Pisa

La Settimana Santa nelle opere degli artisti

L ‘ultima cena, la crocifissione, la deposizione dalla croce, la resurrezione: sono molte, in diocesi, le opere d’arte dedicate alla Settimana Santa. È sufficiente visitare le chiese ed i conventi sorti lungo le pendici delle colline pisane per ripercorrere, insieme ai racconti del Vangelo, le ultime ore della vita terrena di Gesù.A Calci, la Certosa è oggetto – tra il 1764 ed il 1797 – di un totale rinnovamento edilizio e decorativo, voluto dal priore milanese Giuseppe Alfonso Maggi. Le opere innovative investono anche il refettorio, che, ampliato, è nuovamente decorato dal pittore fiorentino Pietro Giarrè. Tra le immagine allegoriche delle virtù certosine dipinte sulla volta e le scene conviviali evangeliche e di vita certosina raffigurate sulle pareti, resta immutato il riquadro raffigurante l’Ultima Cena, dipinta da Bernardino Poccetti nel 1597. Cristo è al centro, accanto siedono gli apostoli, compreso Giuda il traditore che, collocato dalla parte opposta, si volge verso chi guarda. Unica concessione all’ordine certosino, il pittore inserisce sul lato a sinistra due figure di conversi certosini, che a mo’ di inservienti prestano i propri servizi, trasportando cibi e vivande. Il linguaggio del Poccetti è chiaro e scorrevole e segue l’impostazione iconografica dei maestri fiorentini che hanno ispirato Andrea Del Castagno e Pontormo. Questa scena rivive anche nell’immagine, che il Giarrè propone nel quadro Disciplinae Zelo, dipinta nel 1776 nella stessa sala. Dei gruppi scultorei medievali del territorio pisano, raffiguranti le Deposizioni dalla Croce, tramandati dalle fonti, restano rare testimonianze a suggellare i riti della Settimana Santa. La fama della Deposizione dalla Croce, detta anche Santissimo Crocifisso, della pieve di Santa Maria e San Giovanni Battista a Vicopisano si deve a una rivalutazione della scultura lignea medievale compiuta dalla critica specialistica nel secolo scorso. Si tratta di un gruppo ligneo di sette figure, compresi due angeli, realizzate nei primi decenni del XIII secolo.Nel gruppo di Vicopisano è raffigurata la Discesa dalla croce, caratterizzata dallo «schiodare» e dalla discesa del corpo dalla croce, mentre nella Deposizione è descritto il momento successivo quando il corpo di Gesù è disteso orizzontalmente sulla pietra dell’unzione, oppure è adagiato ai piedi della croce, prima che inizi il Compianto. Da studi recenti dedicati alla scultura lignea medievale presente in area pisana, per questa Deposizione, Giulia Burresi ritiene plausibile la datazione 1211, desunta dall’errata trascrizione 1011, compiuta nel 1868 dal restauratore Erasmo Massesi e sulla base della datazione 1228 del gruppo ligneo raffigurante la Deposizione dalla Croce collocata nella Cattedrale di Volterra. A completare la sacra rappresentazione della Passione di Cristo raffigurata nel gruppo ligneo della Deposizione dalla Croce, a distanza di alcuni decenni, nella stessa pieve di Santa Maria e San Giovanni Battista, un anonimo pittore è chiamato a dipingere alcuni fatti evangelici dedicati alla Passione e Risurrezione del Salvatore. Invero, sulla parete sinistra, tolti gli scialbi, sono emersi frammenti di scene raffiguranti la Cattura di Cristo in alto e la Pentecoste, nella fascia sottostante. Si tratta di due scene di un ciclo di affreschi raffiguranti Storie Cristologiche assai frammentate che, attraverso la vivacità narrativa e l’immediatezza espressiva di un anonimo pittore, attivo nella seconda metà del secolo XIII, testimoniano la plurisecolare sedimentazione di una cultura figurativa volta alla divulgazione dei fatti più salienti del cristianesimo.Nella pieve di San Giovanni Evangelista alla Vena si conserva una Crocifissione dipinta da Enrico da Tedice, alla metà del XIII secolo. Essa proviene dall’oratorio del Castellare di Vicopisano, sua probabile collocazione originaria. Nel 1931, a seguito di un tentativo di furto, essa è stata gravemente danneggiata: sono cadute imprimitura e superficie pittorica. Questa Crocifissione dipinta a tempera su tavola trasmette i sentimenti di partecipe serenità, espressi alla metà del XIII secolo dal pittore Enrico di Tedice, attivo a Pisa alla metà del secolo e fratello probabilmente di Ugolino. Nei frammenti rimasti cosi si legge: cimasa Ascensione di Cristo con Angeli che annunciano la morte e la Madonna che rimane in mezzo agli Apostoli; alla terminazione dei bracci compare la Madonna (frammento) e San Giovanni (scomparso); sul suppedaneo vi era una raffigurazione perduta, forse il Diniego. Sui tabelloni si legge: a sinistra il Bacio di Giuda, la Flagellazione e la Salita al Calvario; a destra: la Deposizione, il Seppellimento. Dal punto di vista iconografico questa Crocifissione corrisponde alla tipologia del Christus triumphans affiancato da scene della Passione secondo un modello presente in altre e coeve croci pisane. Di recente nella chiesa di San Giovanni a Ghezzano è venuta alla luce una Crocifissione e Santi, attribuita al Maestro di Calci, un bravissimo e anonimo pittore pisano attivo nella II metà del XIII secolo. Nel 2003, datandola alla metà del Duecento, Burresi e Caleca sono stati i primi a trattare questa Crocifissione, sottolineando la sapienza disegnativa e la resa plastica delle figure, ottenuta con un uso accorto delle lumeggiature e degli effetti patetici evidenti nella inflessione del corpo di Cristo, riconducibili al Maestro di Calci, un autore sconosciuto, cosiddetto dal Volto di Cristo della pieve dei Santi Giovanni ed Ermolao a Calci. Si tratta di un frammento di una Croce dipinta, che mostra un pittore di alta qualità pittorica e tecnica, un pittore pisano attento alla lezione di Giunta. Tra i Crocifissi lignei conservati nelle chiese per le quali furono prodotti, vale la pena di citare il Crocifisso della chiesa di Santa Maria Assunta di Trecolli, vicino Calci, intorno al quale è stato costruito un corpus di opere stilisticamente riconducibili a un ignoto scultore, detto appunto il Maestro di Trecolli, un artista attivo a Pisa tra il XIII e il XIV secolo. A un seguace di Nino Pisano è, invece, attribuito il Crocifisso della seconda metà del XIV secolo, appeso sulla parete della Pieve di San Giovanni Battista di Pugnano, vicino al bellissimo Crocifisso commissionato il 30 aprile 1579 dalla Compagnia del Corpus Domini di Pugnano al fiorentino maestro Cosimo del fu Arrigo da Firenze con la collaborazione pittorica di maestro Salvatore di Giuliano.Nel 1579 Baccio Lomi dipinge Cristo crocifisso tra la Madonna, san Giovanni Evangelista e la Maddalena conservato nella chiesa di San Michele Arcangelo. Egli rende la visione del dolore dell’immagine di Cristo crocifisso, calandolo in una spettrale atmosfera paesaggistica, percorsa da freddi bagliori. I sentimenti di pietà, di dichiarato misticismo, qui espressi con raccoglimento, in questi anni sono i lemmi di un linguaggio innovativo caratterizzante le opere destinate al rinnovamento degli apparati sacri, seguiti alle appena pubblicate indicazioni della riforma tridentina. Per esaltare il ruolo della Chiesa, il Lomi dipinge una veduta di Gerusalemme nello sfondo, in basso dietro l’immagine del Golgota su cui si staglia il teschio del progenitore, Adamo. Nella tela raffigurante Il sangue di Cristo, dipinta nel 1631 dal pittore lucchese Pietro Paolo Franchi per l’altare della Madonna delle Grazie della Compagnia del Santissimo Crocifisso di Pontasserchio, è restituita, in un’unica scena, la visione della Passione e della resurrezione del Salvatore. In omaggio alle esigenze cultuali dei committenti, accanto a Cristo, il Franchi colloca due santi evangelisti, insieme con i santi Caterina d’Alessandria e Francesco d’Assisi. Intorno al 1654, questa tela è modello iconografico per la compagnia Corpus Domini di Rigoli che si dota di un dipinto raffigurante Il sangue di Cristo insieme con San Francesco in preghiera, fornito dal pittore genovese