Pisa

Vecchiano accoglie i pisani in fuga dalla città

Quando «venni nel 1986 c’erano solo due parrocchie nella diocesi pisana che non avevano il parroco residente. Oggi sono 42. La situazione è totalmente cambiata e siamo obbligati a dare risposte di assistenza pastorale diverse rispetto a quelle di venti anni fa». Lo dice l’arcivescovo Alessandro Plotti durante l’incontro con il consiglio comunale di Vecchiano. «Oggi – osserva ancora l’arcivescovo all’assemblea comunale ed ai parroci del vicariato – l’assistenza pastorale si è fatta più difficile. Difficile è, soprattutto, “avvicinare” quelle famiglie che arrivano in paese dalla città». Sembra infatti che si manifesti sempre di più una sorta di scollamento tra il ceppo tradizionale, legato ad una cultura ancora paesana, e le persone che arrivano da fuori e che, certamente, non hanno la stessa mentalità. Il pericolo è che si creino dei grandi dormitori anonimi, dove non c’è desiderio di aggregazione e partecipazione alla vita comune. Allora? Per Alessandro Plotti «dobbiamo fare in modo che le diverse sensibilità siano accompagnate verso il dialogo e la cosa sarà tanto più realizzabile quanto più sarà sorretta da una lungimirante politica di sviluppo urbanistico». Ma l’integrazione tra gli abitanti non è l’unico problema da affrontare con urgenza. Molte famiglie infatti, magari per comprarsi la casa, si sono riempite di debiti, la precarietà del lavoro certamente non aiuta, e ora fanno fatica ad andare avanti. Una sofferenza sociale che interessa tutti noi. «Mettiamo insieme le nostre risorse – propone Alesando Plotti – non solo economiche ma anche umane, per individuare dei servizi che almeno riescano ad alleviare questa sofferenza». Poi c’è la questione dell’isolamento degli anziani. Per fortuna nei nostri paesi molti anziani vengono assistiti in casa. Magari grazie alla buona volontà di qualche parente o alle cure, per chi se lo può permettere, delle ormai numerosissime badanti straniere. Molti altri non hanno invece la stessa fortuna. «Sono andato in molte parrocchie – ricorda l’arcivescovo – e in molti casi ho dovuto rendermi conto del degrado in cui alcuni sono abbandonati. Per migliorare la situazione occorrono anche in questo caso servizi domiciliari più efficienti». Anche i giovani, è inutile negarlo, vivono il loro disagio. Nei paesi della Val di Serchio infatti, a fianco dello studente volenteroso e del ragazzo modello, spesso si siede il piccolo teppista che ha come unico interesse quello di spaccare il più possibile. Certamente si tratta di episodi isolati e comunque sotto controllo, ma, se a questo, aggiungiamo una microcriminalità in aumento, la situazione complessiva ci spinge con forza a trovare una soluzione. Ma che fare? Tanto per cominciare – si trovano d’accordo il sindaco Rodolfo Pardini e il nostro arcivescovo – prestare più attenzione alla dimensione educativa sia in famiglia che nelle strutture scolastiche e parrocchiali. Proprio da questo punto di vista si potrebbe individuare uno spazio da cui ricavare un vero e proprio centro polifunzionale dove far convergere i giovani, magari di parrocchie diverse, per offrire una proposta di aggregazione sana. Per meglio risolvere questi problemi l’arcivescovo lancia l’idea di un tavolo permanente per saldare ancora di più i rapporti di collaborazione tra istituzioni: «Sarebbe secondo me proficuo – ha detto Alessandro Plotti – trovarsi più spesso per elaborare strategie d’azione condivise. In fin dei conti tutti noi lavoriamo per lo stesso obiettivo: il bene dell’uomo». Don Tomasz Grzywacz, parroco a Gello e vicario zonale della Val di Serchio, sollecita una particolare attenzione per gli stranieri in Italia. Soprattutto per chi, come le badanti, svolge un importantissimo servizio sociale ma, in cambio, riceve ben poco.