresciuto del 40% in un periodo di crisi durante il quale la città è arretrata. È la risposta della nostra cooperativa che ha sempre voluto porsi in condizione di crescere con la città».

(dal numero 27 del 15 luglio 2012)