Pisa

Questione morale, pace, vita, lavoro: cosa chiede l’Ac ai candidati alle prossime elezioni

Il Consiglio diocesano di Azione Cattolica in occasioni delle prossime elezioni politiche che si terrano il 9 e 10 aprile prossimo, sente la necessità di far giungere a tutti gli iscritti ed anche a tutta la comunità civile la più viva e trepida raccomandazione di recarsi alle urne per onorare, con la partecipazione informata e responsabile, il principio democratico dell’espressione della propria volontà attraverso il voto.E’ responsabilità del credente contribuire con il proprio apporto gratuito alla realizzazione di una società improntata al raggiungimento del Bene Comune , modellata su quei principi di solidarietà che sappiamo essere patrimonio e desiderio di tutta l’umanità, Segno dell’impronta creatrice di Dio stesso.

Per il Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa

don Stefano Serafini Anna Maria Catarsiassistente diocesano presidente diocesano

Sentendosi pienamente in sintonia con l’espressione della Presidenza nazionale , riportata nella “lettera” pubblicata nel numero 4 di Segno nel mondo , intende riprendere e rilanciare le riflessioni contenute in detto documento:

La questione morale. Essa chiede a tutti, oggi, di ristabilire una corretta gerarchia di valori tra etica, diritto, politica ed economia. Lo smarrimento di questa ordinata gerarchia di valori ha prodotto una progressiva lacerazione del tessuto civile.L’essenza di ogni patto costituzionale nasce dal suo essere un punto di equilibrio e di convergenza fra ideologie, sensibilità, culture diverse, perché siano condivise le istituzioni che regolano la vita del Paese, i loro equilibri, il loro funzionamento a garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini. Il metodo praticato nel perseguire alcune recenti riforme (soprattutto quelle relative a importanti articoli della Costituzione) non sempre ha manifestato la volontà di ricercare la massima convergenza possibile. Sul piano del merito, l’Azione Cattolica Italiana si chiede anche se le modifiche approvate non intacchino quei principi di solidarietà e coesione nazionale che debbono essere coniugati con la valorizzazione più ampia possibile delle autonomie locali, in nome di un principio di sussidiarietà correttamente inteso, e non pongano a rischio l’equilibrio dei poteri dello Stato. In rapporto a questo, l’Azione Cattolica cercherà di dare il suo contributo, promuovendo occasioni di formazione e informazione.Il rispetto, la difesa e la promozione della vita e della pace. La vita umana è in un certo senso il valore originario, la misura ultima che giustifica e orienta l’esercizio del potere politico; la pace rappresenta una modalità fondamentale e irrinunciabile di servire la vita, la sua dignità e inviolabilità. Da questi valori discende un’intera rete di sostegno ai luoghi di crescita della persona, a partire dalla famiglia, come «società naturale fondata sul matrimonio», secondo il dettato costituzionale per espandersi progressivamente alla città e a tutte le istituzioni, nazionali e internazionali. Tale sostegno si esprime concretamente nel riconoscimento della soggettività giuridica di ogni essere umano, dal concepimento al suo termine naturale; attraverso una politica sanitaria capace di garantire diritti fondamentali per tutti e di tutti, come il diritto alla salute, alla sua tutela e conservazione; riducendo tutte quelle forme di precarietà che condizionano nei giovani la possibilità di formarsi una famiglia; favorendo una maggiore tutela della maternità nel mondo del lavoro e una forte politica per la casa. In modo del tutto particolare vanno sostenute quelle famiglie segnate al proprio interno dalla presenza di persone disabili o di anziani non autosufficienti, attraverso servizi adeguati, per i quali i fondi non possono in alcun caso essere ridotti.Tutelare il lavoro, riducendone la precarietà, soprattutto per i giovani, attraverso una flessibilità sostenibile che protegga le persone e non esclusivamente le imprese; dall’altro è necessario migliorare il funzionamento dei mercati (dei beni, del lavoro e dei capitali), inserendo sistemi più efficienti di controllo e riducendo le degenerazioni di un sistema di capitalismo d’élite, in modo da ridurre tutte le posizioni di rendita che creano profitti abnormi per pochi a scapito del benessere di tutti. In tal modo la contrapposizione tra lavoro e capitale potrà trovare una nuova sintesi, capace di garantire i processi di sviluppo del Paese. Una politica dell’immigrazione aperta all’accoglienza, rispettosa dei diritti fondamentali della persona coerente con lo spirito cristiano che innerva la cultura profonda del nostro Paese. Oltre a definire una migliore regolamentazione e gestione dei flussi migratori, si tratta anche di favorire i processi di integrazione sociale, economica e politica degli immigrati presenti sul nostro territorio, adottando strategie culturali, politiche ed amministrative capaci di promuovere il reciproco rispetto ed un dialogo attento alle differenze culturali e religiose, nella prospettiva di una nuova “democrazia inclusiva”.Una generosa e intelligente politica scolastica. «Una Nazione sollecita del proprio futuro», ha ricordato Giovanni Paolo II, «favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali». Scommettere sulla ricerca, sull’istruzione, sulla cultura, ponendo l’istituzione scolastica e universitaria in condizione di assolvere concretamente il proprio compito, significa per un Paese scommettere sul proprio futuro, valorizzando la passione e la creatività delle giovani generazioni, dalle quali viene arricchito quell’orizzonte di speranza in cui è possibile progettare la vita per sé e per i propri figli. In quest’ottica immaginiamo un sistema scolastico che offra a persone di ogni ceto sociale, estrazione culturale, appartenenza etnica o religiosa, la concreta possibilità di progredire secondo tutte le dimensioni della propria personalità, anche in vista delle migliori opportunità professionali, verso il massimo sviluppo culturale e umano, abilitandole all’esercizio responsabile di una cittadinanza critica e consapevole.Una convinta e costante azione a favore della pace e dello sviluppo dei popoli appartiene alla vocazione della politica, e della politica italiana in particolare. Come ha ricordato Giovanni Paolo II, nel già ricordato discorso al Parlamento italiano: «L’Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire all’umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni». Ci sembra che questo debba comportare un convinto rilancio degli organismi internazionali, esposti al rischio di una pericolosa delegittimazione, e il recupero di un ruolo significativo di rafforzamento della coesione e della crescita delle istituzioni europee, che tanto debbono all’impegno nel secondo dopoguerra di grandi statisti cattolici. Appare ugualmente necessario un impegno diplomatico a favore dei processi di pacificazione nelle diverse aree del mondo sconvolte da conflitti spesso dimenticati e un’attenzione straordinaria all’area mediorientale, in particolare nel cercare soluzioni per il conflitto israelo-palestinese. In quest’ottica, anche una politica del commercio estero dev’essere protesa non alla protezione di interessi e posizioni dominanti, ma alla ricerca del riequilibrio tra Paesi ricchi e Paesi poveri, attivando, in particolare, serie politiche di cooperazione internazionale. Occorrerà, inoltre, adottare una più severa legislazione sul commercio delle armi e attuare un più efficiente controllo del traffico clandestino delle stesse.A conclusione , vogliamo rinnovare l’invito ad andare oltre le dichiarazioni elettoralistiche per comprendere a fondo le scelte che vengono proposte e verificare la loro effettiva capacità di incidere per la realizzazione di un futuro positivo per il nostro paese.